Dossier Giubileo. Parte III: Le Opere, i mercanti del tempio e l’inclusione sociale…

Il 23 novembre, intervenendo all’Assemblea ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani)“La voce del paese”, il Commissario straordinario per il Giubileo 2025 e sindaco di Roma Gualtieri, ha espresso preoccupazione per il procrastinarsi della firma al Dpcm che dovrebbe rendere esecutivo l’operato della Giubileo 2025 S.p.a., al 100% del MEF, la quale funge da stazione appaltante per i lavori inclusi nel piano particolareggiato approvato a settembre dopo l’ultimo tavolo istituzionale. “Spendere le risorse del Pnrr intorno a giugno, prima della crisi di governo, sarebbe stato sfidante. Fare opere importanti con 6 mesi in meno che siano tutte pronte per il 31 dicembre 2024 sarà particolarmente sfidante. Sono pronto alla sfida, ma senza il decreto non posso affrontarla”, ha lamentato l’agguerrito sfidante…Gualtieri.

Il piano dettagliato consegnato informalmente a settembre e formalmente qualche settimana fa al nuovo governo Meloni, prevede interventi in vari settori. Per quanto riguarda la mobilità e i trasporti viene data priorità alla riqualificazione delle linee della metropolitana, attraverso un piano di manutenzione straordinaria e la realizzazione di nuove tranvie. Una volta stralciato dal PUMS (il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) il progetto di un tram ai Fori targato 5s, sono arrivati, con due delibere approvate in Campidoglio il 5 agosto, 456 milioni di euro di risorse dal MIMS (Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile) destinate al trasporto rapido di massa. Verranno stanziati 159 milioni per l’acquisto di quaranta nuovi tram, 184 milioni per la realizzazione della tranvia Palmiro Togliatti e 23,5 milioni per la tranvia Verano-Tiburtina. Oltre 90 i milioni previsti, invece, per la prosecuzione della linea C della Metro fino alla realizzazione della stazione Colosseo, al completamento del nodo San Giovanni e per l’acquisto di 6 nuovi treni. Tuttavia i nuovi treni arriveranno solo a fine 2025, e l’adeguamento della stazione San Giovanni a ottobre 2025. Dovrebbe migliorare la fruibilità delle grandi stazioni: Termini, Tiburtina, Trastevere, Ostiense e naturalmente San Pietro, a partire dalle loro aree di accesso. Per la stazione Trastevere, realizzata agli inizi del Novecento, è previsto un primo intervento da parte di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) con 18 milioni erogati dal MIMS che serviranno a ripensare gli accessi alla stazione entro il 2025. Delle 4 nuove tranvie in programma (oltre alla Togliatti–Ponte Mammolo, Verano–Tiburtina e Termini–Tor Vergata), solo a fine anno verrà indetta la gara per la più ambiziosa, la Termini-Vaticano-Aurelio. Altri 6 mesi passeranno prima dell’aggiudicazione e altri 18 per la realizzazione del primo tratto fino a largo Argentina. La linea partirà da piazza dei Cinquecento, attraverserà via Nazionale, via IV Novembre, piazza Venezia, via del Plebiscito, corso Vittorio Emanuele, quindi oltrepasserà il Tevere, fiancheggerà l’ospedale Santo Spirito, risalirà verso via Gregorio VII e si fermerà a piazza Giureconsulti, nel cuore del quartiere Aurelio. Trattandosi di fondi del Pnrr, c’è l’obbligo di terminare i lavori entro dicembre 2026 o i soldi europei andranno perduti. Era stato l’ex assessore alla Mobilità e Trasporti poi vicesindaco della Raggi, Calabrese, ad annunciare improvvidamente con un post su Facebook la fine dei lavori per l’inizio del Giubileo. Il suo successore, Eugenio Patané, è invece sicuro che l’intera opera sarà terminata entro il 2026…

Nel piano son previsti lavori sulle strade in convenzione con Anas, mentre l’Atac (Azienda Tranvie e Autobus del Comune) dovrebbe rinnovare il proprio parco vetture.

