La Lega dei cavatori nasce in seguito all’incidente avvenuto nell’aprile 2016 in una cava in località Gioia, in uno dei tre bacini marmiferi presenti nelle alture sopra la città di Carrara. In questo incidente morirono due operai, un terzo rimase ferito seriamente, il direttore dei lavori fu colpito da infarto, crollò un costone di 30 metri, 2000 tonnellate vararono sotto i piedi dei lavoratori seppellendoli.
Le parole d’ordine dei padroni erano produzione, velocità e, aggiungo io, voracità nell’estrarre l’oro bianco, un’impennata nell’export mai registrata prima, con la conseguente volontà di aggredire la montagna, ma la montagna si è ribellata quel giorno. I cavatori stessi, dopo giorni, hanno ritrovato i corpi dei colleghi sepolti. Un episodio a cui sono seguiti altri, in quella che è a tutti gli effetti l’imposizione di una tragica normalità.
Tutto questo mentre i padroni si arricchiscono sempre più, la città retrocede a distretto minerario, quelle ghost town dei film western, i cittadini si vedono sparire i monti da sotto il naso assieme ad una possibile fonte di reddito e lavoro, il marmo appunto, che prende il mare verso paesi esteri per essere lavorato altrove.
La nascita della Lega dei cavatori avviene quindi con la convinzione che soltanto un interesse ed un impegno promosso in prima persona, da ogni singolo lavoratore possa essere la soluzione per cercare di fare fronte ai problemi legati alla sicurezza, alla salute e alle condizioni di vita dei lavoratori, con il sentimento e la volontà di ricostruire un legame con la città tutta, quella città di cui facciamo parte. Non ci stiamo, non accettiamo la contrapposizione cave/ città né tanto meno quella cavatori/cittadini: siamo lavoratori appartenenti ad una comunità e ad un territorio!
La nascita della Lega dei cavatori è stata spontanea, sentita, molto partecipata, la tragedia del 2016 aveva toccato i cuori, la rabbia era tanta: nei confronti dei sindacati, nei confronti degli organi di vigilanza, nei confronti della politica, quella delle poltrone.
Naturalmente, dopo l’adesione massiccia, un fiume in piena, siamo diventati torrente, abbiamo subito una fase di assestamento, un po’ per motivi fisiologici, un po’ grazie alle forti pressioni intimidatorie esterne, in primis quelle esrcitate dalle Cooperative.
Sono calati i grandi numeri, quelli che avevano portato ad essere 150 iscritti su 700 cavatori operanti nel settore. Attualmente contiamo su una circa 50 iscritti. Sottolineare i numeri nin è secondario, perchè il numero dei soci è un elemento rilevante per essere presenti nei luoghi di lavoro, per avere il polso delle situazioni in più cave possibili- vista la frammentazione del settore-, per non fidarsi del sentito dire, ma verificare direttamente. Una cosa estremamente positiva è sempre stata la partecipazione dei soci alla vita dell’Associazione, sentirsi parte attiva della Lega: questo è riuscito pienamente fino alla pandemia, dopodiché, pur mantenendo la capacità di gesti di grande e straordinaria solidarietà, la presenza effettiva dei soci è diventata piuttosto scarsa e l’interesse altalenante.
La partecipazione, asse portante della nostra associazione, è venuta meno e non si è capito neppure l’importanza di tale manchevolezza. Lo si deduce dai vari messaggi o dalle chiacchiere fatte magari al bar, senza appunto rendersi conto:” la Lega non c’è più,” oppure “la Lega poteva fare” e ancora “la Lega ha sbagliato”. Frasi pronunciate dagli stessi cavatori che, anziché partecipare ed interessarsi in prima persona, ancora una volta cadevano nell’ abitudine della delega, questa volta nei confronti degli stessi colleghi, perdendo di vista l’ importanza fondamentale dell’ Assemblea, dei passaggi assembleari, della discussione, del parlare analizzando assieme i problemi, le criticità, i metodi di lavoro, la sicurezza. Questi sono stati e devono tornare ad essere i punti necessari e cardine per un organizzazione nata e concepita per essere voce dei cavatori. Se questa voce in certi momenti è diventata meno forte e squillante non è detto che non avesse e non abbia comunque cose da dire, tutt’altro. Vogliamo evitare che diventi la voce di pochi.
La scelta di portare avanti la Lega dei cavatori è per noi motivo di orgoglio, che richiede comunque impegno e dedizione per chi continua a crederci, per chi ci mette la faccia, per chi ci spende tempo, cose non scontate in un mondo dove tutto ha un prezzo e viene monetizzato.
Nel nostro percorso siamo riusciti ad incidere parecchio negli ultimi due contratti integrativi provinciali, nell’ultimo abbiamo provato ad ottenere la riduzione dell orario a parità di salario, abbiamo chiesto la Luna e abbiamo ottenuto poco probabilmente, ovvero 32 ore di permessi aggiuntivi nei periodi estivi, quando in cava si cuoce (una malattia professionale è diventata il melanoma). In quel poco però c’è molto. C’è quel seme di coscienza, di sensibilità altra che invece è un grande risultato, che diventa tanto.
È stato un inizio, un obiettivo concreto e materiale ma anche il via a quel lavoro culturale indispensabile per abbattere la dottrina del lavoro, del falso moralismo indotto che penetra nel cervello per farti credere che se non ti pieghi a certe condizioni sei un fannullone, una ragionamento indotto da chi vive sul lavoro degli altri, da chi sfrutta, da chi opprime.
Ci vorrà tempo e lavoro per riaffermare l’importanza della qualità della vita, della sostenibilità, della salute nostra e delle generazioni future. Dobbiamo lavorare per mantenere i nostri figli, ma in questo mondo, un altro non lo abbiamo.
La classe operaia esiste sempre, non andrà in paradiso, ma purtroppo continua a morire di lavoro. Un altro infortunio mortale nel nostro settore, un uomo di 55 anni muore in questi giorni in una cava in provincia di Lucca, lasciando moglie e tre figli. Il terzo morto sul lavoro in Toscana in quindici giorni.
Si muore in cava, in fabbrica, nei cantieri, nei porti è uno stillicidio giornaliero.
Per questo dobbiamo continuare a lottare per questo dobbiamo gridare che la classe operaia esiste sempre e continua a lottare!
Manu (Lega dei Cavatori – Carrara)