Irruzione specista contro Cuori Liberi

All’alba di mercoledì 20 settembre a Sairano di Zinasco (Pavia) nel rifugio per animali non umani cosiddetti “da reddito” del Progetto Cuori Liberi, si è consumata una tragedia destinata a lasciare una profonda cicatrice nella memoria collettiva del mondo antispecista italiano. Numerosi agenti di Polizia e Carabinieri in assetto antisommossa sono entrati con la forza all’interno del rifugio devastandolo. Lo scopo era quello di permettere al personale della Polizia Locale e veterinario dell’ATS (Agenzia di Tutela della Salute) di eseguire l’ordinanza emanata dalla Regione Lombardia che prevedeva l’abbattimento di tutti i maiali presenti nella struttura, in quanto il luogo risultava colpito dal virus della PSA (Peste Suina Africana). Nove maiali, tutti assolutamente sani, hanno così perso la vita.
I numerosi video divulgati sul web testimoniano le fasi drammatiche dell’irruzione1, durante le quali le persone umane accorse a proteggere i maiali di Cuori Liberi e barricate nel rifugio da 14 giorni, si sono opposte in modo nonviolento a Polizia e Carabinieri, che non hanno invece esitato a usare la forza per strapparle e trascinarle via dal cancello d’entrata, ferendone tre durante una carica e fermandone delle altre.
Fin qui la cronaca. Ciò che però vorrei proporre sono alcune considerazioni su questa vicenda assurda, che potrebbero risultare utili a comprendere l’accaduto e il clima che lo ha generato.


La prima riguarda le modalità d’intervento delle istituzioni per il mantenimento dell’ordine sociale: modalità coerenti nel tempo e che ben conosciamo, ma che hanno certamente compiuto, dall’insorgere della pandemia di Covid-19 in poi, un considerevole salto di qualità in quanto sempre più spesso legittimate dall’emergenza sanitaria di turno (vera o falsa che sia), soprattutto riguardante gli animali non umani. Tra le classiche cause di pericolo per la collettività fonte d’instabilità, di insicurezza e allarme sociale, nel post-pandemia spicca infatti anche l’emergenza sanitaria, in nome della quale ogni remora, impedimento morale, legge o libertà civile, viene immediatamente meno. Di certo l’argomento non è nuovo, ma desidero sottolineare che a Sairano di Zinasco sono state raggiunte indubbiamente nuove vette dalla violenza di Stato: dei corpi di polizia in assetto antisommossa sono stati impiegati per poter sopprimere degli animali non umani indifesi e innocui, chiusi in una struttura non abusiva e isolati dall’ambiente esterno. Il tutto a favore della tutela di un comparto produttivo economicamente importante e molto potente, ossia quello suinicolo. La PSA non è una patologia trasmissibile alla specie umana (zoonosi)2, ma è altamente contagiosa per maiali e cinghiali; dunque innocua per la nostra salute, ma potenzialmente catastrofica per i mega allevamenti intensivi presenti soprattutto nella Pianura Padana, che potrebbero perdere gran parte del capitale costituito dalla moltitudine di animali non umani reclusi e costretti ad una non-vita in attesa di essere spediti al macello. Pertanto quella di cui sto parlando non è stata altro che un’operazione di Stato a difesa di una filiera produttiva e degli interessi economici e commerciali di grandi gruppi industriali della zootecnia, condotta con l’uso di caschi, scudi e manganelli: il tutto sotto l’ombrello legale dell’emergenza sanitaria in atto.
Prima del periodo pandemico (che ha rappresentato uno spartiacque soprattutto in materia di diritti civili e libertà individuali) probabilmente non sarebbe stata usata la mano pesante contro un rifugio, oggi però il vento evidentemente è cambiato e l’uso della violenza, la repressione e il controllo panottico da parte dello Stato contro ogni espressione di dissenso sono socialmente sempre più tollerati, se non addirittura accettati e applicabili ad ogni contesto, anche il più impensabile. Visto il successo delle prove tecniche ottenuto durante la pandemia in cui si è sperimentata di fatto una sospensione delle libertà personali nella nostra società, non stupisce che tale modello venga riproposto in mille varianti e che possa prendere piede sempre più, dato che le reazioni e le proteste sono state quasi inesistenti. Ricordo ancora i silenzi vergognosi che accomunavano ogni componente della società italiana – anche e soprattutto di quelle più radicali – man mano che le libertà individuali e collettive si restringevano. Ora l’esperimento sociale è divenuto prassi comune, questa volta applicata al rifugio del Progetto Cuori Liberi.
Con la loro presenza e il loro attivismo i rifugi antispecisti per animali non umani contribuiscono a minare, come in questo caso, gli interessi economico della filiera zootecnica nazionale. Organizzandosi, facendo rete3 e mobilitandosi fino ad ottenere un inedito riconoscimento giuridico come “santuari” – termine infelice – e non più allevamenti4, i rifugi antispecisti sebbene ancora numericamente poco rilevanti, costituiscono, e costituiranno sempre più in futuro, una spina nel fianco per l’allevamento industriale rappresentando un nuovo paradigma secondo il quale gli altri animali non sono più beni, merce o cibo, ma individui senzienti con pieno diritto alla vita e alla libertà. Ancor più se coloro che se ne occupano da individui stravaganti che curano e accudiscono amorevolmente dei maiali, si trasformano in soggetti resistenti che si ribellano e si oppongono in modo nonviolento ad un attacco. Una chiave di lettura di questa vicenda pertanto può essere quella di una sorta punizione esemplare, di risposta violenta e sproporzionata, ad un mondo sempre meno sotterraneo ed emarginato, che intende combattere ed erodere il concetto di animale che la cultura specista ci inculca sin dalla nascita. Per tali motivi è possibile che in futuro si verifichino altre situazioni simili.