Il programma di massima, presentato al tavolo istituzionale il 1 settembre, prevede un sottovia per la mobilità veicolare a piazza Pia, con l’incognita di eventuali ritrovamenti archeologici (per un sottovia veicolare bisogna scavare più in profondità), nel qual caso, la Soprintendenza dovrebbe intervenire col conseguente allungamento dei tempi, e il sottopasso pedonale di piazza Risorgimento, utile anche a migliorare l’accesso ai Musei Vaticani…Si vuole rendere del tutto pedonale via della Conciliazione per integrarla in un unico cammino trionfante di pellegrini (coi sordi) da Castel Sant’Angelo a San Pietro. Preoccupano le criticità legate alla viabilità del quartiere Cavalleggeri, nel Municipio XIII e adiacente al colonnato del Bernini, soprattutto per quanto riguarda lo stazionamento dei bus turistici (c’è l’idea di parcheggiarli in largo Micara) e la pista ciclabile di Via Gregorio VII che verrà probabilmente confinata sul marciapiede condiviso coi pedoni…

Sotto l’impulso della Regione Lazio è già da un po’ che si tenta di mettere a sistema la rete viaria pedonale di accesso alla città (visto anche che quello dei cammini è il trend turistico in maggior crescita nel Paese) e rendere dunque effettivo l’antico proverbio che i viandanti medievali si sentivano ripetere: “Tutte le strade portano a Roma”. Una prospettiva allettante, come confermato in aprile da Silvio Marino, consulente di cammini e turismo outdoor per la Regione Lazio, specialmente in vista del Giubileo, grazie alla notevole quantità di percorsi a piedi che permetteranno a milioni di pellegrini di raggiungere il “Caput mundi” anche con i propri passi. Oltre alla via Francigena, nel mirino dei predatori istituzionali e non solo del turismo pedestre, ci sono i cammini di San Francesco, quello di San Benedetto, da Norcia fino a Montecassino o la via Amerina che collegava Roma ai principali centri dell’Umbria. Inoltre, sempre per quanto riguarda la mobilità cosiddetta dolce e sostenibile, si fantastica di uno straordinario incremento delle ciclabili, da finanziare coi soldi del Pnrr.

Ancora Calabrese, a marzo 2021, prometteva 500 chilometri di piste ciclabili per Roma in tempi brevi…C’è in animo di completare il GRAB (il grande raccordo anulare delle bici) entro il 2025 e la ciclabile dei pellegrini (coi sordi) da Monte dei Ciocci (sul Monte Mario) giù fino a San Pietro. Un’alternativa sostenibile, dicono in Comune, attraverso panorami e scenari affascinanti per i pellegrini (coi sordi) che arriveranno a Roma: il tracciato, infatti, corrisponde anche alla parte terminale della via Francigena, anche Francisca o Romea; una serie di camminamenti, detti anche vie Romee, che i pellegrini e i crociati percorrevano dall’Europa occidentale, in particolare dalla Francia, fino a Roma, proseguendo poi verso la Puglia per imbarcarsi alla volta della Terrasanta (Branca, Branca, Branca! Leon, Leon, Leon! Fischio e botto).

Gli esperti di ciclomobilità fanno notare, comunque, come non sarà affatto semplice realizzare il Grab per dicembre 2024. L’anello ciclabile di 45 chilometri passerà nei punti più belli di Roma, comportando la chiusura al traffico di intere porzioni di strada. Ma quando mai? L’assessore alla Mobilità Patané ha sostenuto che vi saranno 330 chilometri di ciclabili (e già s’è dato una bella regolata rispetto al suo predecessore), di cui però circa 100 nei parchi. Ora, per chi abbia un minimo di cognizione in fatto di velocipedi, nei vialetti di Villa Pamphili può andar bene una mountain bike o una gravel; va un po’ meno bene per chi guida una cargobike o una bici da passeggio…Al Municipo XIV, invece, si vagheggia il completamento del tratto della ciclovia tirrenica tra Roma e Fiumicino.

Oltre a riqualificare le zone antistanti le chiese giubilari, le basiliche e le zone intorno al Vaticano, altri interventi si concentreranno sul verde della città, sul fiume e sui parchi. Non mancheranno interventi di relooking, definiti con la solita, ineffabile ipocrisia di “inclusione sociale”, riguardo ai senza fissa dimora e ai disabili. A tal proposito, oltre alle infrastrutture tutte da implementare, chi convincerà le auto a non parcheggiare direttamente sui pochi passaggi per carrozzine dei marciapiedi? Il piano promette di investire sulle periferie più lontane dal centro e dalle aree più direttamente interessate dai pellegrinaggi. Si promette di attivare progetti e processi di partecipazione in periferia, il cui intento è quello di coinvolgere gli “ultimi e i più lontani”….”Un modo per testimoniare la speranza di cui il Giubileo è portatore”, e via cazzeggiando, facendosi belli. Dopo anni di edificazione privata, a cui non sono seguite le infrastrutture pubbliche, si vuole trasformare interi quartieri abbandonati in parti vive e partecipi della città…garantendo strade, illuminazione, verde pubblico e la sicurezza idraulica tramite la costruzione di vasche di laminazione, come evidenziato dall’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, Maurizio Veloccia a marzo, in relazione a un piano di interventi nel Municipio XIV.

