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Presidio per la resistenza curda

Presidio per la resistenza curda

fotoIn seguito all’arresto di‭ ‬Selahattin Demirtas e Figen Yüksekdag e altri‭ ‬11‭ ‬deputati del Partito Democratico dei Popoli‭ (‬HDP‭)‬,‭ ‬sabato‭ ‬12‭ ‬novembre si è svolta una giornata internazionale di mobilitazione per sostenere la resistenza curda e contro la repressione di Stato in Turchia.
Anche a Trieste diversi gruppi si sono mobilitati e sono scesi in piazza.‭ ‬La manifestazione,‭ ‬organizzata principalmente dal gruppo anarchico Germinal e da Sinistra Anticapitalista FVG,‭ ‬ha visto la presenza di una cinquantina di persone sotto il consolato‭ ‬onorario‭ ‬turco nella centralissima Piazza Unità.‭ ‬E‭’ ‬stato aperto un lungo striscione con la scritta‭ “‬Con la resistenza curda‭ – ‬Per il Rojava‭” ‬e altri che denunciavano il massacro del popolo curdo perpetrato da Erdogan ed esprimevano solidarietà al movimento rivoluzionario curdo.
Sulle note di alcune canzoni proprie di quello stesso movimento le persone presenti,‭ ‬trascinate dai molti curdi‭ – ‬sia di origine turca che irachena‭ – ‬intervenuti al presidio,‭ ‬hanno ballato quei balli che in Turchia sono vietati e severamente puniti,‭ ‬e per questo hanno assunto anch’essi un carattere rivoluzionario e di contropotere.
Ai passanti è stato distribuito un volantino per spiegare le ragioni della protesta,‭ ‬mentre un cospicuo numero di poliziotti e carabinieri presidiava l’edificio che ospita il consolato.
Trieste rappresenta uno dei principali poli commerciali con la Turchia.‭ ‬In particolare al porto della città attraccano ogni settimana‭ ‬17‭ ‬traghetti e ogni anno tra Istanbul e Trieste passano circa‭ ‬200‭ ‬camion.‭ ‬Un traffico enorme,‭ ‬che non esclude alcuna merce,‭ ‬tanto meno le armi.‭ ‬Circa un anno fa,‭ ‬su un camion con destinazione Belgio,‭ ‬sono stati trovati‭ ‬800‭ ‬fucili,‭ ‬che hanno fatto gridare al‭ “‬pericolo terrorismo‭” ‬tutti i politici locali.‭ ‬Quando si è scoperto che mancava solo un’autorizzazione al passaggio in Italia e che il trasporto era regolare tutti si sono improvvisamente zittiti.‭ ‬D’altronde anche le armi fanno parte del mercato,‭ ‬anche se provengono da uno Stato in cui i diritti civili sono calpestati e gli arresti arbitrari non si contano.‭ ‬E l’Italia è di gran lunga il primo esportatore europeo di armi verso la Turchia,‭ ‬con quasi il‭ ‬50%‭ ‬delle vendite complessive.
Oggi Erdogan fa arrestare chiunque osi alzare la testa,‭ ‬fa chiudere giornali e sedi di associazioni,‭ ‬impone un politica di cieca obbedienza al suo governo.‭ ‬Ma in molti non ci stanno e continuano a lottare.‭ ‬La manifestazione di sabato,‭ ‬insieme ai cortei e ai presidi che si sono svolti in tutta Italia,‭ ‬ha dimostrato che la solidarietà nei confronti di chi in Turchia contro un governo fascista e guerrafondaio non è sopita,‭ ‬ma deve essere alimentata giorno per giorno.
Per questo eravamo in piazza il‭ ‬12‭ ‬novembre,‭ ‬e per questo ci saremo ancora domani.
r.v.


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