Approfondimenti dalla Colombia e Salvador

Pubblichiamo due articoli tratti dal blog del gruppo anarchico galatea-FAI Catania.

La Colombia: tra violenze di Stato ed elezioni presidenziali

Omertà e omicidi di Stato
Il governo del presidente Duque conclude il suo mandato senza che abbia fatto luce sui crimini commessi durante le manifestazioni avvenute tra Aprile e Giugno del 2021. Ad un anno dalla fine delle proteste ancora non si conoscono le cifre esatte di tuttx coloro che sono “desaparecidxs” – compresx quellx uscitx di casa per protestare. Le ONG che hanno cercato di far luce su questi casi rivelano che la maggior parte dei delitti restano impuniti: alcune delle persone scomparse sono poi riapparse smembrate e i loro casi sono stati archiviati come allontanamenti volontari. Nei primi 40 giorni di manifestazioni erano già scomparse 800 persone. A Maggio la Fiscalìa assicurava che non c’era nessuna denuncia formale sulle sparizioni; quindici giorni dopo emetteva un altro rapporto che evidenziava 290 casi registrati. Lo stesso fiscale (procuratore) Barbosa, gran amico di Duque, affermava come nel mese di Agosto esistevano solo sei denunce ufficiali di persone scomparse e che, tra queste, almeno cinque non c’entravano nulla con le proteste. Peccato che secondo una piattaforma composta da 250 organizzazioni di diritti umani nei tre mesi di proteste sono stati documentati 820 casi di sparizioni forzate.
La maggior parte erano giovani, come Duvan.
Duvan Felipe Barrios, di 17 anni, il 5 giugno stava protestando nel Portal America a Bogotà. L’ultima volta che era stato visto in vita dai suoi amici, un agente dell’ESMAD (squadra antisommossa) lo stava portando via.
La madre aveva iniziato subito le ricerche e, dopo alcuni tentativi di depistaggio da parte delle autorità, il cadavere di Duvan era stato ritrovato dopo un mese in un fossato, ad un’ora e mezza di distanza da dove era scomparso. Il corpo presentava segni di violenza e ferite nei polsi, come se fosse stato ammanettato. Il comandante della polizia di Bogotà dichiarò che la morte di Duvan non c’entrava nulla con le proteste ed era dovuta ad un annegamento accidentale. La stessa sorte era toccata a Brahian Gabriel Rojas, scomparso il 28 aprile sul luogo degli scontri tra manifestanti ed ESMAD e ritrovato 6 giorni dopo annegato nel fiume Cauca.
Cercare desaparecidxs in Colombia è un problema di vecchia data. Le autorità negano che questo crimine esista e questa è la forma più radicale nel far scomparire un desaparecidx, afferma Camila Galindo coordinatrice tecnica della “Mesa nacional de personas desaparecidas”. Quando compaiono corpi smembrati o bruciati non si tiene nemmeno un registro degli eventi. Tutti gli sforzi sono tesi ad insabbiare i casi.
La Fiscalía ha un gruppo di lavoro che si occupa di cercare le persone scomparse. Solo che essi si occupano dei casi avvenuti nel contesto del conflitto armato e le manifestazioni sono un conflitto sociale. Di conseguenza, questi ultimi casi non sono inclusi nel citato gruppo di lavoro. La cosa grave di tutto questo è la non esistenza di una struttura che coordini le ricerche nell’immediato. (1)
Durante le manifestazioni l’unica speranza era gridare alle telecamere presenti il proprio nome e il numero di documento al momento di venire portati via dalla polizia. I/le manifestanti vivevano nel terrore di essere fattx sparire mentre venivano trasferitx ai commissariati. La maggior parte delle violenze sessuali e fisiche avvenivano durante questi trasferimenti che, a volte, duravano ore, rinchiusx in un blindato della polizia senza sapere dove si fosse direttx, subendo minacce dirette dalle forze dell’ordine.
Dei più di 800 casi documentati di desaparecidxs, la Fiscalia fino ad oggi ne ha registrati 528; di questi, 23 sono statx ritrovatx mortx. Ci sono ancora 312 casi su cui non è mai stata aperta un’indagine. Per questi ultimi è stata interposta un’azione di tutela contro la Fiscalia da parte di organizzazioni internazionali che vogliono far luce sulle ragioni dell’insabbiamento.
Oltre ai casi di persone scomparse, ci sono decine di persone in attesa di processo con l’accusa di terrorismo – solo perché hanno partecipato a manifestazioni e registrato gli eventi coi loro cellulari. Il terrorismo, secondo la Fiscalia è infatti definito come ciò che causa panico o paura e gli atti di vandalismo rientrano nella definizione. Quindi troviamo giovani che protestavano con gli stessi capi d’accusa di guerriglieri o paramilitari. Tutto con il fine di criminalizzare la protesta e impaurire i/le manifestanti.
Per quanto riguarda gli oltre 5000 casi di abusi di autorità registrati dall’ONG Temblores, non c’è stato nessun arresto per i poliziotti mentre per quanto riguarda i quarantasette omicidi presumibilmente compiuti dalle forze dell’ordine, sono stati effettuati solo tre arresti.
Nemmeno quando prove e testimoni sono presenti la giustizia fa il suo corso. I/le parenti delle vittime che hanno chiesto giustizia sono statx costrettx a scappare e cercare protezione all’estero in seguito alle minacce ricevute.(2)

