A 79 anni dall’eccidio delle Fosse ardeatine

Il 24 marzo 1944 le SS si macchiarono di uno dei peggiori crimini commessi in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Nelle Cave Ardeatine – poi rinominate “Fosse” – alle porte di Roma, 335 persone furono trucidate. L’eccidio nazista fu ordinato direttamente da Hitler, organizzato dallo stato maggiore del generale Kesserling ed attuato dal colonnello Kappler e dagli uomini delle SD come rappresaglia per l’azione partigiana dei G.A.P. in via Rasella, dove il giorno prima erano stati uccisi 33 soldati tedeschi. La lista dei condannati fu redatta dal capitano delle SS Priebke, che “per errore” inserì cinque condannati in più all’elenco che – secondo le indicazioni date dall’alto – doveva contenere 330 uomini, 10 italiani per ognuno dei 33 tedeschi uccisi. La scelta ricadde su partigiani, ebrei e detenuti. Tra i partigiani figuravano anche diversi anarchici: Aldo Eluisi, Filippo Rocchi, Giulio Roncacci, Manlio Gelsomini, Umberto Scattoni, Mario Tapparelli, Luigi Gavioli, Carlo Camisotti, Egidio Renzi e Antonio Gallarello.

Dal dopoguerra il Partito Comunista Italiano ha finto di essere stato l’unico titolare della Resistenza condannando all’oblio tutti e tutte coloro che avevano rischiato la vita (e in molti casi l’avevano persa) per un ideale di rivoluzione sociale e non per il “compromesso storico”. Ha iscritto, dopo la morte, molte delle vittime al Partito Comunista (che a Roma era sostanzialmente assente), ha condannato alla damnatio memoriae tutte le istanze politiche (anarchici, bandiera rossa, giellisti) che non erano compatibili con il partito ed ha ricondotto la memoria della lotta antifascista alla mera celebrazione istituzionale e formale.

Le stesse istituzioni “democratiche” hanno, fin dall’inizio, operato in continuità con il regime fascista. Al termine del conflitto assolsero i fascisti, con l’amnistia prima e con la copertura alle varie fughe degli assassini fascisti (da Kappler ai responsabili delle stragi di stato), affiancando a questa clemenza l’attacco persecutorio agli ex partigiani e a coloro che in questi decenni hanno lottato e lottano ancora in nome della libertà e dell’uguaglianza.

Da alcuni anni, con lo sdoganamento dei fascisti nelle istituzioni, assistiamo a una nuova evoluzione di questo modo orwelliano di raccontare una rivolta armata di popolo cercando di trasformarla in nazionale e patriottica.

Ne sono un esempio le esternazioni di Meloni lo scorso 24 marzo, in occasione del 79° anniversario dell’eccidio (“335 italiani innocenti, massacrati solo perché italiani”). La premier post fascista, nella sua foga di assolvere il fascismo ha dimenticato che alle Fosse Ardeatine le vittime sono state ammazzate perché antifascisti, ebrei, oppositori al regime, che i nazisti che occupavano Roma lo facevano perché alleati del regime fascista, che, nell’individuazione delle vittime, hanno dato un fondamentale contributo gli italianissimi fascisti romani, messi da Mussolini al comando della repressione, e che, oltretutto, 9 delle vittime non erano neanche di nazionalità italiana.

Ha proseguito il presidente del senato per insufficienza di prove, Ignazio La Russa, secondo cui i militari delle SS uccisi a Via Rasella erano “una banda musicale di semi-pensionati altoatesini”. È vero che, grazie alla legge Fornero votata da La Russa e dai suoi compagni di merende si va in pensione molto più tardi, ma – visto che il soldato più vecchio aveva 42 anni – non è che prima ci si andasse a 40 anni. Oltretutto suonavano strumenti un po’ particolari che invece di note emettono raffiche, come le mitragliatrici  MP40 che avevano in dotazione. Con buona pace di La Russa si trattava di un gruppo di SS con funzioni di polizia che è stato legittimamente attaccato in un’azione di resistenza.

Non si illudano questi postremi della canaglia fascista che, oggi come ieri, insanguina Roma. Noi rivendichiamo il ricordo dei 335 esseri umani, tra cui 10 nostri compagni, che 79 anni fa vennero assassinati da fascisti e nazisti per la libertà di ognuno di noi e terremo viva la fiaccola della memoria di una storia che appartiene a tutte e tutti.

Gruppo Anarchico “M. Bakunin” – F.A.I. Roma e Lazio

 gruppobakunin@federazioneanarchica.org

Related posts