Rispetto al corteo di novara contro la repressione svoltosi sabato scorso vi proponiamo due report, il primo di un compagno del luogo, il secondo di un compagno della FAI di torino.
NOVARA: OLTRE I NUOVI RECINTI
Sabato 18/03, primo pomeriggio, sole evaso dall’inverno: in piazza Garibaldi a Novara si concentra la manifestazione in risposta al clima di capillare repressione nella città. L’insediamento del nuovo questore-sceriffo Todaro
(<<“Il mio compito è quello di tutelare la sicurezza e far rispettare le leggi” concentrando maggiormente l’attenzione su reati predatori e contro il patrimonio, che sono quelli che toccano più da vicino i cittadini e che possono generare in loro un senso di insicurezza>>, scriveva di lui Novaratoday nel 2015) ha portato ad una drastica riduzione dell’agibilità politica, non solo verso l’antagonismo del movimento, ma anche per l’esercizio democratico del dissenso, in maniera inversamente proporzionale alle coperture di cui gode la galassia neofascista, che apre sedi e marcia, autorizzata, con gagliardetti e passo dell’oca.
Fra i molti episodi a suo discredito, spiccano di recente le denunce insensate per la manifestazione pro-kurdistan dell’8/10/16 e l’accanimento contro gli studenti, a partire dalla manifestazione del 07/10/16.
L’iniziativa, convocata dalle realtà locali (Osservatorio sulle nuove destre, Zabrinski Point, Tavolo Antifascista, ecc.) vede l’intervento di diverse soggettività politiche, di movimento ed istituzionali: collettivi studenteschi libertari ed autonomi, giovani no-borders, comitato di mamme degli studenti denunciati, UdS, centro sociale Telos, sindacati di base USB e ADL, Rifondazione Comunista, Novara Arcobaleno, Comitati NoElcon, NoTav, No-F35, FAI.
Partito da piazza Garibaldi, il corteo di circa 200 persone ha toccato piazza Cavour, Baluardo Partigiani, l’Università e piazza Mazzini, fra satiriche irriverenze, slogan creativi e fumogeni, per concludersi pacificamente in piazza Gramsci.
Lì, circondata da un sovrabbondante presidio di forze del disordine, si è levata forte la voce delle diverse anime del corteo, unite trasversalmente dalla denuncia contro i nuovi dispositivi di legge liberticidi (come il DASPO urbano, comminabile direttamente dai sindaci), dalla constatazione della frattura nella credibilità delle risposte istituzionali, dall’irricevibilità dell’attuale narrazione della crisi, dall’assurdità della mania securitaria e xenofoba, dal rifiuto di ogni guerra -soprattutto tra poveri- e dal contrasto (1000 le pratiche conviventi, unico il fine!) all’infelicità, sistemica e globalizzata condanna del turbo-capitalismo al mondo. Unite innanzitutto dalla rivendicazione della lotta come necessaria, giusta, libera, gioiosa, umana, di contro alla violenza ed alla disumanità che si vuole abitudine.
Alla fine degli interventi, nella fase di scioglimento del corteo, la polizia blocca il passaggio verso cui la maggior parte dei partecipanti stava defluendo, nel timore, pensiamo, non tanto di una prosecuzione non autorizzata, ma forse più della visibilità, per tanta brancaleonica e pittoresca comitiva, nel cuore sabaudo ed ingessato del capoluogo; funzionari e celerini innalzano inutilmente la tensione, che però si stempera grazie alla saggia, subitanea e collettiva decisione dei compagni, fra canzoncine ed appellativi coloriti, di girare i tacchi e seminare gli agenti per strade laterali, costringendoli ad un improbabile e comico inseguimento sino a piazza Garibaldi. Piccolo, benaugurale sberleffo ai controllori per l’inizio di una nostra primavera.
kaius
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Nel pomeriggio di sabato 18 marzo si è tenuta a Novara una manifestazione contro ogni forma di repressione e per la libertà di dissenso.
Negli ultimi mesi, la questura novarese ha deciso di scatenarsi contro l’opposizione sociale: denunce oltre i limiti dell’assurdo hanno colpito compagne e compagni che erano come di consueto impegnat* a fare attività politica militante.
Sono giunte segnalazioni a partire dalla manifestazione studentesca del 7 ottobre scorso, nella quale si è arrivati alle cariche a causa di uno striscione che richiamava le responsabilità delle forze dell’ordine sul caso di Stefano Cucchi, il giorno seguente, l’8 ottobre, è stata vietata l’esposizione delle bandiere del PKK in occasione di un presidio in solidarietà alla causa rivoluzionaria curda. L’11 febbraio sono volate ulteriori denunce per via di alcuni diverbi tra giovani antifascisti ed esponenti dell’estrema destra dell’area di Casa Pound, quest’ultimi ovviamente non sanzionati!
Il progressivo aggravamento della situazione, a livello locale come nel resto del paese, ha portato in piazza diverse realtà in lotta, le quali hanno aderito e partecipato alla manifestazione odierna esprimendo tutto il proprio sostegno, politico e morale.
un compagno presente