In Slovenia, ormai da sei settimane, si svolgono proteste antigovernative ogni venerdì alle ore 19:00. Queste iniziative sono iniziate con il titolo “Protesta dai balconi” e successivamente si sono trasformate in eventi chiamati “La protesta dai balconi va in bici”. Le manifestazioni hanno avuto inizio venerdì 3 aprile, con canti, cacerolazas e suonando strumenti musicali, slogan urlati dai balconi e dalle terrazze cittadine (ma anche rurali!). Il 1˚ maggio la protesta si è spostata in bicicletta e così i ciclisti hanno conquistato le strade e le piazze delle città. Secondo stime ufficiali, a Lubiana 3.500 persone sono andate in bicicletta durante la Festa del lavoro, ma secondo le valutazioni dei gruppi civili non governativi, c’erano ben 5.000 persone.
Lo stesso giorno, circa 70 persone si sono radunate a Capodistria. Una fila di ciclisti, pedoni, persone in scooter, con lo skate e con i pattini a rotelle è partita dalla piazza Tito e si è diretta verso il lungomare. Lì, gli agenti di polizia, hanno fermato un compagno che aveva un altoparlante attaccato alla sua bici. Tuttavia, poiché l’ufficiale di polizia non ha eseguito correttamente la procedura – non si è identificato e non ha spiegato perché l’abbia fermato – il compagno non ha voluto dirgli il suo nome. La controversia è continuata finché il compagno ha dato il suo nome. Il video di questo incidente è stato pubblicato online e ha girato sul web. Il compagno probabilmente riceverà una multa, ma non è ancora chiaro di cosa si tratti, poiché la sanzione non gli è stata riferita sul posto.
La scorsa settimana, l’8 maggio, il numero dei protestanti è raddoppiato. Ben 10.000 ciclisti hanno pedalato per le strade di Lubiana tra fischi e grida di slogan anticapitalisti e antigovernativi. Proteste simili hanno avuto luogo anche in altre città slovene.
A Capodistria si sono radunati quasi 200 ciclisti che hanno occupato il parcheggio vicino al molo principale e hanno girato per un’ora intera.
La rabbia dei manifestanti, attivi in quasi tutte le città slovene, è indirizzata principalmente contro il governo che sta sfruttando la crisi pandemica per rubare il denaro pubblico, intimidendo il popolo con misure irragionevoli e vietando le manifestazioni, attaccando i giornalisti che non si esprimono in modo favorevole, appropriandosi delle istituzioni statali (compresa la televisione nazionale) e cercando di realizzare un colpo di stato “soft” contro tutto ciò che non puzza di ideologia di destra.
Il numero di persone infette e malate in Slovenia è abbastanza basso, nel paese non è stata rilevata una vera epidemia, non sono morte più persone di quante ne muoiano per l’influenza stagionale. Forse anche a causa dell’obbedienza delle persone che hanno rispettato le misure imposte. Però ora ne abbiamo tutti abbastanza delle misure di riduzione dei nostri diritti fondamentali e della libertà di espressione. Ne abbiamo abbastanza degli scandali politici ed economici che stanno riducendo il popolo alla povertà e all’impotenza.
Le proteste del venerdì continueranno. Una nuova manifestazione è in programma, in ogni città, il prossimo venerdì, 15 maggio, alle ore 19.
Claudio Venza
Anti-report di Info shop sulla sesta manifestazione: “Le proteste dai balconi vanno in bicicletta” , 8.5. 2020:
Spontanea, decentralizzata e inafferrabile sono termini appropriati per l’espressione di massa dell’insoddisfazione nei confronti dei centri di potere e della risoluta sfiducia nei confronti delle élite, sia politiche sia economiche.
Secondo le nostre informazioni incomplete, oltre 10.000 persone si sono radunate a Lubiana, più di 400 a Maribor, 200 a Capodistria, 100 a Črnomelj, 50 a Brežice, Gorica, Velenje, Sežana, Novo Mesto, Kranj, Celje, Slovenj Gradec, Kamnik, Murski Sobota, Trbovlje, Ptuj, Ljutomer …
Oltre all’insoddisfazione generale per la situazione nella società, siamo stati anche in grado di affrontare argomenti più specifici: i diritti dei lavoratori in relazione ai licenziamenti nella fabbrica Gorenje di Velenje e l’attacco governativo alla protezione della natura. E, naturalmente, anche la difesa della salute pubblica per tutti, la libertà dei media, ecc. D’altra parte, abbiamo potuto vedere anche il risentimento nei confronti di rappresentanti politici “ufficiali” che vogliono approfittare di questa situazione. In più si poteva notare anche il disprezzo dei manifestanti per le bandiere slovene e altri simboli nazionalisti.
