Luca Villoresi era entrato per la prima volta nella sede di Via dei Taurini 27, la redazione di Umanità Nova, il nostro settimanale, nell’inverno del 1968/69. Ci ha lasciato pochi giorni fa, nella primavera del 2021.
Fin dall’inizio della sua militanza, in quegli anni intensi, Luca si è distinto per i suoi tratti caratteristici, che ha sempre mantenuto in tutta la sua vita: la serietà, la capacità analitica e la giocosità.
La serietà e l’affidabilità sono state da subito molto apprezzate dai compagni storici presenti nel Gruppo “Bakunin” reduci dalla resistenza, dalla guerra di Spagna, dai campi di concentramento.
Le sua capacità dialettiche ed analitiche lo hanno portato ad avere un ruolo di primo piano in quegli anni nella Federazione Anarchica di Roma attraverso il Collettivo Studentesco Libertario e l’Organizzazione Anarchica Romana. Luca, che si era fatto le ossa nella controinformazione militante e nella redazione di Umanità Nova, in tutto questo percorso è stato un punto di riferimento. Il fatto che fosse molto alto (un “sellerone”) lo portava ad essere facilmente individuabile nella situazioni di conflitto: ha pagato anche con la galera questa sua visibilità.
La sua giocosità lo portava ad avere buoni rapporti con tutti, indipendentemente dalle diverse posizioni politiche, riuscendo a mantenere buoni rapporti personali che trasformava politicamente nella valorizzazione del rispetto reciproco, della dignità delle persone e nella possibilità di collaborazione tra compagni che la pensavano diversamente.
Luca ha preso il tesserino da giornalista con Umanità Nova e per conto del nostro giornale è stato attivissimo nella campagna di controinchiesta per la Strage di Piazza Fontana e per il processo a Giovanni Marini.
Era poi entrato nella redazione di Repubblica e, nonostante il suo nuovo ruolo, ha sempre mantenuto i rapporti con i compagni e con il movimento anarchico.
Anche da giornalista ha mantenuto la schiena dritta: è finito in carcere nuovamente per aver denunciato le torture subite dai militanti delle BR durante il sequestro Dozier ed essersi rifiutato di rivelare le fonti delle sue informazioni.
Nella seconda metà degli anni ’80 ha partecipato al tentativo di rilancio del Gruppo Bakunin nella nostra sede di Via Vettor Fausto 3 alla Garbatella.
E’ sempre stato presente e disponibile con i compagni. Ha raccontato da protagonista, ai compagni più giovani, la situazione e le storie militanti di quegli anni. Ha partecipato a tantissime nostre iniziative, sul 12 dicembre, sulla morte di Pinelli, sui “5 anarchici del sud”.
L’ultima iniziativa che abbiamo organizzato con lui è stata, il 12 dicembre del 2018, una sua conferenza per l’anniversario della strage di Piazza Fontana.
La sua morte è stato un pugno allo stomaco, ci ha colto di sorpresa. Era malato, ma l’avevamo sentito al telefono pochi giorni fa e non aveva l’impressione del male che portava dentro di se.
Ci eravamo sentiti per organizzare un video incontro con i compagn* della BFS, il tema era la figura di Attilio Paratore, superstite ai campi di concentramento nazisti, storico redattore di UN all’epoca della redazione romana negli anni ’70 e militante del gruppo Bakunin. Luca come sempre era stato disponibile a mettere la sua memoria a disposizione del movimento. Non c’è stato il tempo: è morto all’improvviso, mentre faceva la spesa, il 2 aprile scorso.
Oggi gli anarchici del Gruppo Bakunin piangono la morte di uno di loro.
Giunga alla moglie Patrizia, ai figli Giulia e Fabrizio il nostro cordoglio.
Ciao Luca, che la terra che amavi tanto coltivare ti sia lieve.
Gruppo Anarchico Bakunin -FAI Roma e Lazio