Il Consiglio dei ministri ha licenziato il disegno di legge contenente le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato. I dati sui quali possiamo esprimere un parere sono quelli del comunicato stampa, perché il testo completo del provvedimento non è ancora disponibile.
Probabilmente il Governo, che aveva bisogno di fissare i tempi del dibattito parlamentare, ha mandato alle camere un testo con la sola copertina, riservandosi poi di dettagliare le varie voci sulla base degli aggiustamenti suggeriti dagli uffici tecnici, oppure risultanti dalle trattative fra le varie lobbies che divorano il pubblico erario.
Una prima valutazione di questa legge di stabilità è che si tratta di una legge “espansiva”, espansiva sicuramente per i grandi patrimoni, per i capitalisti, per gli evasori, non certo per i ceti popolari. Proprio questa manovra conferma che, qualsiasi sia il segno del ciclo economico, le condizioni degli sfruttati nel regime della proprietà privata volgono invariabilmente al peggio.
Le misure annunciate nel comunicato stampa sono misure in parte elettorali (abolizione dell’IMU), in parte volte ad accontentare questo o quel gruppo economico per assicurarsi l’appoggio al governo. Si tratta dell’abolizione dell’IMU agricola, della tassa sugli imbullonati, dell’aumento dell’ammortamento, degli sgravi contributivi, del pacchetto salva ILVA, dell’anticipo del taglio IRES per circa 13 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l’abolizione dell’IMU, che tanto ha fatto discutere, è probabile che con questa misura si metta anche fine alla questione dell’imposta evasa dalla Chiesa per i propri immobili, che solo per quelli destinati ad esclusiva attività commerciale ammonta a circa 800 milioni l’anno. Jorge Bergoglio probabilmente sapeva già di questa misura, quando, a metà settembre, ha pronunciato quelle parole che sono state interpretate, da opinionisti asserviti, come una “clamorosa svolta”, come un’“apertura sull’IMU”. La gerarchia vaticana rappresenta il più forte gruppo di pressione economico in Italia: all’inizio degli anni ‘60 del secolo scorso, l’allora governo di centro sinistra varò nuove tasse sui dividendi azionari; la Chiesa cattolica rifiutò di pagarle e il governo rinunciò, già allora, a far pagare le tasse al Vaticano. Del resto è il segreto di Pulcinella che dietro le mura vaticane, dietro gli enti e le sedi protette dall’extraterritorialità si pratichino l’usura, il riciclaggio, il contrabbando e l’evasione fiscale.
Un sistema squilibrato ed iniquo.
I contenuti e il modo in cui si è arrivati alla definizione della legge di stabilità dimostrano la confusione e l’improvvisazione che regnano nel governo. Nonostante le diapositive, gli slogan , le polemiche superficiali le variazioni introdotte con la legge di stabilità non intaccano minimamente il funzionamento economico della macchina statale.
Il governo si vanta di aver preso per la prima volta misure straordinarie contro la povertà. Proprio questo fatto è la più evidente denuncia dell’iniquità dei provvedimenti che si sono succeduti con ritmo accelerato, e che lo stesso Renzi continua a mettere in pratica. Anni e anni di austerità, che vengono dopo la concertazione e la politica dei sacrifici, danno questo risultato, e il governo, anziché prendere misure incisive per modificare l’imposizione fiscale e la distribuzione delle risorse, distribuisce soldi che solo in parte compensano gli stanziamenti tagliati negli anni precedenti e l’aumento dell’IVA.
Per capire quanto il sistema è squilibrato e come la legge di stabilità non incida sui suoi difetti, bisogna confrontarla con il bilancio approvato per il 2015 e le relative previsioni per il 2016 e il 2017.
Dall’analisi di bilancio risulta che gli interessi passivi sono più del 10% delle spese totali (compreso il rimborso del debito), e quasi il 20% delle entrate tributarie, con un calo della percentuale previsto per il 2017. Per gli interessi passivi non c’è spending review: in valore assoluto, gli interessi passivi crescono, dal 2015 al 2017, di quasi tre miliardi.
La progressività a cui dovrebbe essere informato il sistema tributario è rimasta solo sulla carta della Costituzione. Le entrate tributarie provengono in parti quasi uguali dalle imposte dirette e da quelle indirette. La parte del leone la fanno l’IRPEF, l’imposta sul reddito pagata in gran parte da lavoratori dipendenti e pensionati, e l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto che pesa sul consumatore finale, e che ovviamente pesa di più su chi dispone di un reddito appena sufficiente ai propri bisogni.
Si tratta quindi di un sistema squilibrato ed iniquo, che può sopravvivere solo aumentando l’iniquità, così come è successo in questi anni. Gli interessi passivi sono il meccanismo attraverso cui lo Stato si impadronisce di quote di reddito dai ceti popolari e lo distribuisce all’oligarchia finanziaria. Il meccanismo del debito, così come la politica del disavanzo di bilancio, permettono allo Stato di accrescere il suo peso sull’economia reale, sottraendo risorse a vantaggio delle classi privilegiate.
Nella legge di stabilità, la principale risorsa è individuata nella “flessibilità UE”, per 14 miliardi e 600 milioni di euro, cioè la disponibilità dell’Unione Europea ad aumentare per 14.600 milioni il deficit di bilancio. Un’altra truffa per il contribuente, un’altra abbuffata per l’aristocrazia finanziaria.
Tiziano Antonelli