Comunicato ‘Spezzone Sociale’ post-manifestazione del 22 dicembre

Se viviamo è per camminare sulla testa dei Re
William Shakespeare

La politica in cui crediamo, fatta dal basso, è la capacità di inventare il futuro, di sovvertire la divisione del mondo così come ce la presentano, di creare nuovi significati inaspettati e dirompenti. Quanto accaduto ieri, 22 dicembre in piazza, va proprio in questa direzione e la manifestazione ‘C’è chi dice no’, indetta dall’Associazione Democratica Albese contro il DL Sicurezza, ne è stata il teatro primo. Abbiamo deciso di manifestare, nonostante ADA sia nell’orbita del centrosinistra, perché sapevamo che in piazza sarebbero scese numerose associazioni, gruppi e individui che, semplicemente, sono contrari alle misure razziste e xenofobe del governo Salvini-Di Maio. Associazioni, gruppi e individui che, non tutte e non automaticamente, si ritrovano nelle posizioni del centrosinistra. Come ci ha iComunicato ‘Spezzone Sociale’ post-manifestazione del 22 dicembrensegnato la Francia dei ‘gilets jaunes’, non è più l’ora di snobismi di sorta, ma di affermare, con tranquillità e fermezza, posizioni di critica radicale.
La piazza ci ha dato ragione. Lo spezzone sociale era l’area politica più numerosa – con 150 persone alla partenza del corteo; quella che raccoglieva più giovani; quella in cui la presenza dei migranti era più ampia. Mentre il centrosinistra è riuscito a coinvolgere, tra sindacati, cooperative, associazioni, parrocchie e partiti, al massimo, 350 persone.
Sia in termini dei numeri di piazza, sia per i contenuti abbiamo ribadito – distribuendo volantini, con interventi dal microfono e con striscioni – che siamo, sì, contro il decreto sicurezza e il razzismo/nuovo fascismo di Salvini, ma abbiamo precisato anche che questo presente trova un suo inizio nelle politiche migratorie del centro-sinistra, dalla prima legge sull’immigrazione, siglata da Turco e Napolitano, nella militarizzazione del Mediterraneo e nelle politiche securitarie di Minniti. Politiche che hanno creato lager di stato per migranti, che hanno causato migliaia di morti nel Mediterraneo, che hanno consegnato alle carceri libiche decine di migliaia di persone. Da un lato, non accettiamo il gioco di specchi che il centro-sinistra ha, per l’ennesima volta, fatto: prima, ci viene chiesto di aderire a un documento che non condividiamo, minacciando di non permetterci di manifestare; poi, una volta che rompiamo gli schemi, decidendo di partecipare nonostante i divieti, portando in piazza una parte consistente dei manifestanti, gli stessi personaggi evitano di specificare che almeno un quarto del corteo era fatto da persone che aderivano ai nostri contenuti. Non ci stupiamo, sebbene rappresenti un dato gravissimo, che i giornali, all’indomani del corteo, non menzionino la presenza delle due aree politiche nel corteo.
Il nostro obiettivo, ieri, non era contestare il PD, il sindaco o il centro-sinistra per l’ambiguità, evidente, di far parte di un’area politica che si è resa responsabile di tali ingiustizie, e poi, contemporaneamente, di opporsi al dl Salvini. Lo avremmo potuto fare, senza alcun problema. E lo faremo, quando decideremo noi. Questa volta, il nostro obiettivo era di comunicare i nostri contenuti alla piazza e alla città. E abbiamo dimostrato, a partire proprio da quei contenuti, che un’altra Alba, diversa da quella del centro-sinistra, non solo è possibile ma è viva. La nostra strada, la nostra gente, l’altra faccia dell’impero!

Spezzone sociale (Laboratorio Sociale Chabas – Collettivo Mononoke – Officine di Resistenza – Circolo ARCI Cinema Vekkio – ARCI Comitato Territoriale Asti, Langhe e Roero – Federazione Anarchica Italiana)

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