Il principio speranza del futuro

La Fantascienza è una forma di letteratura popolare – per nulla nel senso spregiativo del termine – nata non casualmente con la società industriale, perché la sua specifica forma narrativa ha permesso e permette tuttora di rappresentare le potenzialità ed i timori degli uomini di fronte ad una situazione che modifica di continuo, in una maniera mai vista prima, le condizioni materiali di vita di ogni essere umano. È facile notare la forte presenza dell’anarchia – intesa sia come appartenenza ideologica e talvolta militante dei singoli scrittori, sia come tematica narrativa che va di là di questi, pur numerosi. Queste schede di lettura vogliono sostanziare la seguente tesi: se, come dicevamo all’inizio, la fantascienza rappresenta i timori e le speranze verso il futuro della società industriale, l’anarchia rappresenta il lato della speranza.

REYNOLD, Mack, Ed Egli Maledisse lo Scandalo, Prima Edizione Italiana Milano, Mondadori, Urania, numero 451 del 18 dicembre 1966.

Mack Reynolds, che nasce in California nel 1917 e muore in Messico nel 1983, è un autore molto particolare nel panorama fantascientifico. Iscritto fin dai tempi del liceo al Socialist Labor Party, fu membro dell’IWW, l’International Workers of the World, e più tardi ha viaggiato in lungo e in largo per gli Stati Uniti per far campagna a favore del suo partito. Nel 1944 si è arruolato e ha combattuto nelle Filippine fino alla fine della guerra. Dopo la fine del conflitto, probabilmente anche a causa del clima difficile per un socialista come lui durante la campagna anticomunista del senatore McCarthy, si trasferisce in Messico dove vivrà fino alla morte. Di lui dirà: “Sono un radicale militante, né comunista né socialista, e penso che nell’immediato futuro interverranno grandi mutamenti nel nostro sistema socioeconomico. Nella mia narrativa io mi sforzo di lavorare su questi argomenti”.

Definire Ed Egli Maledisse lo Scandalo un romanzo di fantascienza “insolito” è dir poco. Ed Wonder conduce un programma radiofonico (ai confini del reale) che ospita falsi maghi, essere umani con finti poteri paranormali, cialtroni, avvistatori di alieni ecc. che millantano le loro gesta. Accade però che Ed si imbatte in uno strano uomo considerato un profeta, predicatore e “Maestro”: Ezechiele Giosuè Tubber. Le sue prediche, eseguite sotto un tendone da circo con un discreto numero di seguaci, sono in realtà veri e propri comizi anarchici. Anche la sua comunità “Elisio” ricorda le prime comunità utopiche libertarie statunitensi. Quest’uomo oltre ad avere una vastissima cultura ed idee molto chiare, ha anche un’inconsapevole potere a tratti devastante, specialmente quando è in preda all’ira: lancia maledizioni che puntualmente si avverano in tutto il mondo. Maledizioni che non sono nulla di efferato, ma che sconvolgono la vita quotidiana di miliardi di persone: l’oscuramento delle televisioni, delle radio, del cinema, dei giornali, la scomparsa della vanità femminile e così via. Governi di tutto il mondo, eserciti e intellettuali si mobilitano per capire cosa sia potuto succedere, oltre a dover fronteggiare la nevrosi collettiva di miliardi di persone che non sanno più come impiegare il tempo libero… solo grazie ad Ed che conosce la verità “assurda”, i potenti del mondo si convincono che il fenomeno delle “maledizioni” di Tubber non è un’ipotesi campata in aria e dovranno per forza di cose intavolare una trattativa con lui. Attraverso una trama comica e con dialoghi degni di una esilarante commedia moderna, Mack Reynolds tratta in realtà temi molto seri – basta seguire spezzoni dei discorsi di Ezechiele Giosuè Tubber, che sembrano presi pari pari dai classici dell’anarchismo.

