Cittadinə del mondo contro l’Europa delle armi

Come Assemblea Antimilitarista abbiamo affermato fin dal 2021, prima dell’ufficiale avvio dei maggiori conflitti e genocidi in corso, che il riarmo è una componente essenziale dell’attuale sistema internazionale basato sugli stati, sul capitalismo e sulla prevaricazione. In particolare, con la guerra in Ucraina e la retorica dei “buoni” e dei “cattivi” si è tentato di far passare le spese militari, già in costante aumento, come virtuose, e le produzioni di morte come nello stesso tempo un volano per l’economia e una necessità difensiva. Con questa propaganda si è ugualmente tentato di far passare il pacifismo, l’antimilitarismo e tutte le forme di obiezione di coscienza come concetti e pratiche obsolete che la menzogna del Nemico incombente presenta non solo come utopiche ma anche come dannose.

Queste surreali menzogne, basate su informazioni di intelligence che pretendono di prevedere il momento esatto in cui i “cattivi” ci attaccheranno, sono strumentali a legittimare i programmi di riarmo europeo (ReArmEurope, poi Readiness 2030 ecc.). Questi costituiscono un salto di qualità in tale logica perversa. Uno dei pretesti con cui si giustifica questo gigantesco progetto europeo è la deterrenza, ma questa, e la relativa corsa agli armamenti, non hanno mai portato alla pace, bensì all’escalation bellica. Da una parte, l’UE smentisce gli storici principi, con cui peraltro ha sempre avuto poco a che fare, che vedevano il federalismo europeo come una maniera di dire basta a tutte le guerre. Dall’altra, un’istituzione che ha sempre opposto rigidi vincoli di bilancio a tutte le spese sociali (salute, istruzione, servizi sociali, previdenza, salari pubblici…) proclama, con grande dispiego di retorica, che questi vincoli si possono ampiamente sforare con gli 800 miliardi finora previsti per il riarmo, ovviamente ancora a scapito delle spese sociali suddette. In parole povere, andiamo incontro a un doppio disastro: sociale, per gli ulteriori tagli al welfare e ai diritti; bellico, perché questa folle escalation, se non viene fermata in tempo, non può che portare a scenari catastrofici di conflitto.

Le classi lavoratrici russe, ucraine e ora in generale europee sono sempre più accomunate dall’essere sia bancomat per il riarmo sia carne da cannone per il massacro. Riguardo l’Ucraina, il prezzo che il “generoso” Occidente pretende per non lasciarla ridiventare parte dell’impero russo è quello di diventare a tutti gli effetti una colonia americana con la cessione delle sue risorse minerarie, passaggio per cui le sinistre istituzionali biasimano l’amministrazione Trump. Ma dimenticano di dire che i loro paladini, a Washington come a Bruxelles, avrebbero prima o poi inevitabilmente fatto lo stesso, in una forma o nell’altra.  Senza parlare degli interessi per le imprese occidentali nella ricostruzione post conflitto di un paese “amico”.

In tutti questi casi, come abbiamo da tempo denunciato, la guerra esterna si completa con la guerra interna, fatta di crescente militarizzazione della società, legislazioni liberticide, criminalizzazione crescente del dissenso e ulteriore restrizione degli spazi di libertà anche attraverso l’azione dell’estrema destra.

Come Assemblea Antimilitarista, lanciamo un appello a tutte le realtà che si oppongono alla guerra e sostengono l’obiezione, ai movimenti, al sindacalismo conflittuale e di base, a tuttə lə sfruttatə, per costruire una vasta opposizione sociale e di classe al militarismo. Invitiamo tutte queste realtà a promuovere iniziative contro il riarmo europeo, a sviluppare contenuti antimilitaristi nelle scadenze del 25 aprile e del primo maggio, e individuiamo la data del 2 giugno come riferimento per la prosecuzione di questa campagna. Continuiamo nel frattempo a sostenere le iniziative antimilitariste in corso nelle diverse realtà locali.

Facciamo anche appello alle realtà antimilitariste internazionali per dare a questa campagna una dimensione europea. Se in “occidente” per ora non siamo costrettə a disertare dai combattimenti, dobbiamo però iniziare a disertare con le nostre coscienze, e rifiutare di farci arruolare dalla propaganda bellicista. Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche, funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni. Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Noi siamo disfattistə contro il nostro governo, e solidali con chi si batte contro il proprio.

Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere ed uguali che può porre fine alle guerre. Ripartiamo dal nostro quotidiano per smentire la propaganda bellica a tutti i livelli, in tutti i luoghi di vita, di socialità, di lavoro e di studio. Nelle scuole questa propaganda è particolarmente grave perché è finalizzata all’arruolamento, presentando la carriera militare come una via positiva per la realizzazione professionale, mentre non è altro che la professionalizzazione dell’uccidere e del farsi uccidere. Serve invece risvegliare una coscienza critica e antimilitarista in tutta la società, ripartire con vaste iniziative nelle piazze e sui territori contro le installazioni belliche e le produzioni di morte, per lo sciopero generale contro la guerra e il sostegno concreto a tutte le vittime civili e a tuttə coloro che obiettano, disertano e rifiutano di combattere, qualunque sia il colore della bandiera alla quale non hanno voluto sottomettersi.

Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.

L’Assemblea Antimilitarista, riunita a Reggio Emilia il 6 aprile 2025

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