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Note Bandite

Note Bandite

Come nostro solito, con Note Bandite, proponiamo diverse canzoni che ci aiutano a rispolverare storie e biografie. Con questo articolo proponiamo due canzoni interamente incentrate sulla tragica morte di Giuseppe Pinelli, e altre due canzoni che lo citano. Pinelli morì nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre del ’69, precipitando dal quarto piano della questura milanese, la sua morte si aggiungeva ai diciassette cadaveri dilaniati dall’esplosivo di Piazza Fontana. Quattro canzoni per ricordare il ferroviere anarchico che rimase vittima di quella che divenne una vera e propria strategia del terrore.

01 MONTELUPO – LA BALLATA DEL PINELLI

Quella sera a Milano era caldo / ma che caldo che caldo faceva / Brigadiere apra un po’ la finestra / una spinta e Pinelli va giù.” Le parole della prima strofa della ballata del Pinelli sono tra le più celebri e conosciute della canzone, di cui esistono numerose varianti che iniziarono a diffondersi già nelle ultime settimane del 1969. La canzone inaugura “I canti della tradizione anarchica italiana” del “Canzoniere anarchico Montelupo” del 2014. Un album che è stato “soffiato” ad Alessio Lega, come lui stesso ammette nell’introduzione , dato che censisce le migliori canzoni della tradizione libertaria nate o tradotte in italiano. I Montelupo nascono da una costola de “Il Muro Del Canto”, gruppo che ha reinventato gli stornelli romani attualizzandone i suoni e le tematiche, aggiungendo qualche cover ad un repertorio proprio che vanta ormai quattro lavori discografici.

La canzone è la più recente delle tracce incluse nel CD, la versione originale venne scritta poco dopo i funerali di Pinelli,“c’è una bara e tremila compagni / stringevamo le nostre bandiere / quella sera l’abbiamo giurato / non finisce di certo così”; e composta sull’aria de “Il feroce monarchico Bava”. Come usuale per le canzoni che narravano le vicende dell’epoca, gli autori con una manciata di strofe riescono a raccontare l’intera vicenda. In particolare ci si riferisce proprio all’interrogatorio che avvenne nella questura milanese. Di strofa in strofa si ricostruisce ciò che Pinelli potrebbe aver risposto alle accuse di essere il responsabile della strage di Piazza Fontana: “commissario gliel’ho già detto / le ripeto che sono innocente / Anarchia non vuol dire bombe /Ma uguaglianza nella libertà” .La canzone è adatta per essere cantata a più voci, dato che di rimbalzo arrivano le accuse di complicità con altri anarchici ritenuti colpevoli da parte degli agenti che lo stanno interrogando: “Poche storie confessa Pinelli / il tuo amico Valpreda ha parlato / è l’autore di questo attentato / ed il complice certo sei tu”. Subito dopo l’attentato, c’era chi aveva intuito la pista giusta da seguire per arrivare ai reali colpevoli, ma come per l’attentato al Diana, gli anarchici furono i primi se non gli unici imputati. “Impossibile, grida Pinelli, / un compagno non può averlo fatto / e l’autore di questo attentato / tra i padroni bisogna cercar”.

Prima di riprendere l’incipit la canzone punta il dito verso i responsabili dei depistaggi “e tu Guida e tu Calabresi / se un compagno è stato ammazzato / per coprire una strage di Stato / la vendetta più dura sarà.”

