Lə compagnə del Gruppo Bakunin di Roma a supporto dell’USB hanno partecipato e continuano a sostenere questa lotta assolutamente indifferibile per la dignità e la vita stessa dei troppi diseredati di questa città
Monterotondo scalo (Roma). 90 famiglie deportate 50 anni fa da Roma per far largo alla Tangenziale “finiscono all’asta”.
Ricomincia un ennesimo dramma della casa. Allontanati nel 1975 per costruire la Tangenziale e trasferiti in alloggi affittati dal Comune di Roma a Monterotondo scalo, oggi in 90 famiglie ci vediamo mettere all’asta i nostri alloggi e ricomincia l’odissea.
Addetti dell’IVG (l’Istituto Vendite Giudiziarie, le aste giudiziarie) si presentano alle nostre porte invitandoci a lasciare le nostre case mentre i comuni di Roma e Monterotondo stanno a guardare.
In via Salaria all’altezza di Monterotondo scalo ben 5 palazzine, per un totale di circa 90 famiglie in altrettanti alloggi, sono già state messe all’asta a causa dei debiti accumulati dalla proprietà, che dal 2017 è riconducibile, dopo vari passaggi, alla “Pegaso 90 S.p.a.”.
La situazione è grave in quanto conferma la tendenza delle aste giudiziarie ad espropriare immobili incuranti delle famiglie che vi risiedono e delle loro situazioni socio-economiche. Ancor più grave il fatto che si tratta di case popolari a fitto passivo del Comune di Roma e che le 90 famiglie sono tutte regolari assegnatarie, dunque in possesso di un titolo a tutti gli effetti valido che dovrebbe garantire il diritto alla casa.
La nostra storia inizia a dicembre del 1974, tre mesi dopo la “battaglia di San Basilio” del 7 e 8 settembre sempre a Roma quando il Movimento di lotta per la casa che coinvolgeva migliaia di persone, difese le proprie abitazioni con le barricate e con il sacrificio di Fabrizio Ceruso, compagno diciannovenne accorso in solidarietà ai Comitati Autonomi Operai di Tivoli, ucciso da un colpo sparato dalla polizia. A dicembre 1974 il Comune di Roma, al fine di realizzare il tracciato della Tangenziale Est, ha espropriato i terreni del quartiere Africano del fosso di Sant’Agnese, liberandolo dagli insediamenti abitativi. Parte di quelle famiglie fu sistemata nelle palazzine in questione, con il Comune che ha negli anni (quasi 50) versato gli affitti, così come hanno versato gli affitti gli inquilini assegnatari, ma nessuno si è mai preoccupato di verificare in che modo le proprietà gestissero i patrimoni, né se le loro condotte finanziarie potessero mettere a rischio i nuclei assegnatari; e neanche di capire quanti soldi fossero stati spesi in affitti in tutti questi anni.
Appare chiaro che le procedure di asta delegate ad istituti quasi privati e col solo fine di assecondare particolari interessi (quelli delle banche) devono essere limitate e non incoraggiate.
Dopo 50 anni in cui si era riusciti ad organizzare a fatica e con più o meno successo la manutenzione delle nostre case in modo autogestito, pagando e operando noi stessi inquilini in modo autorganizzato la manutenzione ordinaria degli immobili senza chiedere nulla allo Stato dei borghesi, ci ritroviamo funzionari delle aste giudiziarie, che trovando ai cancelli picchetti di inquilini, addirittura si permettono di insultarci e minacciarci. Ci siamo ritrovati funzionari delle aste giudiziarie che ci hanno gridato cose come: “feccia della società”! A noi Lavoratori, a noi proletari!!
Questa è l’Italia del 2023, questo è lo Stato della borghesia che insulta i poveri e i lavoratori ogni giorno!
Per questo si è deciso di picchettare i cancelli impedendo l’ingresso a questi aguzzini che vorrebbero obbligarci a farli entrare dentro le nostre case per fare le stime e le valutazioni dei curatori di asta. Una prepotenza intollerabile nell’ambito dell’edilizia pubblica. D’altro canto il Comune, con gli stessi personaggi che poi ci chiedono di votarli, non è esente da colpe, avendo nei decenni trascurato la cura del proprio patrimonio, compreso quello preso in affitto per sopperire alla mancanza di alloggi utili a garantire il diritto all’abitare dei suoi cittadini.
Questo atteggiamento ha favorito lo sviluppo di ulteriore emergenza abitativa che si va ad aggiungere a quella cronica tipica della città di Roma. Continueremo fino alla vittoria questa lotta.
In futuro potremo dire che “quando c’era Lei le case popolari le davano alle banche!”…
Quando lo Stato non rispetta le proprie leggi, i tempi sono maturi per l’autoorganizzazione dal basso e l’autogestione generalizzata fino alla vittoria sugli speculatori capitalisti.
Nessuno lascerà la propria casa assegnata da questo stesso Stato-bandito, dopo vite intere sacrificate a lottare per una casa e un lavoro dignitoso per tutti! Vinceremo
Fabio del gruppo Bakunin FAI Roma & Lazio