Il “Paro Armado”
In seguito all’arresto di Otoniel, capo del Clan del Golfo, sono iniziate subito le udienze con la JEP (Justicia y Paz). La JEP è un organismo che si occupa di far conoscere la verità alle vittime del conflitto colombiano cercando di scoprire i nessi tra il paramilitarismo e lo Stato e, al tempo stesso, ritrovare le persone scomparse. Appena Otoniel ha iniziato a parlare e fare i nomi dei comandanti dell’esercito coinvolti, sono iniziate le interferenze della polizia ed è stata approvata la sua estradizione negli Stati Uniti.
Secondo Gerardo Vega, rappresentante di una associazione delle vittime, l’estradizione è stata fatta col seguente proposito: occultare i veri colpevoli e non far conoscere la verità. Negli Stati Uniti, infatti, i tribunali si concentrano sulle rotte del narcotraffico – in particolare sulle negoziazioni tra acquirenti e venditori -, e non sulla riparazione alle vittime e sulla verità dietro al conflitto. (3)
Subito dopo l’arresto, Duque ha celebrato la fine del gruppo criminale. Ma l’organizzazione ha voluto dimostrare chi comanda veramente e, subito dopo l’estradizione del boss, ha dichiarato un “Paro Armado” (“sciopero armato”). Durante questi giorni sono state paralizzate 11 regioni colombiane; sono stati commessi 12 omicidi e incendiati centinaia di veicoli di chi si arrischiava a girare per le strade nonostante il blocco imposto. In questa fase, i negozi e le scuole sono stati chiusi. L’obiettivo di questo “paro” è dimostrare che la politica di “sicurezza” di Duque è fallimentare.
Nonostante l’arresto di Otoniel, il Clan del Golfo continua ad essere più forte che mai ed ha il pieno controllo di alcune zone del paese. Anzi, dalla firma degli accordi di pace ad oggi, il Clan ha occupato territori che prima erano di dominio della guerriglia e si è, quindi, ulteriormente ingrandito, diventando più potente che mai.
La reazione del governo a questi blocchi è stata insufficiente, per non dire inesistente.
I blindati dell’esercito mandati per assicurare la circolazione sono stati attaccati dal clan e l’atteggiamento generale delle istituzioni è stato di passività di fronte agli eventi. (4)
Nelle zone più calde, inoltre, anche il giornalismo indipendente è stato silenziato.
I/le reporter che coprivano gli eventi sono statx minacciatx; 15 stazioni radio di Antioquia e Cordoba hanno dovuto sospendere le trasmissioni dopo che si sono rifiutati di leggere il comunicato diffuso dal Clan dove si annunciava il “paro”.
Il rifiuto da parte dei/delle giornalistx indipendenti è stato dettato dal fatto di non voler collaborare con il gruppo criminale nell’infondere paura nella popolazione.
Nonostante ciò, era comunque un pericolo anche il solo uscire di casa durante queste fasi. Per tale ragione, essx hanno deciso di sospendere le trasmissioni durante questo periodo.
Le forze militari ,che a parole promettevano protezione, sono stati inutili quando non direttamente conniventi. (5) Ciò si è visto quando, nei giorni dello “sciopero”, si è celebrato un matrimonio con diversi politici invitati, proprio nel cuore della zona più conflittuale. La gente comune doveva restare chiusa in casa mentre i fuochi d’artificio scoppiavano e gli/le invitatx del matrimonio potevano tranquillamente muoversi per raggiungere la cerimonia. (6)
Il “paro”, in definitiva, è avvenuto alla fine della campagna elettorale presidenziale, dimostrando da una parte la presunta inazione del governo di fronte a questi eventi e, dall’altro, spingendo le persone votanti a richiedere, ipoteticamente, una repressione ancor più dura contro questi gruppi armati.
In ogni caso, il terrorismo – che sia paramilitare o statale -, continua a comandare in Colombia.