Infine, c’è l’intenzione di costruire un ostello per i giovani, categoria appetita (e non sempre in via religiosa) dai preti, ricordando i bei tempi di Juan Pablo segundo, nell’ottica di far apparire sempreverde il trito e ritrito copione papalino.

L’integrazione tra le opportunità offerte dal Pnrr e la progettazione necessaria in vista dell’avvento dell’anno giubilare è fondamentale per “attrezzare al meglio” la città in vista del 2025.

In questo contesto assume particolare rilevanza il progetto “Caput Mundi. Next Generation EU per grandi eventi turistici”, incluso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza del costo complessivo di 500 mln di euro e finalizzato a compiere 335 interventi su 283 siti archeologici, suddiviso in 6 linee guida dalle solite, altisonanti e promettenti denominazioni:

52 saranno gli interventi per “Il Patrimonio Culturale di Roma per EU-Next Generation”;

dei “Percorsi Giubilari 2025 – dalla Roma Pagana alla Roma Cristiana –“ faranno parte 149 interventi;

“#LaCittàCondivisa”, prevede 61 interventi;

“#Mitingodiverde”(immancabile la pittata di Green di questi tempi) che riguarda parchi, giardini storici, ville e fontane consta di 55 interventi;

La viscidissima mano tesa del Comune di “#Amanotesa”, finalizzata ad incrementare l’offerta culturale nelle periferie per favorire l’inclusione sociale (aridanghete) richiede, invece, appena 4 interventi;

mentre per “#Roma 4.0”, che prevede la digitalizzazione dei servizi culturali e lo sviluppo di siti e app per turisti, gli interventi saranno 14.

Che i fondi del Pnrr facciano gola anche ai preti per la “valorizzazione del patrimonio artistico ecclesiastico”, è stato ribadito il 26 novembre scorso al Convegno sul tema “Pnrr, patrimonio artistico ecclesiastico europeo, bene comune”, promosso dall’Associazione “Arte e fede” e dal Centro di studi avanzati sul turismo dell’Università di Bologna, in collaborazione con l’Ufficio nazionale per i beni culturali e l’edilizia di culto della Cei. Completando l’intervento del Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, in collegamento da Bruxelles, l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha sottolineato, in un saluto filmato inviato al convegno, come gli investimenti sulla tutela del patrimonio artistico ecclesiastico (sia gli immobili, sia le opere d’arte e gli arredi “sacri”) vadano inquadrati nella promozione del bene comune, in quanto si tratta di beni a servizio di tutta la comunità…Al cardinale ha fatto eco l’intervento di monsignor Stefano Ottani, presidente di “Arte e Fede”, secondo cui: “tenere le chiese aperte per fini congrui al di là del culto (arte, musica, incontro tra le persone) non è una profanazione, ma anzi eleva verso Dio ciò che è autenticamente umano”; come no…Intanto la Cei ha presentato il lavoro di inventariazione di chiese e beni mobili (95mila edifici sacri e 5 milioni di schede su altrettanti oggetti d’arte), a cui dovrebbe far seguito la formazione delle guide turistiche. Per il senatore Casini, i disegni della Cei e l’acquisizione delle competenze qualificate e professionali delle guide turistiche, si potrebbero realizzare grazie alle risorse straordinarie, indovinate di cosa? Ma del Pnrr, naturalmente.