Possiamo osservare con interesse vari gruppi e individui (partiti, società civile, sindacalisti, accademici, “volti nuovi”, …) in attesa davanti alle telecamere per ottenere tre minuti di fama con le loro interpretazioni e iniziative. È anche interessante cercare di dare un senso a ciò che sta accadendo appena al di là delle proteste: chi sta forgiando piani per un nuovo governo, chi è per un nuovo partito, chi vuole parlare a nome dei manifestanti o semplicemente castrare il potere del popolo. Ci sono molti interessi e questi sono spesso nascosti. Naturalmente, non è chiaro se la disinformazione su un possibile attacco neonazista sia stata lanciata da circoli conservatori – con l’intenzione di diffondere la paura, scoraggiare l’impegno negli argomenti importanti e giustificare la repressione della polizia; oppure dai circoli liberali – con l’obiettivo di mobilitare molte parti antifasciste della società contro il governo e creare pressioni sociali, attraverso richieste isteriche di manifestazioni “pacifiche”, di critica verso elementi “più radicali”, al fine di facilitare lo sfruttamento della folla che protesta.
Questa volta vale la pena sottolineare in particolare l’attacco totale all’ambiente in cui viviamo e alla natura di cui facciamo parte. Stavolta viene compiuto senza vergogna dalle élite: coloro che costruiscono il TEŠ-6,(nuova centrale termoelettrica fonte di corruzioni varie), abbattono la foresta di Rogoza e distruggono la fertile terra per gli interessi dell’industria austriaca Magna Steyer, eseguono il fracking (spaccature delle rocce del sottosuolo per ricavare gas e petrolio) a Petišovci, costruiscono dighe, altri binari, inceneriscono rifiuti, ecc. Già questo martedì c’è un impegno per la ribellione contro le loro azioni, ma la protesta da sola potrebbe non essere sufficiente, come dimostrato da molte esperienze delle lotte passate, come quella dell’incenerimento dei rifiuti a La Farge di Zasavje e quella contro le dighe sul fiume Mura. In questi casi sono stati utilizzati tutti i mezzi di difesa della natura contro le avidi élite.
Ancora una volta, la FAO (Federazione delle Organizzazioni Anarchiche della Slovenia e di parte della Croazia) si è impegnata e ha risposto con tutti i suoi gruppi autonomi e locali alla proposta di manifestazione in bicicletta. La FAO ha espresso le idee anarchiche di libertà, uguaglianza e solidarietà. Un forte blocco anticapitalista era di nuovo presente a Lubiana – un gruppo di anti-autoritari, auto-organizzati e autonomi, con oltre 100 partecipanti, e ha manifestato in punti simbolici della città: Ministero degli Interni, cantiere di costruzione di un nuovo hotel, Centro clinico e Radiotelevisione slovena. Lo scopo era di difendere il diritto alla salute e alla casa per tutti e la libertà dei media. Inoltre il blocco si è schierato contro la militarizzazione della società e le politiche razziste sui migranti.
Alcuni slogan della manifestazione:
– Lavoratori al sicuro, politici in fabbrica!
– Salute pubblica per tutti: poveri, anziani, operai! Salute pubblica per tutti; Janez Janša vaffanculo!
– Non diamo la natura per un pozzo di costruzione!
– Viva l’8 maggio! senza filo spinato, esercito e recinzioni!
– Ladri: siete finiti! Noi non discriminiamo: siete tutti ladri.
– A, anti, antinazionalista.
Stanno arrivando tempi interessanti sia in termini di mormorii sociali che di crisi sociale imminente. È importante difendere gli spazi che si sono aperti: rispettiamo la diversità di idee e pratiche e rifiutiamo qualsiasi motivo nazionalista e altri motivi di esclusione; rifiutiamo qualsiasi tentativo di appropriarsi delle proteste da parte di politici o altri rappresentanti affermati: sono tutti GOTOVI (finiti)! Saranno finiti anche tutti i “volti nuovi” che oserebbero parlare a nome degli altri: nessuno ci rappresenta!
Ovviamente, il corona virus non è la crisi; la crisi è il governo: passato, presente e futuro. La risposta, tuttavia, deve essere la resistenza decentralizzata contro i centri di potere. La situazione nella società si sta allentando, molte persone sono già scese dalla bicicletta e presto ci sarà un momento in cui saremo in grado di incontrarci e parlare dal vivo su come procedere.
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