02 FRANCO TRICALE – L’OROLOGIO DEL DOTTOR GUIDA

Come ci rammentava la canzone precedente, la morte di Pinelli è strettamente connessa con il questore milanese dell’epoca, Marcello Guida, superiore del commissario Calabresi dall’estate del 1969. Fu lui a dirigere le indagini verso la pista anarchica e a sostenere dopo la notte tra il 15 ed il 16 dicembre che Pinelli si fosse suicidato. Franco Tricale nel ’70 scrisse una canzone che ricostruisce la biografia di Guida, intitolata “L’orologio del dottor Guida”, “l’orologio del dottor Guida / è fermato a quei tempi là; / lui lo porta sempre al polso, / non lo vuole riparar, / non lo vuole, non lo vuole, / non lo vuole riparar.”
Il cantautore, di origini siciliane naturalizzato milanese, con un brano semplice racconta come, prima di essere un questore della repubblica, Guida fosse stato Direttore della Colonia di Confino politico di Ventotene durante il Ventennio. “Le lancette si son fermate / quando cadde l’oppressore: / il fascismo fu abbattuto / ma rimase il buon questore, / ma rimase, ma rimase, / ma rimase il buon questore. / Cominciò la sua carriera / praticando un gran mestiere: / ai gloriosi antifascisti / lui faceva da carceriere, / lui faceva, lui faceva, / lui faceva da carceriere.”
Con la caduta del regime, Guida rimase nella polizia e fece il questore in molte città fino ad arrivare a Milano: “uomo duro e ben tagliato, / con le idee molto chiare, / a Milano è arrivato / per la calma riportare, / per la calma, per la calma, / per la calma riportare.”
La canzone di Trincale termina con un auspicio: “ma i tempi non son più quelli / dei purganti e manganelli / e Milano griderà: / Repressione non passerà, / repressione, repressione, / repressione non passerà!”, peccato però che neanche un anno dopo i fatti di Piazza Fontana il questore verrà promosso e trasferito a Roma. Di questa canzone di Trincale, come anche della sua attività di “giornalismo cantato”, parla un articolo comparso sull’ultima pagina del terzo numero di A-Rivista Anarchica del 1971: “Il noto cantautore popolare Franco Trincale è stato denunciato alla magistratura di Livorno per il reato di “vilipendio alle forze armate”. La denuncia si riferisce ad una o più canzoni del repertorio dell’ex-cantastorie siciliano, che negli ultimi anni si è venuto sempre più politicizzando, a diretto contatto con le lotte degli sfruttati; questo fatto non è certamente gradito alle autorità, che già più volte hanno cercato di intimidirlo. Durante il festival-pop di Palermo, per esempio, alcuni poliziotti bloccarono l’impianto microfonico, impedendo così ai 10.000 giovani convenuti di ascoltare le ballate politiche di Trincale, e “sequestrarono” il cantautore preannunciandogli una denuncia per il suo “Lamento per la morte di Giuseppe Pinelli” e per la sua ballata “L’orologio del dott. Guida”, diretta contro l’allora questore di Milano, diretto complice nell’assassinio di Pinelli.”

Oltre alle canzoni interamente incentrate sulla vicenda del ferroviere anarchico esistono diversi brani che citano la vicenda di Pinelli ed il suo tragico epilogo. Di seguito, dunque due brani che contengono una citazione.

03 CONTRASTO – LA STORIA RIPETE COPIONI

Da Cesena una punk hardcore band che racchiude tutto quello che canta e che suona nel nome che si è data: “Contrasto”. In attività da oltre venti anni, nel 2012 hanno pubblicato l’album “Tornare ai resti”, in cui citano Pinelli in una canzone che riflette sulla ciclicità della Storia e sul fatto che a chi vorrebbe cambiare l’esistente si ripropongano sempre gli stessi scenari. “Tutto è già scritto / tutto ripete / così è da sempre / lo stesso mandante”, così incomincia “La storia ripete copioni”, la canzone non fa eccezione nella tracklist per l’aggressività del tono della voce, la rapidità della batteria e gli assalti delle chitarre. Subito dopo, senza una pausa, propongono un elenco di vittime della repressione in Italia, una per decennio, ad esclusione degli anni ’80: “Vola Pinelli dalla questura / hanno sparato a Lorusso / pendono al cappio Sole e Baleno / Carlo Giuliani steso in piazza.”

04 DANIELE SEPE – MCMXCIV PERCHE’ I VIVI NON RICORDANO

Il musicista napoletano Daniele Sepe ha incluso il suo brano “Perché i vivi non ricordano” nell’album “Viaggi fuori dai paraggi” pubblicato nel 1996. La canzone nel titolo riporta anche la data in cui Berlusconi si insediò al governo per la prima volta. Nel brano l’autore pronuncia solamente nomi e cognomi di personaggi storici e una voce femminile canta tuttoil resto delle strofe, e dopo ogni nominativo ripete: “morto invano”. “I vivi non ricordano lo sguardo di / Nicola Sacco, / Bartolomeo Vanzetti, / Giacomo Matteotti, / Giuseppe Pinelli”. Per Sepe il fatto che si sia insediato un governo del genere e in parlamento siano tornati membri della famiglia Mussolini significa appunto che la morte di tutti i personaggi che elenca non è servita a nulla se le persone non ricordano. “E più neri di prima sono ritornati / lo stesso cognome / Mussolini / usano il televisore come un cavallo di Troia / entrano nel futuro dei nostri figli”.

a cura di En.Ri-ot

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