Caso Kirk. I padroni dell’odio

Appena un giorno dopo l’assassinio di Charlie Kirk, negli Stati Uniti è stato pubblicato uno studio sulla violenza politica molto interessante. Il responsabile della pubblicazione – dato anch’esso molto interessante – è il Cato Institute, un pensatoio libertarian fondato nel 1977 da Ed Crane, Murray Rothbard e Charles Koch, tutti personaggi di prima linea del movimento anarcocapitalista, che come è noto si basa sull’esaltazione del libero mercato, del capitalismo senza lacci e lacciuoli, della riduzione dello Stato a mero strumento repressivo antiproletario, insieme al riconoscimento delle libertà individuali (soprattutto se a carattere imprenditoriale). