Il 4 novembre scorso, in una delle piazze principali di Carrara (piazza Gramsci già piazza d’armi) si è svolta la festa delle forze armate, dove l’amministrazione insieme alle forze dell’ordine ha messo in scena un tragico teatrino coinvolgendo alcune scuole locali. I bambini hanno letto alcune lettere di soldati dal fronte della guerra del 15-18. In questo modo il messaggio è stato quello che la guerra si fece per dovere, pazienza se si andava a morire. In questo modo i bambini si abituano ad un mondo in cui la guerra è orribile ma normale.
In quell’occasione la nostra compagna Soledad non ha resistito e ha intonato “O Gorizia” il canto antimilitarista nato proprio nelle trincee della prima guerra mondiale. È stata fermata subito e trattenuta.
La notizia si è propagata velocemente e giorno dopo giorno partendo dal “Coro inni e canti di lotta della scuola popolare di musica Testaccio di Roma” in poco tempo è nata la volontà di fare una giornata che riunisse tutti in un unico canto corale. Sono arrivati da tutta Italia, cori di lotta e cantanti, a portare solidarietà e ribadire che le guerre di oggi, come quelle di ieri, distruggono i popoli e arricchiscono i potenti.
Tante sono state le adesioni che si sono dovute organizzare ben quattro piazze in cui sono stati distribuiti i vari cori che hanno cantato in contemporanea dalle 15.30 alle 16.30. In piazza delle Erbe, punto di partenza della rivolta delle donne carraresi alla violenza nazifascista; in piazza Alberica (già Gino Lucetti) luogo di nascita dei gruppi anarchici cittadini; in piazza Matteotti, dove, nel palazzo politeama si trovava la sede storica dei gruppi anarchici dal dopoguerra e dell’archivio Germinal (fino al crollo di alcuni solai per abusi edilizi avallati dalle amministrazioni pubbliche). Infine in piazza Gramsci. In ogni luogo si è cantato e parlato per tenere viva ogni piazza.
Alle 17.00 tutti si sono riuniti in piazza Gramsci per la cantata finale in cui a gran voce si è intonata “O Gorizia”.
Molti hanno portato il loro contributo anche solo con pane e lardo, vino e cibo per scaldare ancora di più l’aria.
Da questo spontaneo incontro è nata una giornata di condivisione che ha portato
alla città di Carrara, agonizzante dal punto di vista sociale e culturale, un momento di riflessione sulla nostra memoria storica.
La memoria storica e la necessità di mantenerla viva è ciò che da sempre muove la Biblioteca Archivio Germinal. Ogni occasione per tenerla viva è quanto mai necessaria.
Hanno partecipato:
Coro Inni e Canti di Lotta della Scuola Popolare di Musica di Testaccio (Roma)
Le Voci di Mezzo (Milano), Evelin Bandelli, Marco Rovelli (Massa), Davide Giromini (Carrara), I Suonatori Terra Terra (Firenze), Anna Barile (l’Aquila), Simona Ugolotti (Genova), Coro Garibaldi D’assalto (Livorno), De Soda Sister (Livorno), Peto e Leo (Piadena), Coro Novecento (Fiesole), Controcanto (Pisa), Il Coro di Micene (Milano), Massimo Ferrante (Napoli).
In contemporanea a Trieste, in Piazza S.Antonio si è tenuta una “passeggiata canora” antimilitarista del coro sociale Voci Arcutinate (vedi breve più sotto).
Archivio Germinal Carrara
Trieste: anche il coro sociale Voci Arcutinate in piazza
“Siam fratelli, non vogliam più la guerra”
Anche a Trieste, lo stesso giorno della manifestazione di Carrara, si è tenuta una “passeggiata canora” contro tutte le guerre e in solidarietà a Soledad Nicolazzi, una compagna anarchica che il 4 novembre a Carrara, nella piazza in cui si svolgevano i “festeggiamenti” della Prima Guerra Mondiale, aveva intonato “O Gorizia tu sei maledetta” e per tale motivo era stata portata via a forza dai poliziotti. Alle sette di sera il coro sociale delle “Voci Arcutinate” - in quasi trenta cantanti! - si è trovato tra due vie dedicate a due “signori macellai” della Prima Guerra Mondiale, Cadorna e Diaz, e proprio da questo punto ha levato il proprio canto, dedicato alle vittime di tutti i massacri di ieri e di oggi.
