Alessandro Morena: una vita tra memoria, lotta e libertà

Monfalcone – Venerdì 23 maggio ci ha lasciati Alessandro Morena, compagno, storico, militante libertario. Era in viaggio in Georgia quando, dopo aver affrontato con grande forza e coraggio i suoi problemi di salute, ci ha lasciati a causa di una complicazione improvvisa. La notizia è arrivata come un pugno nello stomaco. Per chi lo ha conosciuto, per chi ha condiviso con lui anche solo un tratto di strada, il dolore è feroce. A Lidia e a tutte le persone che gli hanno voluto bene va il nostro abbraccio sincero, collettivo, partigiano.

Ma Alessandro non era solo un amico. Non era solo un compagno. Era un pezzo vivo di storia ribelle di Monfalcone e dell’Isontino, uno di quelli che si sono sporcati le mani per cambiare il mondo.

A 14 anni aderisce a Lotta Continua, inizia a confrontarsi con la strada, con i fascisti da affrontare, come a Cassegliano, con quella rabbia giusta contro ogni autoritarismo e prepotenza. Sa cos’è la fabbrica, conosce il dolore e la rabbia degli operai, conoscerà più avanti la polvere dell’amianto che soffoca senza fare rumore. Alla fine dell’esperienza di Lotta Continua, è vicino al gruppo “Lotta Continua per il Comunismo” con Gabriele Polo e altri compagni.

Sempre solidale, nel 1976, a soli 16 anni, è tra i primi ad accorrere in Friuli per portare aiuto alle popolazioni colpite dal terremoto. Partecipa alla fine degli anni ’70 ai campeggi antinucleari fatti dal Coordinamento antimilitarista e antinucleare friulano in diverse zone della regione, primo segno della sua attenzione ecologista. Nei primi anni ’80 partecipa all’esperienza sandinista in Nicaragua, portando con sé quell’internazionalismo concreto che lo ha sempre animato.

E continua a lottare. Nel 1983 il locale gruppo anarchico Aleksander Berkman insieme ad altre realtà con sensibilità antimilitarista avevano indetto una grossa manifestazione davanti all’allora Italcantieri a Monfalcone in occasione del varo della portaelicotteri Garibaldi. Diversi furono i momenti di tensione. Tra i presenti anche Alessandro, a muso duro, di fronte alla celere.

Partecipa poi al Gruppo di Studio Energia ed Ecologia, ospitato presso il Circolo Universitario di Monfalcone, occupandosi delle problematiche legate alla centrale termoelettrica. Nel 1987 è tra i principali promotori di una manifestazione contro l’importazione del carbone dal Sud Africa, usato proprio in quella centrale. Un’iniziativa che univa la lotta ecologista a quella antirazzista, nel quadro di una mobilitazione internazionale contro l’apartheid.

Dal 1992 al 1998 milita in Rifondazione Comunista: pur allergico alle logiche di partito, partecipa alla Commissione provinciale lavoro, iniziando una riflessione profonda sull’uso dell’amianto nel cantiere navale. È in questo contesto che conosce Lidia, che gli sarà compagna fino alla fine.

Diventa quindi attivista nell’Associazione Esposti Amianto, al fianco delle vedove, di chi si è ammalato e morto. Ha contribuito significativamente alla comprensione e alla sensibilizzazione sui danni dell’amianto, in particolare per i lavoratori dei cantieri di Monfalcone. Il suo lavoro di ricerca e documentazione ha alimentato il dibattito pubblico e ha fornito dati preziosi per la legislazione regionale e nazionale sull’amianto. Con l’Associazione Esposti Amianto, di cui è stato fondatore, è riuscito a portare i padroni assassini sul banco degli imputati, dentro un’aula di tribunale.

Ma Alessandro era anche e forse soprattutto memoria militante. Ha scritto per restituire voce a chi non l’ha mai avuta. Con libri come “Polvere” (Kappa Vu, 2000), “La valigia e l’idea” (Consorzio Culturale del Monfalconese, 2006), “L’immaginario imprigionato” (con Anna Di Gianantonio e Tommaso Montanari, Consorzio Culturale del Monfalconse, 2005): titoli che sono bussole per chi vuole capire davvero Monfalcone e le sue ferite aperte, le sue promesse non mantenute, la sua resistenza cocciuta. Era uno storico, sì, ma non accademico: la storia la portava addosso, nello zaino e nelle mani, la faceva camminare nelle strade, nei bar, nei cortei. Non la imprigionava nei faldoni, la liberava.

Dopo anni di frequentazione dei centri sociali (era presente sul tetto del Leoncavallo nel 1989 durante il tentato sgombero), si avvicina ai circoli anarchici. Nel 2009 partecipa alla fondazione del Coordinamento Libertario Isontino, cercando spazi nuovi per costruire pensiero e pratiche orizzontali. E quello spazio lo trova nel “suo” Caffè Esperanto, in via Terenziana 22 a Monfalcone, che dal 2017 diventa laboratorio di autogestione e assemblee. Un luogo di resistenza quotidiana, ospitale e determinato, che nel 2024 Alessandro dona al collettivo che lo gestisce. Un gesto che racconta meglio di mille parole chi era Alessandro: generoso, concreto, profondamente anarchico.

Faceva anche parte del sindacato anarcosindacalista USI Sanità e dell’ANPI, tenendo insieme memoria e lotta, radici e orizzonti. Nel 2018 è tra i principali promotori delle iniziative antimilitariste a Gorizia, in occasione del centenario della fine della Prima guerra mondiale. Un convegno e una partecipata manifestazione rompono il silenzio istituzionale.

Il periodo della pandemia è stato per Alessandro un periodo di grosso stress, soprattutto lavorativo: il suo impiego di tecnico radiologo in ospedale lo oberava di lavoro e lo esponeva a grossi rischi. A questo periodo è seguita una ripresa intensa, gioiosa e feconda dell’attività politica, con riunioni “clandestine” e non che hanno permesso, anche grazie alla sua capacità di analisi ed empatia, di evitare le rotture che hanno segnato altrove quel periodo.

Ci lascia un patrimonio enorme di idee, scritti, testimonianze e ricordi. Ma soprattutto ci lascia un esempio: vivere senza padroni, né nelle idee né nei sentimenti. Vivere con radicalità e con passione, controvento se serve, ma sempre insieme nella “gioia della militanza” come gli piaceva ripetere.

Alessandro Morena era uno di quei compagni che non dimentichi. Uno che ti insegna senza mettersi in cattedra, lontano dal protagonismo. Uno che credeva nella libertà come responsabilità collettiva.

Noi lo saluteremo con un brindisi al Caffè Esperanto, con una discussione accesa, con un libro passato di mano in mano, con un coro in un corteo, con una sprangata metaforica contro l’indifferenza e l’ingiustizia.

La memoria è lotta. E Alessandro era entrambe.

Che la terra ti sia lieve, come lieve non è mai stata la vita che hai scelto, ma sempre profondamente, ostinatamente, autentica.

Hasta siempre, compagno.

I compagni e le compagne del Caffè Esperanto

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