La carnevalata elettorale
Nonostante il consenso popolare verso il governo sia sceso intorno al 20% (6), Duque ha sostenuto che se avesse potuto si sarebbe candidato nuovamente.
L’impedimento a questa rielezione presidenziale è data da una modifica dell’articolo 197 della “Constitución Política” avvenuta con l’ “Acto Legislativo 02” del 2015 da parte del “Congreso de la República.”
Intervistato dalla BBC, Duque ha rivendicato di aver raggiunto risultati durante la sua presidenza – che però non sono confermati dai dati odierni. Egli è convinto di aver favorito la crescita economica quando, invece, 26 milioni di persone (la metà del paese) vivono nella povertà e la Colombia è l’unico paese latino americano che soffre di carenza alimentare ed il secondo in classifica per disuguaglianza a livello continentale.
Anche dal punto di vista della sicurezza non ci sono stati progressi; gli ettari coltivati a coca sono diminuiti ma, grazie anche ai cartelli messicani che stanno aumentando la loro presenza nel territorio ed intessono relazioni coi gruppi criminali locali, la produzione di cocaina è aumentata. E le presunte conquiste fatte con l’arresto di Otoniel si sono rivelate vane come dimostrato con il “paro armato”. (7)
Dopo la prima tornata elettorale i voti non sono bastati per eleggere al primo turno Gustavo Petro, il candidato favorito. Quest’ultimo ha ottenuto il 40% dei voti contro il 28% di Rodolfo Hernandez, un imprenditore maleducato, demagogo e prepotente che non ha una proposta reale e concreta per il paese.
D’altra parte anche con Petro molte proposte sono demagogiche e non escono dalle solite logiche capitalistiche. Celebre la proposta di qualche anno fa di rimpiazzare il petrolio con gli avocado perché così viene salvaguardata la natura. Peccato però che il fabbisogno di acqua degli avocado ha già creato non pochi problemi in Messico e Cile, prosciugando quasi completamente le falde acquifere e lasciando senza acqua la popolazione.
Comunque vada questa tornata elettorale, la Colombia sta ancora pagando le politiche economiche scellerate degli ultimi 15 anni dove i presidenti che vi sono stati (Uribe, Santos e Duque) non si sono fatti scrupoli nel scendere a compromessi con il Fondo Monetario Internazionale e affamare la popolazione.
Ciò lo possiamo vedere dai dati di questi ultimi mesi del Dipartimento Amministrativo Nazionale di Statistica. Con l’inflazione arrivata al 9%, i prezzi medi dei generi alimentari sono aumentati del 13,25% (8); nonostante sia stato fissato ad un milione di pesos colombiani il salario minimo, il compenso medio per i lavoratori e le lavoratrici è di poco superiore a quest’ultimo.(9)
In tutto questa situazione, il tasso di disoccupazione è all’11% e, secondo la “Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi”, l’indice di povertà (10) in Colombia potrà raggiungere il 39% quest’anno (con un aumento del 3% rispetto al 2021).
Con dati del genere, un cambiamento di figure di potere e una serie di accordi ancora vigenti con determinati aziende ed istituti finanziari internazionali, potrà mai cambiare lo status quo nel paese sudamericano?
Nonostante la situazione non sia delle migliori, l’organizzazione comunitaria presente in alcune regioni apre uno spiraglio di speranza verso un cambiamento dello stato di cose presenti in un territorio che, da più di mezzo secolo, è martoriato dalle violenze dello Stato e del Capitale.

La storia non conosce alternativa al sistema rappresentativo, generalizzato dalla democrazia borghese, fuorché nell’assolutismo autocratico od oligarchico”, scriveva Max Sartin in “Il sistema rappresentativo e l’ideale anarchico”, “Noi siamo banditori di un’idea nuova di convivenza sociale, un’idea che urta violentemente contro i pregiudizi ereditari, contro la pigrizia delle menti intorpidite dall’ignoranza e dalle privazioni, soprattutto contro gli interessi trincerati del privilegio economico e politico.”