(…) comunque sia organizzato il sistema di rappresentanza o di delega delle funzioni di governo, si crea inevitabilmente l’alienazione di una parte delle libertà dei cittadini (…) tutti i partiti politici, senza eccezione, nell’atto stesso di battersi per conquistare il potere, sono esempi di assolutismo.” Helen afferrò questa frase e intervenne a voce alta: “Anche il partito comunista?” (…) “Specialmente il partito comunista, cara sorella” disse. “Il comunismo non riconosce che, se è vero che l’uomo è un essere sociale tendente all’eguaglianza, è anche vero che l’umanità aspira all’indipendenza. La proprietà nasce dal desiderio dell’uomo di affrancarsi dalla schiavitù del comunismo, che è la forma più primitiva della società umana. Ma la proprietà, a sua volta, va fino alle estreme conseguenze e viola l’uguaglianza attribuendo una posizione di potere alla minoranza privilegiata.”[p. 14, edizione Urania 698 1976]

(…) Signor Tubber, io… Tubber lo interrupper con grande cortesia – Il titolo di signore ricorda troppo il concetto di padrone, caro fratello. Non desidero essere il padrone di nessuno come non desidero avere nessun padrone. Chiamatemi Ezechiele, Edward. (…) Il termine signore, una variazione di sire, (…) riflette il rapporto che intercorreva tra nobile e servo. I miei sforzi sono diretti contro tali rapporti, contro ogni autorità esercitata da un uomo su di un altro. Io sento che chiunque ponga la sua mano sopra di me per dirigere le mie azioni è un usurpatore e un tiranno! Costui lo dichiaro mio nemico! (…)” [p. 51, edizione Urania 698 1976]

(…) Noi cerchiamo la via che conduce ad una vita migliore (…) una nuova società si sostituirà a quella attuale. (…) Volete dire che questa religione tende a rovesciare l’attuale ordine sociale? – Esattamente (…) anche il governo? – Naturalmente (…) Avete intenzione di stabilire una specie di comunismo? – No di certo. I comunisti non sono abbastanza estremisti per noi, caro fratello.” [p. 56, edizione Urania 698 1976]

Pensavo che la sua ‘religione’ si opponesse soprattutto alla Società del Benessere. E invece ora sta esponendo la consueta filosofia della bontà e dell’uguaglianza. Tutti gli uomini sono uguali, e pertanto dobbiamo sacrificare la vittoria di chi ha successo per il bene di chi ha perso. – Tubber si sollevò a sedere, la schiena eretta. ‘Perché disprezza tanto la bontà? Cercare di essere buoni è una cosa tanto condannabile? Sembra che l’uomo sia il peggior nemico di se stesso. Tutti affermiamo di volere la pace, ma nello stesso tempo guardiamo con sospetto l’obiettore di coscienza. Affermiamo di volere un mondo migliore e poi deridiamo coloro che propongono riforme, chiamandoli velleitari. Ma questo esula dall’argomento che lei ha sollevato. La mia opposizione alla Società del Benessere attuale non sorge dal fatto che abbiamo risolto il problema della produzione, ma perché la macchina è sfuggita al nostro controllo e corre da sola incontro al
caos. Io non invidio, a chi produce, il frutto dei suoi sforzi. Il diritto di ogni persona al risultato dei propri sforzi è inviolabile, ma il diritto ai mezzi di produzione dovrebbe essere comune. Dev’essere così non solo perché le materie prime sono fornite dalla Grande Madre, dalla natura, ma anche per il fatto che è l’eredità delle installazioni e delle tecniche la vera fonte della ricchezza degli uomini; ed è la collaborazione fra gli uomini che rende tanto più efficace del lavoro in solitudine il contributo di ciascuno. La società primitiva che premia il più intelligente a danno di coloro che la Grande Madre ha ritenuto opportuno dotare meno, non esiste più. In un’economia povera, infatti, era quasi inevitabile che chi contribuiva maggiormente allo sviluppo della società ottenesse premi maggiori, ma nell’attuale Società Affluente, perché dovrei voler impedire che tutti vivano nell’abbondanza? Non abbiamo mai fatto mancare l’acqua e l’aria nemmeno ai criminali della peggior specie, perché c’è stata sempre abbondanza di entrambe. Nella Società Affluente il cittadino peggiore può vivere in una casa decorosa, mangiare il cibo più nutriente, avere abiti, avere tutto il necessario e anche permettersi qualche lusso. Sarei davvero un pazzo se mi opponessi a questa realtà’.” [p. 165, edizione Urania 698 1976]

Flavio Petrovic

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