Sono stato stimolato a scrivere due righe leggendo l’articolo di Massi “ Il burkini come paradigma della sconfitta”( U.N. 11/9/2016) Devo dire che l’ ho letto 3/ 4 volte poiché una serie di concetti mi erano assai chiari ed alcuni anche condivisibili ma non riuscivo a capire dove l’autore andava a parare.
Una parentesi: Io mi sono, di recente, abbonato ad UN ma non mi ritengo un anarchico né condivido molti contenuti di fondo dell’anarchismo. Sono stato spinto ad abbonarmi, forse, per un aspetto nostalgico che mi rimandava a più di 50 anni fa quando a Siena tra la Casa dello studente e Piazza del Campo incrociavo un uomo, serio, anziano e dall’aria pensierosa, con tanto di fiocco anarchico (un po’ usurato) alla Lavallière. Appoggiato all’angolo di un portico teneva ai suoi piedi una cerata con un pacco di Umanità Nova che vendeva a chi la chiedeva, senza insistere e senza nemmeno proporre. All’epoca il formato era grande. Il bilancio sempre in rosso. Qualche volta compariva anche Volontà, Seme Anarchico ed addirittura L’Adunata dei Refrattari. Ero diventato un assiduo acquirente e leggendolo mi pareva di tornare ad una atmosfera simpaticamente, quanto ingenuamente, anti religiosa di fine 800 e ad una opposizione utopistica allo stato in se. Grazie a questa simpatia e curiosità proposi e realizzammo anche una conferenza sulla pace e la guerra con U.Marzocchi, presso la Casa del Popolo.
Un altro motivo che mi ha spinto ad abbonarmi è l’impressione che l’attuale sinistra, dopo il crollo delle ideologie, navighi sotto costa come i naviganti prima dell’invenzione del sestante e della bussola. L’Anarchia (parlo dell’area di U.N. e di A) invece continua a prendere il largo diretta (più o meno) verso un’isola che probabilmente non c’è come, ma serve ad intraprendere un viaggio colle sue avventure e fantasie collegate e forse delle nuove scoperte grazie ad una serendipità sempre possibile dietro l’angolo.
Torno però all’articolo: Se ho capito bene Massi vuol dirci, tra l’altro, che c’è il rischio di schieramenti contro l’islamofobia potrebbe diventare una islamofilia, cioè una sorta di appoggio ad una religione che certo è al di fuori del pensiero anarchico. In tal modo un atteggiamento critico sui divieti legati all’abbigliamento, gli ostacoli a nuovi luoghi di culto porterebbe ,di fatto,“questi compagni e compagne” a confondersi coi fautori dell’islam o comunque di una religione.
Alcuni dettagli: La laicità dello stato sancita in Francia sin dal 1905 ed in Italia più recentemente significa, che non c’è religione di Stato che invece si fa garante della libera espressione delle varie confessioni religiose che si riconoscono nelle sue leggi.. L’applicazione, di questo spirito laico, agli abbigliamenti che esprimono l’appartenenza religiosa usata per il burkini mi pare surrettizia. Molti abbigliamenti mostrano l’appartenenza religiosa: quello dei frati sempre e quello dei preti cristiani (qualche volta), quelli delle suore, dei Sick, degli Hare Chrishna ed altri sono tranquillamente e giustamente usati in pubblico. Mi pare che il problema burka, burkini, velo, sollevato da una parte delle autorità francesi non possa fondarsi sulla laicità dello stato ma sia implicitamente rivolto contro una potenziale simbologia islamica. Come una legge esplicita contro il burka integrale avrebbe, in Italia, lo stesso sapore visto che c’è già una legge che impone di non nascondere totalmente il volto.
Al di là della comprensibile emotività del momento che può aver stimolato, in Francia, queste proposte, credo sia utile proporre alcune riflessioni:
Se vogliamo vedere la situazione in modo più vasto può essere utile pensare anche ad un terrorismo nostrano che, spesso, preferiamo eliminare dalla nostra memoria o vederlo separatamente. In breve mi riferisco in particolare alla strage effettuata in Norvegia da Breivik, all’attentato suicida in Finlandia, a quello in Svizzera che azzerò quasi al completo un consiglio cantonale, a vari attentati terroristici negli USA ed in particolare alla mattanza nelle scuole statunitensi. Certamente i terrorismi che imperversano in molte parti del mondo hanno radici, cause e concause diverse. Tuttavia potrebbe esserci un aspetto unificante per quanto riguarda almeno l’Europa. Potrebbe essere un malessere diffuso che credo legato al crollo delle ideologie ed alla mancanza di garanti ideali che facciano da ponte tra l’interno, l’esterno, il personale ed il sociale.
Questo potrebbe supportare la ormai radicata tendenza a vedere tutto il male fuori esentandoci da una partecipazione attiva, personale, a far avanzare una società più giusta per tutti che però presuppone anche la capacità di colloquio coi nostri aspetti meno edificanti che attualmente esportiamo spesso fuori di noi.
Un altro sintomo di questa situazione potrebbe essere visto in un particolare fenomeno attuale: sta crescendo il senso di insicurezza tra la popolazione nel mentre i reati stanno diminuendo (come risulta dai dati del Ministero degli interni, dai quali, tra l’altro si può evincere che siamo la nazione europea con meno omicidi e che abbiamo il più basso tasso di omicidi dall’unità d’Italia). Da questo un diffuso stato di malessere.
Questa senso di insicurezza dunque non potrà diminuire con interventi di polizia ma penso che diminuirà quando da un lato faticosamente riusciremo a creare dei nuovi garanti ideali che permettano un recupero di quanto abbiamo spostato fuori, dall’altro e più a breve quando avremo eliminato o molto ridimensionato i ghetti, la miseria dei quartieri a prevalenza di immigrati o di cittadini europei figli di immigrati. Per quanto ci riguarda più da vicino sappiamo tutti che molti luoghi di accoglienza per rifugiati e immigrati sono piuttosto luoghi di attesa / “reclusione” per persone che non hanno commesso reati.
Certamente l’estremismo islamico si presta a veicolare aspetti distruttivo/aggressivi che sono diffusi in molte situazioni socio politiche e dove il disagio sociale e politico dei ghetti per stranieri o cittadini europea di origini straniera da dove provengono molti attentatori potrebbe essere il pabulum che crea pericolosi cortocircuiti e connivenze. Il terrorismo, effettuato poi da europei di origine europea e che sorge in situazioni economicamente non disagiate spesso non è nemmeno veicolato da ideologie ed è perciò ancor più inquietante ma sarebbe molto utile pensarlo quando si parla di terrorismo/ Sarebbe utile un Il discorso sui ponti che uniscono questi due terrorismi. Ciò esula da questo breve contributo che vuol solo proporlo come un aspetto di riflessione.
Tornando ora al Burkini dell’articolo da cui ho preso spunto credo che le normative sull’abbigliamento e sull’ostacolare il sorgere di nuove moschee possano/debbano essere viste come misure contrarie alla libertà d’espressione umana e pertanto non mi stupisce che degli anarchici si uniscano a chi non è d’accordo su questi divieti e mi lascia perplesso che nell’articolo vengano tacciati di essere anche “abbastanza razzisti”. Comunque sul Burkini l’autore dell’articolo può andar tranquillo poiché l’autunno/inverno eliminerà il problema sulla spiaggia.
Sergio Fava