La seconda considerazione riguarda la natura dell’antispecismo (la filosofia che caratterizza il rifugio in questione) e il suo rapporto con le istituzioni.
Se l’antispecismo si oppone all’atteggiamento pregiudiziale individuale e collettivo che a livello sociale prende la forma di un’ideologia e prassi di dominio dell’umano sugli altri animali (lo specismo)5, e se è evidente che la società umana in cui viviamo è caratterizzata dal paradigma specista che ne costituisce uno dei fondamenti essenziali, allora le istituzioni che la reggono e la gestiscono (lo Stato, la religione, la scienza, la scuola, l’università, ecc.) rappresentano l’architettura gerarchica, violenta e segregazionista dell’ideologia specista dei viventi: in pratica la rendono possibile e la perpetuano. Dunque è facile comprendere come il rapporto tra realtà antispeciste e istituzioni speciste sia o impossibile, o conflittuale. Nel caso dei rifugi antispecisti, c’è un elemento in più da considerare ed è costituito dal fatto che proprio per poter tutelare i diritti fondamentali degli animali non umani ospitati, devono necessariamente interfacciarsi con le istituzioni, le quali hanno bene o male tollerato questi corpi estranei presenti nel tessuto sociale specista. Questo fino alla vicenda di Cuori Liberi, quando è divenuto evidente che tali entità sono in grado di esprimere una forte posizione politica, fanno opposizione e resistono quando si sentono attaccate, giungendo quindi a una frattura.
Tutto ciò, proprio per i motivi esposti in precedenza, era inevitabile e ampiamente prevedibile per il fatto che le parti in causa esprimono due visioni antitetiche del vivente. Per chi si opponeva all’irruzione nel rifugio, i maiali uccisi erano individui senzienti: soggetti con pieno diritto a vivere una vita dignitosa e libera, individui con un’identità, un proprio carattere, capaci sviluppare relazioni, di provare emozioni e sentimenti, delle persone non umane. Ciascuno di loro era importante. Per le istituzioni che hanno ordinato la loro uccisione, erano solo degli animali non umani possibili ospiti di un virus, capi di bestiame del tutto uguali a quelli rinchiusi negli allevamenti e destinati a diventare cibo: semplice materia prima indistinta di un processo produttivo.

Potenzialmente i rifugi antispecisti per animali non umani hanno la possibilità di declinare nel quotidiano la teoria antispecista rendendola realizzabile, tangibile. Il rifugio antispecista dunque inteso come un luogo dove sperimentare e vivere la liberazione animale e forme alternative di società umana, dove poter dimostrare con i fatti che una nuova convivenza pacifica con gli altri animali è possibile, contribuendo a porre fine alla perenne guerra contro la Natura che la nostra specie sta combattendo da millenni e che sta conducendo il pianeta verso la distruzione.
Probabilmente molte di queste realtà non hanno ancora preso coscienza di tali enormi potenzialità e la loro elaborazione teorica risulta ancora troppo rudimentale o incompleta, dunque c’è ancora molto da fare. La controparte specista invece ha ben chiaro il lavoro da svolgere per controllarle se non bloccarle. Questa volta però, visti i preparativi per la Mobilitazione Nazionale contro i fatti del 20 settembre, che si svolgerà il 7 ottobre a Milano e che si preannuncia imponente, la mano pesante usata dallo Stato per schiacciare Cuori Liberi potrebbe invece sortire risultati positivi per la causa antispecista.

Adriano Fragano

Note:

1) Informazioni, rassegna stampa e video disponibili su: https://www.veganzetta.org/strage-di-maiali-al-rifugio-del-progetto-cuori-liberi

2) «La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale, altamente contagiosa e spesso letale, che colpisce suini e cinghiali. Non è trasmissibile all’uomo, ma è causa di ingenti perdite economiche nel comparto suinicolo, con gravi ripercussioni anche sul commercio comunitario ed internazionale di animali vivi e dei loro prodotti».
https://www.salute.gov.it/portale/pesteSuinaAfricana/dettaglioContenutiPSA.jsp?lingua=italiano&id=5954&area=pesteSuinaAfricana&menu=vuoto

3) Vedasi Rete dei Santuari di Animali Liberi in Italia
http://www.animaliliberi.org

4) Vedasi http://www.animaliliberi.org/site/santuari-non-allevamenti

5) Una definizione di antispecismo è disponibile su: https://www.manifestoantispecista.org/web/definizione-di-antispecismo

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