È interessante osservare come negli ultimi tempi la produzione e distribuzione di film di qualità (ed anche socialmente impegnati) sia sempre più spesso finanziata da grandi corporations dedite all’intrattenimento massificante via internet come Netflix (Roma, di Alfonso Cuarón e Sulla mia Pelle, relativo alla morte di Stefano Cucchi) o Amazon. Prova ulteriore che il capitalismo non esita a far quattrini anche divulgando contenuti potenzialmente rivoluzionari.
È il caso del recente film Peterloo di Mike Leigh, prodotto dagli Amazon studios. Un film su di un argomento non facile (un massacro lontano ed oggi dimenticato), della durata di oltre due ore, molto didascalico, quasi da “socialismo reale”, con i “buoni” (gli operai) ed i “cattivi” (le classi dominanti) chiaramente delineati.
Nonostante il carattere piuttosto ostico il film sembra aver avuto un certo successo anche al botteghino, forse perché la società dello spettacolo divora tutto acriticamente o forse (così speriamo noi) perché certi temi stanno tornando di attualità.
Il massacro del 16 agosto 1819 a Manchester costituisce in realtà uno dei momenti fondanti nella storia del movimento operaio (non solo quello inglese). Quel giorno si erano pacificamente riunite a St. Peter’s Field circa 80.000 persone (soprattutto operaie ed operai tessili) provenienti da tutto il Lancashire per assistere ad un comizio (autorizzato) di alcuni oratori radicali, come il celebre Henry Hunt. Lo scopo era quello di ottenere una riforma elettorale (con l’estensione del diritto di voto) e l’abrogazione delle odiate Corn Laws (leggi che tenevano artificiosamente alto il prezzo del grano, colpendo gravemente la popolazione, già immiserita dalla disoccupazione).
Era un’epoca che aveva visto ben altre agitazioni. Nel 1799 i Combination Acts avevano vietato ogni forma di associazione operaia per lasciare campo libero allo sfruttamento più brutale ed il Luddismo (movimento che aveva tentato di eliminare lo sfruttamento degli operai attraverso la sistematica distruzione delle macchine) era stato duramente represso nel 1812, con una legge che aveva previsto addirittura la pena di morte per la distruzione delle macchine stesse.
In questo contesto nemmeno una protesta pacifica e legale poteva essere tollerata. Senza alcun motivo le autorità scatenarono una sanguinosa carica di cavalleria contro la folla inerme provocando almeno undici morti e diverse centinaia di feriti. Gli organizzatori della manifestazione vennero arrestati e rinviati a giudizio.
La violenta repressione scatenò un’ondata di disgusto in tutta la Gran Bretagna ed a perenne ignominia dell’esercito britannico il nome St. Peter’s Field venne ironicamente deformato in “Peterloo”, ricalcandolo sulla battaglia di Waterloo di quattro anni prima. Grandi poeti come Shelley e Byron scrissero parole di fuoco per stigmatizzare la politica omicida del primo ministro Castlereagh e del ministro dell’interno Sidmouth.
Ovvio il tentativo della critica di cloroformizzare la vicenda, derubricandola a una semplice “pagina di lotta per la democrazia”, ma il massacro di Peterloo è stato molto di più, una violenta repressione di classe e ci sembra che il film lo mostri piuttosto bene.
Mauro De Agostini