Da “O Piamontesi” a “O Gorizia tu sei maledetta” e da “Fuoco e mitragliatrici” a “O mamma traditora”, per finire con “Prendi il fucile e gettalo per terra” per una sera in città non si sono sentiti inni inneggianti alla guerra o alla nazione ma canzoni antimilitariste provenienti da diverse epoche e diversi luoghi, in particolare riferite alle sofferenze provate dai soldati in trincea durante Prima Guerra Mondiale ma non solo.
Il coro ha attraversato il centro storico di Trieste, fermandosi a cantare in diversi punti. Alcuni solidali portavano con sé cartelli antimilitaristi, per spiegare anche con le parole scritte il senso di questa manifestazione. E’ stato distribuito anche il testo della canzone “O Gorizia”, per far sì che la potesse cantare più gente possibile. Molte persone si sono fermate ad ascoltare, qualcuna si è anche unita al coro, in maniera spontanea e genuina.
E’ stato anche ricordato che il 12 dicembre non è una data scelta a caso: lo stesso giorno, 46 anni fa, scoppiò a Milano una bomba che uccise 16 persone. Naturalmente per lo Stato i colpevoli furono da subito gli anarchici, e solo dopo mesi e mesi di lotte e di controinformazione – passando per l’assassinio del compagno anarchico Pino Pinelli – fu chiaro (ma ancora non per tutti) che il mandante era lo Stato che aveva armato la mano dei fascisti. La strage di Stato di Piazza Fontana continua ancora oggi ad essere un simbolo della violenza brutale del potere e del terrorismo di Stato.
Il coro sociale “Voci Arcutinate”, attivo da più di un anno, riprende parte del vasto repertorio dei canti antimilitaristi e si ritrova ogni settimana presso la sede del gruppo Germinal, per cantare, parlare, confrontarsi sui canti via via proposti.
http://www.ildeposito.org/archivio/gruppi/cori/voci-arcutinate
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Contro quale guerra?
Intendiamo chiarire lo spirito col quale abbiamo aderito a questa iniziativa. Dichiarando innanzi tutto che a nostro parere quello che è accaduto un mese fa durante la commemorazione della Festa della Vittoria e delle Forze Armate che si celebra ogni anno per dare lustro ad un massacro perpetrato dallo stato ai danni della popolazione non ha niente di scandaloso, perché i poliziotti che hanno brutalmente bloccato chi intonava una canzone in disaccordo con tale celebrazione istituzionale, in questo Stato democratico hanno avuto tutto il DIRITTO di farlo e se ci si azzardasse a denunciare il fatto alle istituzioni ci si renderebbe conto che è così.
La contestazione evidentemente non è un diritto e non può chiedere di esserlo, che un diritto si concede o si riconosce e il diritto al dissenso in uno Stato democratico viene concesso e riconosciuto, quasi sempre tollerato, solo se si svolge nelle forme e nei modi che lo Stato preventivamente consente e non a caso si prevede il reato di “manifestazione non autorizzata”.
Ciò è ancora più vero durante la manifestazione di una sedicente Repubblica Democratica® che celebra con toni enfatici ed onorevoli una guerra e il valore del proprio esercito (e anche qui ci sarebbe da dire, che quell’esercito era Regio), perché la Repubblica Democratica® in cui viviamo FA la guerra e la considera uno strumento politico e una risorsa economica e quindi la deve tutelare.
Non la fa adesso all’ISIS o al terrorismo, l’ha sempre fatta: in Libano, in Iraq, in Somalia, in Eritrea, in Afghanistan, in Bosnia Erzegovina, in Libia, in Ruanda e in molti di altri luoghi, perché la Repubblica Democratica® in cui viviamo è il 7° produttore di armi al mondo ed è azionista di maggioranza di un gruppo industriale (Finmeccanica) che produce e vende armi. A chiunque.
