Capa e Taro a Torino. Ancora una mistificazione.

Ancora un episodio mistificante sulla rivoluzione spagnola, attraverso la mostra delle foto di Robert Capa e Gerda Taro. Un altro tassello di neo storia sinistrata.

Gerda Taro e il suo compagno Robert Capa entrambi fotografi, sono simpatizzanti comunisti, arrivano in Spagna nell’agosto del ‘36 e cominciano a fotografare “ i loro ”. Capa e Taro in carriera non sono affatto immuni dal conformismo intellettuale che colpiva l’intellighenzia occidentale dopo l’affermarsi della dittatura bolscevica in Russia.

Abbiamo cosi l’ennesima visione falsificata in chiave marxista-leninista della guerra civile.

Ma grazie all’intuizione e bravura dei due, fa capolino ed infine prorompe il volto rivoluzionario, autentico propulsore della resistenza a Franco.

Vediamo così comparire una doppia Spagna leale alla Repubblica, quella finta delle miliziane pasciute dell’UGT, con il “ mono” stirato, il tacchetto e la pistolina cromata, che si esercitano in spiaggia, come del miliziano con cravatta, camicia bianca e fidanzata bionda per il giorno di festa, tutti rigorosamente in posa.

E i miliziani veri, armati sul ponte di ferro o sulla barricata, in Aragona con i contadini delle collettività poi distrutte dai comunisti l’ anno dopo. (1)

Infine in Andalusia per il capolavoro di tutto un secolo di fotografia di guerra: il miliziano colpito a morte.

Su questa foto la mistificazione imperversa. Colpisce su due fronti contemporaneamente.

Contro l’ autore, viene da lontano, fin dal 1975 egli è accusato di aver realizzato un falso facendo posare un miliziano che fingesse di cadere colpito a morte. Strano, perché il miliziano muore davvero quel giorno e in quel luogo. Accusa falsa e gratuita dettata dalla livida invidia di una mezza figura di giornalista sud africano (bianco ovviamente) un certo O’ Dowd Gallagher, detrattore a vita di Robert Capa (2) clamorosamente contradditorio, e portata avanti da altri meschinelli suoi pari (il giornalista Phillip Kinghtley), in Italia dal marxista-cinico Ando Gilardi che afferma di aver capito tutto dal negativo originale che invece è scomparso, in Spagna da un certo Miguel Pascual Mira comunista militante sconclusionato.

La censura infuria contro lo stesso miliziano ucciso dalla mitraglia franchista, di cui si tace nome, cognome e soprannome ben noti fin dallo scorso millenio (1996) nonostante i tentativi di dissimulazione, confusione e censura. E si tace puntualmente l’ appartenenza alle milizie volontarie della CNT, il sindacato anarchico di classe principale animatore della rivoluzione spagnola, anche se i miliziani che alle cinque della sera partecipano al fatale contrattacco di Cerro Muriano (13 km da Cordoba) CNT ce l’hanno ricamato sulla bustina, era il 5 settembre 1936. (3)

Nella mostra , come in mille altre occasioni, viene definito miliziano lealista, non si sa se per ignoranza o per dissimulazione voluta.

Cosi fra le celebrazioni del Nuovo Esercito Popolare Repubblicano spiccano i comunisti stalinisti che se ne stanno impadronendo, con i socialisti dell‘ UGT in secondo piano. Quartier generale del 5° reggimento, funerali del generale Pavol Lukacs (comunista ungherese), servizio sulla demagoga Dolores Ibarruri, i combattenti del battaglione Chiapayev (Chiapayev,1934, il film più amato da Stalin), il congresso internazionale degli intellettuali stalinisti e compagni di strada a Valencia, con lo schiaffeggiatissimo Ilya Erenburg e Tristan Tzara rifluito e pentito.

Ma adiirittura viene presentata una foto di Garcia Oliver ( Agosto ‘36 G.Taro) ancora fresco di barricate a Barcellona, come fosse il killer stalinista poi senatore della repubblica italiana Vittorio Vidali (Carlos Contreras). Si, Vittorio Vidali quello che fece sparire Andreu Nin leader del POUM, il partito comunista dissidente cui Capa e Taro erano più vicini.

Le trincee diventano bunker, una semplice ragazza in abiti borghesi: una miliziana aiutata a salire su un camion da un soldato in maniche corte, 3 caccia monoplano Polikarpov 1-16 (Rata) che volano in formazione sul cielo della capitale: bombardieri ribelli nel cielo di Madrid. Forse è più coinvolgente…

Non può mancare la fotografia, del tutto insignificante dell’ insegna di un rifugio dedicato a Lenin, scritto con caratteri da saloon del far west.

Per chi non lo sapesse ancora nel 2024 e soprattutto per chi non vuole che si sappia, il miliziano volontario in chiaro, immortalato dalla Leika di Capa, ha un nome, un cognome e una chiara appartenenza politica: si chiamava Federico Borrell Garcia “Taino”(3) militante del sindacato anarchico CNT, fondatore della Gioventù libertaria di Alcoy (Alicante), sabotatore della FAI già nel 1934. Aveva 24 anni.(4)

Seppellito un’ altra volta dalla censura, buttato in una fossa comune affinché anche le sue ossa si disperdano.

Mario Schizzo

NOTE:

(1) Dopo la sconfitta nella battaglia di Brunete, tanto voluta dai consiglieri sovietici e dal PCE, che non impedi’ di completare la conquista del nord a Franco; il comandante comunista Lister e i carri armati dell’ 11° divisione

furono distratti dal fronte per distruggere le collettività agricole aragonesi. L’ultimo giorno del disastro di Brunete (il nuovo esercito repubblicano perse più di 20.000 uomini….) Gerda Taro mori’ schiacciata da un carro armato amico fuori controllo, il 26 luglio 1937.

(2) Robert Capa muore il 25 Maggio 1954 saltando su una mina in Vietnam.

(3) Federico Garcia Borrell è stato subito riconosciuto dal fratello Evaristo che era con lui quando morì, appena messo difronte alla sequenza fotografica di Capa. Federico è stato riconosciuto dalle giberne prodotte da un artigiano di Alcoy anche da un giovane miliziano (14 anni) che apparteneva al suo stesso gruppo di attacco della colonna alcoyana: Mario Brotons Jorda.

(4) A Federico è stato dedicato, insieme ad un altro compagno caduto della colonna di Alcoy, un battaglione di volontari anarchici antifranchisti chiamato Ruesca-Taino che dal dicembre 1936 combatterà sul fronte di Teruel fino ad essere annientato.

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