Articolo scritto da Federica per il Gruppo Anarchico Galatea-FAI di Catania

https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/06/11/la-colombia-tra-violenze-di-stato-ed-elezioni-presidenziali/

Note

(1) Colombia: un sistema que desaparece a los desaparecidos, 10 Marzo 2022, Cerosetenta
https://web.archive.org/web/20220404005241/https://cerosetenta.uniandes.edu.co/un-sistema-que-desaparece-a-los-desaparecidos/

(2) La selectividad de la justicia colombiana en los hechos ocurridos en el Paro Nacional, 11 Maggio 2022, ¡Pacifista!
https://web.archive.org/web/20220530163610/https://pacifista.tv/notas/la-selectividad-de-la-justicia-colombiana-en-los-hechos-ocurridos-en-el-paro-nacional/

(3) Quieren que ‘Otoniel’ no diga la verdad”: representante de las victimas criticó interferencia de las autoridades en las audiencias, 23 Marzo 2022, infobae
https://web.archive.org/web/20220323173021/https://www.infobae.com/america/colombia/2022/03/23/quieren-que-otoniel-no-diga-la-verdad-representante-de-las-victimas-critico-interferencia-de-las-autoridades-en-las-audiencias/

(4) Paro armado en Colombia: el fracaso de la política de seguridad del Gobierno, según analistas, 8 Maggio 2022, France24
https://web.archive.org/web/20220515044856/https://www.france24.com/es/am%C3%A9rica-latina/20220508-colombia-paro-armado-clan-del-golfo-otoniel-elecciones-violencia

(5) Así vivió la prensa el paro armado en el corazón del Clan del Golfo, Cerosetenta
https://web.archive.org/web/20220519164145/https://cerosetenta.uniandes.edu.co/ediciones/asi-vivio-la-prensa-el-paro-armado-en-el-corazon-del-clan-del-golfo/

(6) La élite política conservadora celebra una fiesta en medio del paro armado en Colombia, 10 Maggio 2022, El País
https://web.archive.org/web/20220608154051/https://elpais.com/america-colombia/2022-05-10/la-elite-politica-conservadora-celebra-una-fiesta-en-medio-del-paro-armado-en-colombia.html

(7) Iván Duque sobre las elecciones en Colombia: “Si pudiera presentarme, estaría en la pelea y sería reelegido”, 23 Maggio 2022, BBC News Mundo
https://web.archive.org/web/20220610093725/https://www.bbc.com/mundo/noticias-america-latina-61538860

(8) La inflación tiene a los colombianos contando moneditas para comer, 6 maggio 2022, Criterio
https://web.archive.org/web/20220506172016/https://diariocriterio.com/inflacion-2022-productos-mas-caros/

(9) Subió la proporción de trabajadores con menos de un salario mínimo, 1 Febbraio 2022, Portafolio
https://web.archive.org/web/20220216012711/https://www.portafolio.co/economia/gobierno/en-colombia-mas-trabajadores-ganan-menos-del-salario-minimo-561226a

(10) Según la Cepal, Colombia es el país donde más crecerían niveles de pobreza en 2022, 7 Giugno 2022, La Republica
https://web.archive.org/web/20220609004052/https://www.larepublica.co/globoeconomia/colombia-el-pais-en-donde-mas-aumentarian-los-niveles-de-pobreza-durante-este-ano-3378484

 

***

Il bitcoin è sinonimo di miseria per El Salvador

Scritto di José Alfredo Alfaro Alemán, membro del Comitato Editoriale e Scientifico della “Revista Anarquista Machete”.
Tradotto dal Gruppo Anarchico Galatea-FAI Catania
Revisionato da Elena Z.

El Salvador, America Centrale.
El Salvador è un paese prevalentemente rurale, la cui base economica dipende in larga misura dalle rimesse [1], dal settore dei servizi, dal subappalto dei salari per le grandi imprese e dal commercio informale. Ha una popolazione di oltre sei milioni e mezzo di persone che vivono stipate in un’area di 21.000 chilometri quadrati.

La maggioranza di loro si trova alle soglie dell’estrema povertà e della malnutrizione, senza accesso ai servizi di base come la salute, l’istruzione e l’occupazione, vulnerabile alla repressione da parte dello Stato salvadoregno, delle istituzioni poliziesche e militari e al fenomeno delle “maras” [2] o bande.

Dalla metà del XIX secolo, nel paese si sono succedute élite commerciali al potere che hanno usato le casse dello Stato per condurre affari privati. All’inizio del secolo scorso si è assistito alla privatizzazione delle terre comunali e degli ejidos [3], a cui è seguito un militarismo dittatoriale tecnocratico-riformista negli anni Cinquanta, che è culminato in una guerra civile durata più di dodici anni.

