La EFF (“Electronic Frontier Foundation”) ha recentemente pubblicato sul suo sito i “Consigli per la difesa digitale dei manifestanti”[1] una sorta di manuale che fornisce alcuni suggerimenti utili per chi partecipa a proteste pubbliche portandosi dietro un cellulare. Il testo è, a grosse linee, la nuova versione di una guida che era già stata messa su web lo scorso anno.[2] Sebbene alcuni di questi consigli non siano applicabili in Italia è comunque utile riassumere le informazioni contenute su questa pagina aggiungendo qualche breve considerazione.
Per prima cosa la EFF consiglia di attivare, se non è già attiva, la funzione che protegge con la crittografia tutto il contenuto del telefono. Negli apparecchi in vendita negli ultimi anni fare questo è, di solito, abbastanza facile mentre bisogna perdere un po’ di tempo in più per quelli meno nuovi. Prendendo una precauzione del genere in caso di sequestro, furto o smarrimento sarà molto più difficile, per chi entrasse in possesso del telefonino, leggere il suo contenuto: rubrica, messaggi, foto, ecc…
Sempre a proposito del contenuto conviene fare, prima di uscire di casa, una copia dei dati registrati per evitare che la perdita dell’apparecchio provochi un ulteriore danno.
Sarebbe anche meglio disabilitare, quando esiste, lo sblocco attivato dall’impronta digitale in quanto, come viene scritto sui consigli: “un agente potrebbe costringervi con la forza a sbloccare il telefono”. Questo perché le norme in vigore negli USA rendono più difficile costringere una persona a svelare la sua password piuttosto che a poggiare il suo polpastrello su un sensore.
Conviene anche imparare come fare, quando serve, una foto o un filmato senza dover sbloccare il telefono e il modo per farlo cambia a seconda del modello e del sistema operativo dell’apparecchio.
Nel caso si voglia comunicare durante la manifestazione il suggerimento è di usare un programma di messaggeria istantanea tipo “Signal”[3] che permette anche di inviare messaggi che si auto-cancellano entro pochi secondi e dei quali non resta alcuna traccia. Recentemente anche la famigerata “WhatsApp” ha implementato nel suo popolare programma una protezione crittografica ma, la scorsa estate, ha comunicato che i dati dei suoi utenti vengono condivisi con “Facebook” a scopi commerciali.[4]
Il consiglio migliore resta comunque quello lasciare a casa il proprio cellulare e di usare, eventualmente, un telefonino con una SIM prepagata del tipo “usa-e-getta”, cosa possibile in quasi tutti gli USA dove non viene richiesta l’identificazione a chi ne compra uno. Naturalmente va anche disabilitata la localizzazione dell’apparecchio che non va mai messo in funzione nella propria abitazione e che va riciclato prima di tornarci, altrimenti sarebbe completamente inutile usarlo.
Bisogna poi ricordarsi di attivare la “modalità aereo” quando non si ha bisogno di telefonare o inviare messaggi e non si vuole che la propria posizione venga registrata.
Viene consigliato anche di evitare di recarsi alle manifestazioni in auto. Il sistema di rilevamento automatico delle targhe in funzione negli Stati Uniti (“ALPRs”) permette di ricostruire il percorso di una macchina e di chi la guida senza dover ricorrere al controllo delle celle alle quali si è collegato un telefonino o ai sistemi di GPS.
Infine viene dato un consiglio a chi organizza una manifestazione di piazza. Quando si tratta di proteste che richiedono un approccio più cauto andrebbe evitato, per ovvie ragioni, l’uso di “social media” tipo “Twitter” e “Facebook”. Gruppi e pagine private comprese.
Anche se potrebbe sembrare che i suggerimenti dati siano poco più che un sano esercizio di senso comune, bisogna tener presente la realtà dei fatti che vede nei cellulari un potenziale pericolo per chiunque sia coinvolto attivamente in una protesta. Un pericolo non solo per chi si porta dietro il telefono ma anche per chi gli sta accanto e invece lo ha lasciato a casa. Non è affatto raro che gli apparecchi telefonici vengano sequestrati anche in caso di fermo per una semplice identificazione e probabilmente, prima della restituzione, qualcuno proverà sicuramente a dare un’occhiata o fare una copia dei dati che contengono.
Gli argomenti trattati dai “consigli” sono sicuramente di grande importanza, non solo in USA e questo mese si è tenuta a Bologna una assemblea nella quale si è discusso sulla preparazione di una appendice alla seconda edizione del “Manuale di difesa legale”, curato dalla “Associazione Mutuo Soccorso”,[5] che riguarda in modo specifico la “difesa digitale”. L’idea di partenza è quella di scrivere questa parte del “Manuale” proprio partendo dalle pagine curate dall’EFF, per cui rimandiamo a queste per chi volesse saperne di più e conosce la lingua inglese.
Pepsy
NOTE
[1] https://www.eff.org/deeplinks/2016/11/digital-security-tips-for-protesters
[2] https://ssd.eff.org/en/module/attending-protests-united-states
[3] https://whispersystems.org/
[4] https://www.theguardian.com/commentisfree/2016/sep/18/whatsapp-nudge-to-share-data-with-facebook
[5] https://mutuosoccorso.noblogs.org/