Search

Europee, al chiaro di luna

Europee, al chiaro di luna

Sono passati ormai cinque giorni dalle consultazioni elettorali
europee 2024 e l’annesso carrozzone mediatico è già stato rimpiazzato
dalla commemorazione ad un anno dalla scomparsa di Berlusconi,
vincitore morale delle elezioni con la lista che porta ancora oggi il
suo nome.

Ma quindi, riflettendo a mente fredda, chi le avrebbe vinte in fin dei
conti queste Europee?

Naturalmente lunedì mattina come prospettato, fresche di spoglio delle
schede, si sono susseguite le dichiarazioni dei partiti che uno a uno
si contendevano il podio di questa tornata elettorale.

Ha ragione di ritenersi soddisfatta Giorgia Meloni che dice di aver
riconfermato il successo con il suo partito che, in termini di voti,
vede proprio nella capolista l’unico esponente che può mantenere il
risultato delle politiche di Settembre 2022?

Può gioire Elly Schlein per aver imposto definitivamente il suo ruolo
di massimo esponente dell’opposizione all’attuale governo alla guida
del PD dove però non incide come unica portatrice di voti?

Può bastare l’elezione al parlamento di Bruxelles dell’uomo del
momento, il generale Roberto Vannacci, per consolare Matteo Salvini e
la sua Lega di una performance deludente e che muove ancor di più il
suo partito verso le posizioni di estrema destra pur perdendo Pontida
alle elezioni amministrative?

Può considerarsi un successo quello di Verdi e Sinistra che riescono a
centrare il doppio obbiettivo di abbattere la soglia del 4% e portare
al parlamento Europeo Ilaria Salis pur sentendosi smarriti al livello
di rappresantività europea?

Dubbi e domande legittime che però rischiano di ignorare l’elefante
nella stanza, il dato macroscopico che sembra non dare segno di
cedimento: l’ unica tendenza che sembra essere incontrovertibile da
più di un decennio a questa parte è quella dell’astensionismo.

I dati parlano chiaro, degli aventi diritto al voto nella penisola
Italiana solo il 50% si è recato alle urne in questo turno di
votazioni. Questa percentuale, analizzata ulteriormente e cioè
riportata alle realtà regionali ci mostra immediatamente un’ altra
questione:

in nessuna delle regioni del meridione l’affluenza raggiunge il 50%
fino a toccare nelle due isole maggiori i suoi picchi più negativi
(Sicilia 38%, Sardegna 36,89%) e nel resto d’Italia non si arriva alle
percentuali di voto anche recenti.

Che sia ragionato o meno, che sia il segno della disillusione verso
uno strumento di governo dove la rappresentatività è un valore in
disuso dalla classe politica, che sia un segnale verso l’Europa che è
vista lontana dai cittadini, l’astensionismo comunque deve essere
valutato dalla politica e dalle persone.

A cosa addebitare quindi questa “disaffezione” del popolo Italiano
allo strumento del voto? C’é un evidente scollamento tra una classe
politica che non riesce a comunicare più con il suo elettorato, e
viceversa un elettorato che non vede più in questa classe qualcosa in
cui rappresentarsi o a cui rivolgersi e affidare i probri problemi
quotidiani e di lungo respiro.

Il caso di Vannacci e della Salis sono paradigmatici anche se opposti
e ci indirizzano verso un processo di costante “Mediatizzazione” della
politica Italiana: non vengono più votati i partiti, i programmi, le
proposte, ma i personaggi, i volti, i simboli di un antagonismo sempre
più polarizzato tra una destra e una sinistra che pur avendo perso
gran parte dei loro valori rimangono in vita come stereotipi e
macchiette di se stesse, funzionali ad un processo di accentramento
nelle figure

singole e un bipolarismo che diventa uno scontro tra due profili social.

Sopra a queste questioni si dovrebbe ricordare che il mondo sta per
scivolare in una guerra mondiale economico-strategica e l’incubo delle
guerre che uccidono civili inermi, le condizioni di vita in cui versa
la maggioranza di questo mondo, 282 milioni di persone (stime FAO
2023) che soffrono la fame e la sete, le ingiustizie dei regimi con
crimini verso l’umanità e quant’altro non renda le persone libere di
vivere in questo mondo, devono essere i veri obiettivi della politica
europea ma sopratutto di tutti noi.

In questa Europa che si accinge al mercato delle alleanze post-voto,
noi siamo dalla parte delle persone sfruttate che vedono aumentare il
costo della vita, lo smantellamento della sanità a favore dei privati,
come negli Stati Uniti, un accentramento costante della ricchezza…

…e si devono pure sorbire la litania elettorale da parte di una
classe politica che non condivide gli obiettivi con il popolo e che
vede nelle elezioni una semplice bagarre per conquistarsi una poltrona
dove curare i propri interessi personali, polarizzando il dibattito
pubblico quando serve, alimentandolo soltanto con una dinamica
velenosa ormai strutturale che ha il sapore del vintage:

pro USA o pro Putin Israele o Palestina?

L’unica certezza che la storia ci può raccontare è che la gerarchia
sociale sopprime i più a favore di quei pochi che con la propria
ricchezza possono permettersi di non avere paura di una guerra alle
porte, di vedersi perdere i propri cari a causa di una bomba o anche
soltanto di non arrivare a fine mese.

FAI – Federazione Anarchica Italiana
   Sez. “M. Bakunin” – Jesi
   Sez. “F. Ferrer” – Chiaravalle

Articoli correlati