Insomma, mentre la città attende il rifacimento dei marciapiedi, l’attuazione del Piano Sanpietrini, il cui dissesto causa continui infortuni tra motociclisti e pedoni nel centro storico; mentre si aspetta che comincino i lavori per vedere fruibili le sponde del sempre meno biondo Tevere o quelli per la manutenzione delle strade che comporteranno una segnaletica chissà per quanto tempo provvisoria, con relativi disagi per automobilisti e pedoni; tra voragini non sempre causate dalle intemperie e dalla friabilità del manto stradale, come nel caso di via Innocenzo XI all’Aurelio, dove, in agosto, quella dovuta a una “banda del buco” è rimasta comunque a cielo aperto per più di un mese; tra il progetto dei parchi d’affaccio, di cui quello al “Foro Italico” arriverebbe a un’estensione di quasi 100.000 metri quadrati, richiedendo da solo lo stanziamento di 2 milioni di euro di fondi giubilari e, insomma, tra tutti i cantieri ancora da avviare, una certezza c’è : il Vatican Mall.

Il mega centro commerciale ha aperto i suoi battenti a ottobre in un’area adiacente la Pontificia Università Urbaniana e affacciata su San Pietro, accanto al parcheggio del Gianicolo, con l’obiettivo di intercettare i pellegrini di fascia alta, per offrir loro i migliori brand e applicando il meccanismo tax free, ma non l’esenzione dall’IVA. In pratica beneficeranno del tax free solo i clienti extracomunitari in possesso di una carta d’imbarco per un paese extraeuropeo. Si punta, insomma, ai soliti americani. Del resto, il nome di questo scempio del lusso, in origine, era Luxury Outlet Vatican Mall.

Lo shopping center, in realtà, è della società privata Gasak srl, di proprietà di due imprenditori, l’ex patron del Catania Calcio e un consulente romano. La società italiana, che ha investito 15 milioni di euro nell’impresa, paga l’affitto dei locali alla “Terminal Vaticano Roma”, altra società italiana, ma legata a Propaganda Fide, la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli istituita il 22 giugno 1622, con sede in piazza di Spagna, da dove governa l’attività missionaria del mondo. Pare che dietro l’operazione commerciale all’interno del Terminal Gianicolo di proprietà della Chiesa, ci sia monsignor Luis Antonio Tagle, il potente prelato, originario di Manila, prefetto di Propaganda Fide. Un tempo, lo spazio che adesso sarà occupato dal Vatican Mall ospitava una scuola di specializzazione per le infermiere dell’ospedale Bambino Gesù.

Dopo i rumors su una possibile partecipazione azionaria della Santa Sede, in seguito smentita, i cardinali più vicini a Papa Francesco si sarebbero rabbuiati, anche in virtù dello stile di vita sobrio, predicato da Bergoglio. Insomma, in Vaticano si storce il naso, più che altro per la sfacciataggine dell’offerta commerciale, che non ha neanche il buon gusto di ammantarsi di un minimo di pudore religioso…

In attesa dei pellegrini (coi sordi) che dalla fine del 2024 a tutto il 2025 frequenteranno l’area attorno a San Pietro per il Giubileo del 2025, il turismo attorno al Vaticano è già tornato ai tempi pre Covid, ragion per cui la Gasak ha deciso di accelerare i tempi dell’apertura. Un Mall, ovvero un piccolo regno, molto laico, dello shopping, a pochi passi dalla basilica di San Pietro. In realtà c’è poco di nuovo. L’area che si estende attorno a via della Conciliazione, tra il dedalo dei vicoli del rione Borgo, è da sempre una sorta di grande suk dedicato allo shopping, per lo più religioso. Libri e ammennicoli vari d’arte “sacra”, mini souvenir in gesso come la Pietà di Michelangelo o la basilica di San Pietro, piccoli mezzibusti dei papi più iconici e magari santificati subito, rosari, santini, crocifissi o statuette di Madonnine di varia foggia; insomma, tutta la cianfrusaglia messa in mostra dai mercanti del tempio di ieri e di oggi.

Nel frattempo preconizziamo che chiunque prenderà un bus a Roma tra qualche anno, magari nelle prime ore del mattino o in quelle serali, e magari non su una linea che attraversi il centro, vedrà ancora, per lo più, le facce di una Roma meticcia o asiatica, qualche studente o passeggero senza “regolare titolo di trasporto” e, guardando fuori dal finestrino, seguirà con lo sguardo i cittadini un po’ più benestanti inferociti nelle loro auto, intenti a sbattere i pugni sui clacson e a gridare improperi in romanesco all’indirizzo dei soliti “morti de sonno” alla guida del mezzo davanti al loro. A una qualche fermata poi, potrebbe veder salire dei turisti dispersi, con le loro Nikon a tracolla e sentirsi chiedere: “Excuse me, this one goes to Vatican City?”

Finis

Mastro Tetta

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