Tempo di bilanci per un anno che si sta concludendo. Un anno fitto di iniziative in cui la presenza anarchica è stata marcata, né poteva essere diversamente. Il contesto in cui viviamo è caratterizzato dalla violenza, l’autoritarismo e il fascismo con cui i governi impongono alle masse sfruttamento, oppressione e morte. La guerra è lo strumento ordinario del dominio, da quella guerreggiata, condotta con le armi nelle tante zone del mondo devastate da conflitti e genocidi, a quella interna fatta di povertà, sfruttamento, miseria, oppressione e morte; morte anche qui, anche da noi: lo dimostrano i quasi 1000 morti sul lavoro di questo anno, i quasi 100 femminicidi transcidi e lesbicidi, i tanti morti per inaccessibilità di cure in una sanità ostaggio del profitto. Eppure, quella morte sociale che vorrebbero imporci ancora non ha vinto, anzi, in questo cupo scenario abbiamo visto le piazze riempirsi, le lotte radicalizzarsi, la solidarietà crescere, le pratiche di lotta riprendere centralità. La speranza si rigenera, si fa strada nelle strade. In queste lotte noi ci siamo, con la chiarezza del nostro messaggio, della nostra esperienza e dei nostri obiettivi. Mai come ora è evidente che vanno tolti gli strumenti di dominio ai governi, che se ne servono per mantenere l’oppressione. Mai come ora è necessario sfidare un presente intollerabile, sovvertire l’ordine, spezzare le divisioni imposte dai confini, dai nazionalismi, dai padroni, dai generi, dalle religioni e dare forza ad una prospettiva basata sulla solidarietà e sulla cooperazione, sulla reale trasformazione sociale, sulla libertà, sull’anarchia.
È tempo di anarchia. Dobbiamo esserci e ci siamo. Siamo nelle piazze, a fianco di chi lotta, nei movimenti reali e nelle strutture costruite dal basso, portando metodi e pratiche libertarie. Abbiamo un patrimonio prezioso da mettere in comune, attraversato da tante esperienze di repressione, di carcerazioni, di esilio, ma anche da tante lotte, sperimentazioni, contaminazioni che rendono estremamente significativa ed efficace il nostro intervento attuale. È un patrimonio sostenuto da un pensiero che la storia non ha sconfitto, la cui limpidezza, dopo un secolo e mezzo, si affaccia intatta a rischiarare il presente. Un patrimonio alimentato da un tessuto organizzativo vivo fatto di persone, di circoli, di gruppi, di iniziative costanti. Il 2025 si è aperto nel mese di gennaio con il congresso della F.A.I. ed è andato a chiudersi in autunno con il convegno per gli 80 anni della Federazione. In mezzo, un anno di lotte, di iniziative, di presenza nelle piazze, di attività costante. Perché siamo padron* di niente e il nostro patrimonio vogliamo spartirlo, condividerlo, diffonderlo, farlo essere sempre vivo. Per la libertà, per l’anarchia. Buon 2026.
La redazione