E tra l’altro le produce anche a pochi chilometri da qui.
La Repubblica Democratica® in cui viviamo impegna forze denari ed energie per sottrarre alla giustizia celebrando come eroi due mercenari che hanno ucciso due pescatori, mentre accusa di terrorismo 4 ragazzi che hanno incendiato un compressore per difendere il luogo in cui vivono dalla devastazione ambientale e dalle speculazioni.
La Repubblica Democratica® in cui viviamo si limita a chiedere spiegazioni in merito al bombardamento di un ospedale di Emergency da parte di un alleato e nei fatti ne accetta la spiegazione piegandosi alla sua (dell’alleato) ragion di stato, perché evidentemente ne condivide le ragioni, nonostante l’Art.11 della sua Costituzione le imporrebbe di “ripudiare la guerra…come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
La Repubblica Democratica® in cui viviamo quindi poi s’indigna profondamente quando i propri soldati (che per definizione servono a fare la guerra) muoiono a Nassiriya per mano di coloro che stanno combattendo chiamando attentato quello che invece si chiama fatto di guerra, che però si chiama “missione di pace”.
La Repubblica Democratica® in cui viviamo promulga leggi speciali degne dello stato di guerra, che però chiama “stato d’emergenza”, per contrastare le contestazioni di migliaia di cittadini al G8 di Genova, al MUOS in Sicilia, alla linea del TAV in val di Susa, per citare i casi più eclatanti, e sfrutterà l’attuale situazione di tensione internazionale per inasprire queste pratiche.
La Repubblica Democratica® in cui viviamo lo fa spesso utilizzando i Carabinieri, che, a volte si rischia di dimenticarlo, sono proprio soldati (che per definizione servono a fare la guerra), ed ogni volta che lo fa dunque prevede una forma di guerra.
E questo la Repubblica Democratica® in cui viviamo lo fa perché non ha ancora fatto i conti col fascismo di cui lo Stato che pretende di governare è portatore anche nelle proprie istituzioni, per citarne una l’ordinamento giuridico (e viene da vomitare a dover citare il grande bastardo Mussolini che diceva “Il fascismo non l’ho creato, l’ho trovato nelle menti e nei cuori degli italiani”).
E lo fa soprattutto perché gli Stati lo fanno.
Detto questo non siamo pacifisti, riteniamo giusta e necessaria ogni lotta di liberazione dei POPOLI dall’oppressione di chi vuole imporre forme e modi, come ad esempio è accaduto durante la lotta partigiana al fascismo o come accade per la lotta dei compagni Curdi in Rojava, che combattono (unici al mondo) realmente l’ISIS (che è comunque uno Stato) e contestualmente (da trent’anni) combattono contro quegli Stati (Iraq, Turchia e Sirya) che tentano in tutti modi di schiacciarne la libertà arrivando a negare la storia per non riconoscerne l’esistenza.
Riteniamo quindi che chiunque impugni un’arma (e anche un manganello lo è) ordinato di farlo non meriti rispetto e lo faccia verso di noi, in ogni luogo e in ogni tempo.
E vivendo qui ed oggi siamo convinti che i diritti sono figli solo della cultura e si acquisiscono solo con la lotta, e le che le canzoni e i concerti sono solo uno strumento utile a sostenerla e a raccontarla.
Partecipiamo a questa manifestazione quindi per portare questo punto di vista, sicuri che finquando la lotta a questo stato di cose non sarà quotidiana e l’illusione democratica e la fiducia nello Stato o la sua paura albergheranno nel profondo del nostro agire, giornate come questa non potranno che essere un momento ricreativo funzionale solo a spolverare le nostre coscienze.
Circolo Culturale Anarchico G. Fiaschi – Carrara
Gruppo Germinal FAI – Carrara
USI-AIT sezione Carrara