La forza della gente. Manovre politiche con tentativo di recupero.

Apprendiamo in questi giorni che la sindaca di Empoli ha dichiarato che “se la popolazione di Empoli non vuole il gassificatore, la regione dovrà prenderne atto”, non ci è dato conoscere altri dettagli. Lei che aveva considerato con supponenza le motivazioni dei cittadini e che aveva definito chiacchiere da bar le loro proteste, ha dovuto abbassare le insegne davanti alla ragione e alla mobilitazione.

Dal nostro punto di vista, la cosa non è da considerare una vittoria.

Il primo cittadino non chiarisce che posizione terrà nel caso in cui i vertici regionali decidessero comunque di assecondare le richieste di ALIA e andare avanti con il progetto, cioè se farà proprie le ragioni dei suoi concittadini o con la tattica di una botta al cerchio e una alla botte prenderà nuovamente atto delle decisioni imposte dalla Regione: “ce lo ha chiesto un amico e ci piacerebbe dargli la risposta”.

Nell’eventualità che i vertici regionali cerchino di realizzare l’impianto previsto a Empoli nel territorio di un altro comune vicino, quale sarà la risposta che le istituzioni locali daranno alla regione?

A oggi la sindaca di Empoli Brenda Barnini rimanda la patata bollente alla Regione scaricando la responsabilità sul presidente, Eugenio Giani, il quale a sua volta nega di essere il proponente.  Come è possibile chiedere ai cittadini di affidare il loro futuro a simili personaggi?

“Gli impianti che ALIA ha in mente di realizzare in Toscana sono tre, e ognuno rappresenta un potenziale pericolo ecologico anche per i territori limitrofi.”

Sappiamo che l’inceneritore non trova motivazioni economicamente vantaggiose nella produzione di syngas e dei suoi derivati! E che il grosso delle entrate ricavare dall’impianto saranno coperte da pagamento delle quote che ogni conferente verserà per smaltire i suoi rifiuti. Costi che saranno a carico degli utenti e dai quali ALIA e gli azionisti compartecipi trarranno lauti guadagni, con doppio sacrificio della popolazione penalizzata economicamente e nella salute.

Non ci piace la presa di posizione della CGIL in quanto non esprime una posizione chiara rispetto alla soluzione proposta da ALIA – Regione e Comune, e non propone con chiarezza le soluzioni da adottare in futuro; non ci piace la proposta di riportare la discussione a livelli di trattativa qualificata di pochi che avranno il potere di decidere per molti.

Anche questa volta la CGIL assume il ruolo di pompiere, ruolo in cui è maestra. La lotta non deve essere sottratta al popolo che si è già espresso con chiarezza e competenza, e la corretta informazione deve essere diffusa anche oltre il territorio dei comuni dell’Empolese Val d’Elsa.

Ci piace ancora meno il ricorso al problema occupazionale sia riferito alle possibilità offerte dal gassificatore sia riferito agli effetti di una messa al bando della produzione di plastiche e altri veleni, la CGIL dovrebbe essere la prima a sostenere che una gestione della produzione e dei consumi più attenta ai problemi della salute e dell’ambiente porterebbe notevoli incrementi sul fronte occupazionale “lavorare meno lavorare tutti” ”consumare meno e l’essenziale per tutti”.

È nostra ferma intenzione impedire che i gassificatori di rifiuti vengano realizzati, per i costi enormi di realizzazione, di gestione e per i danni al territorio e alla salute che potranno provocare, e per la loro pericolosità in caso di incidente. La loro costruzione finisce per innescare un circolo vizioso che non porterà alla riduzione dei rifiuti prodotti necessari ad alimentare il gassificatore. Dobbiamo togliere definitivamente dalle mani di privati senza scrupoli la gestione di beni e servizi di interesse collettivo e riportare a una gestione pubblica anche i servizi già regalati ai privati come l’energia elettrica il gas l’acqua i trasporti ecc.

Giù le mani e i portafogli dai nostri territori, nessuna decisione deve essere più presa a nostra insaputa e sulla nostra pelle.

La conoscenza tecnica dell’impianto, delle leggi e dei parametri che ne regolano il funzionamento sono utili per trarre conclusioni sui rischi per la salute e l’impatto ambientale e valutarne la fattibilità o meno; già con le legge Seveso non dovrebbe esse fatto. Però sappiamo anche che appellarsi alla sola legge per opporsi ad una cosa iniqua e dannosa non porta a niente in quanto non è detto che la norma a cui ci si fa riferimento non sia a favore di una parte, sempre in virtù del potere di chi governa la stessa può essere scavalcata per ragioni di interesse nazionale (in realtà l’interesse dei padroni). Vedi il caso di Piombino, e i parametri di tollerabilità mutati a loro piacimento con il concorso di tecnici corrotti e al soldo di chi ha interesse a fare del problema rifiuti un business economico.

Riguardo alla proposta di ricorrere a un referendum per bloccare la costruzione dell’inceneritore noi diciamo che è negativa e perdente. Abbiamo visto la fine dei referendum sul finanziamento ai partiti e sull’acqua pubblica. Diciamo no all’ipotesi di referendum perché siamo per la partecipazione diretta, consapevole, informata e auto organizzata come quella che si è most4rata nella manifestazione del 26 novembre, partecipazione che non deve essere neutralizzata nella passività istituzionale di una cabina elettorale.

Solo la forza cosciente delle masse emancipate può fermare con la lotta reale i loro folli e avidi progetti.

Non siamo più disposti a seguire la logica solamente difensiva imposta dai padroni mettendo toppe sulle ferite e i danni da loro provocati, non dobbiamo permettere più che tutta l’umanità soffra per il beneficio di pochi privilegiati. Non dobbiamo continuare a lenire gli effetti dei sintomi ma dobbiamo intraprendere una strategia che ne elimini la causa.

NON È CHE L’INIZIO, CONTINUEREMO A LOTTARE!

FAI Federazione Anarchica Empolese e della Valdelsa

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