Contro i giochi di guerra

Quasi mille persone hanno partecipato alla manifestazione che si è svolta Sabato 31 Ottobre a Marsala (TP) per protestare contro «Trident Jucture 2015», ossia l’imponente esercitazione militare della Nato che si sta svolgendo da alcune settimane, e fino al 6 Novembre, nello spazio aereo tra la Sicilia e la Sardegna.

Queste esercitazioni (di cui Umanità Nova ha dato notizia lo scorso Giugno, pubblicando il comunicato di denuncia del Coordinamento per la Pace di Trapani) si tengono in Italia, Portogallo, Spagna, Oceano atlantico e mar Mediterraneo, e vedono coinvolti 36 mila militari provenienti da più di 30 Paesi. Per quanto riguarda l’Italia, il comando generale delle operazioni si trova a Napoli, mentre la base militare di Birgi, a metà strada fra Trapani e Marsala – in Sicilia – è il centro nodale delle esercitazioni aeree.

Nelle scorse settimane, un cartello di associazioni e realtà politiche della Sicilia occidentale ha dato vita al Coordinamento provinciale contro la guerra e la Nato, per organizzare iniziative di opposizione a quella che le stesse autorità militari hanno definito «la più grande esercitazione dell’Alleanza atlantica dalla fine della Guerra fredda ad oggi». Da Marsala a Trapani, da Petrosino a Salemi si sono svolte assemblee e iniziative di sensibilizzazione per denunciare l’invasiva presenza del militarismo, l’intrinseca pericolosità di queste manovre di guerra, i costanti rischi ai quali vengono sottoposti i territori e le popolazioni che vivono a stretto contatto con le servitù militari e le infrastrutture belliche.

Nell’appello alla mobilitazione si leggeva infatti che«l’utilizzo della Sicilia per tali esercitazioni la renderanno, in soldoni, laboratorio di sperimentazione bellica USA-Nato violandone la sua vera natura, rendendola luogo in cui si testano tecniche atte alla sopraffazione (e all’annientamento) dei popoli, al respingimento dei migranti (vedi Frontex-Triton, con sede a Catania) e non più preziosa perla di natura e cultura. Dati ufficiali rendono noto che l’Italia, facendo parte della Nato, impegna risorse finanziarie pari all’1% del PIL, circa 20 miliardi di euro annui e secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata al 2% del PIL, cioè circa 40 miliardi di euro all’anno. Un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese e alle tante e gravi emergenze sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva come ricordano le guerre in Iraq, Jugoslavia, in Afghanistan, in Libia e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Noi siciliani, nello specifico, già ben conosciamo gli effetti del processo di militarizzazione della nostra terra portato avanti negli anni da USA e NATO: il Muos di Niscemi (sistema di antenne ad elevatissima potenza elettromagnetica della Marina Militare Americana), la base di Sigonella, capitale mondiale dei micidiali droni (aerei senza pilota), gli impianti di radio telecomunicazione, le installazioni radar e le postazioni per le guerre elettroniche presenti a Lampedusa, il radar della135^ Squadriglia dell’Aeronautica militare di contrada Perino a Marsala hanno avuto effetti devastanti sulla salute della gente e sull’ambiente».

La mobilitazione è così culminata nel corteo, copromosso dal Coordinamento regionale dei Comitati no Muos, che si è snodato per le vie di Marsala e al quale hanno partecipato realtà politiche provenienti dalla provincia di Trapani, da Palermo, Catania e Messina. Non solo pacifisti e antimilitaristi, dunque, ma anche i comitati contro le trivellazioni e gli inceneritori.

Nei giorni scorsi, i vertici militari – aiutati dalla maggior parte dei media locali – si sono affrettati a smentire qualunque impatto negativo delle esercitazioni Nato sul territorio. Al contrario, secondo i militari, la presenza di settecento soldati – tra italiani e stranieri – avrebbe persino dato un impulso positivo all’economia e alla promozione turistica della costa occidentale della Sicilia. In realtà, gli abitanti delle frazioni a Sud di Trapani e a Nord di Marsala hanno testimoniato di essere stati svegliati più volte, nel cuore della notte, dai boati provocati dai decolli degli Eurofighter e delle altre macchine di morte di stanza all’aeroporto di Birgi. E, ironia della sorte, giusto due giorni prima della manifestazione, due elicotteri militari statunitensi in avaria hanno effettuato un atterraggio di emergenza nell’area archeologica di Selinunte, a due passi dalle rovine dei templi greci, tra gli sguardi stupiti e allarmati delle guide turistiche e del personale del parco.

Ma al di là di queste considerazioni, resta forte l’allarme per queste manovre militari che ripropongono in tutta la loro attualità la perdurante attitudine degli stati ad alimentare teatri di guerra e di destabilizzazione.
L’auspicio è che la manifestazione di Marsala sia considerata un punto di partenza, e non certo di arrivo, per la costruzione di una diffusa e condivisa sensibilità pacifista e antimilitarista in questo lembo di Sicilia.

FAI Trapani

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