Infine, all’inizio del XXI secolo, [vi è stato] un periodo violento segnato dalla privatizzazione delle imprese nazionali, della sanità, delle comunicazioni, dell’istruzione, l’imposizione del dollaro statunitense come moneta legale e l’emergere di gruppi criminali o maras finanziati da questi governi.

Come se la situazione socio-economica non potesse ulteriormente peggiorare, il nuovo governo conosciuto a livello mondiale per avere a capo il “presidente più figo dell’America Latina”, un megalomane e mitomane che proviene dai settori più recalcitranti del militarismo e dell’imprenditoria privata – la cui piattaforma di governo comprende i rancorosi e gli espulsi dai partiti tradizionali della sinistra neoliberale, la destra ortodossa tradizionale e i gruppi paramilitari sopravvissuti alla guerra che erano stati sciolti con gli accordi di pace del 1992 -, ha punito ancora una volta la popolazione salvadoregna con l’imposizione del bitcoin come moneta legale, obbligando le aziende e le piccole imprese ad accettare questa moneta virtuale e, approfittando dello stato di necessità della maggioranza povera, l’ha convinta ad aprire un portafoglio virtuale a cui, chiunque ne abbia bisogno, può accedere attraverso un’applicazione telefonica nota come “Chivo Wallet”, permettendosi di affermare di aver “regalato” 30 dollari per incoraggiarne l’uso massiccio tra la popolazione.

La gente, che in media ha un accesso limitato all’istruzione, fatica a comprendere l’inganno, ma questo denaro “regalato” proviene da un pesante investimento di miliardi di dollari prelevati dalle casse pubbliche e realizzato dal partito “Nuevas Ideas” (guidato dalle stesse élite tradizionali che in passato si sono arricchite con la corruzione delle istituzioni e delle politiche pubbliche) nell’acquisire qualche centinaio di monete virtuali che, giorno dopo giorno, si degradano e perdono valore.

Ora quei milioni investiti in bitcoin andranno a peggiorare la situazione fiscale, che attualmente ha un rapporto debito/PIL dell’85%, rendendo il debito del paese perenne per tutte le generazioni future.

Mentre il presidente fa sognare il popolo con l’estrazione di bitcoin dall’energia geotermica del vulcano Conchagua nella parte orientale del paese, sostenendo che le criptovalute raggiungeranno un tale valore nel mercato internazionale da farci uscire dalla povertà, che le sue politiche improvvisate in materia di sicurezza porranno fine alle “maras”, eccetera eccetera; la popolazione fa lunghe file fuori dall’unico ospedale specializzato della capitale e dai centri sanitari locali, vaga per le piazze senza lavoro o semplicemente lavora fino a 12 ore al giorno per 7 miserabili dollari, e alla fine sono queste persone a pagare la dura crisi a cui ci ha portato l’avventura privata con denaro pubblico del presidente della grande “N”.

El Salvador è un Paese dissanguato da queste classi di élite commerciali, che ogni cinque anni cambia colore e facce, ma al cui interno va avanti lo stesso imbroglio da più di duecento anni: lo Stato salvadoregno è diventato un’impresa, a cui può partecipare solo chi può permettersi di spendere milioni di dollari in pubblicità per far credere di portare il popolo nella direzione giusta, usando la paura, il bisogno e la miseria come arma politica – come fa l’attuale governo di Nayib Bukele e le sue “Nuevas Ideas”.

https://gruppoanarchicogalatea.noblogs.org/post/2022/06/09/il-bitcoin-e-sinonimo-di-miseria-per-el-salvador/

Note dei traduttori
[1] La rimessa estera è un trasferimento unilaterale di denaro verso l’estero, effettuato da un lavoratore straniero a beneficio di un altro individuo residente nel suo paese di origine (in genere familiari, parenti, o amici).

[2] Le “maras” o “marabuntas” sono delle bande criminali nate negli Stati Uniti e diffuse in Centro-America (in particolare El Salvador, Honduras e Guatemala)

[3] L’ejido è un tipo di fondo agricolo della legislazione messicana, associato principalmente alla riforma agraria rivoluzionaria del 1915. Il terreno è di uso collettivo, indivisibile e senza possibilità di essere venduto o ereditato. Questa formula dell’ejido è stato adottato anche da altri paesi centro-americani, El Salvador compreso.

Related posts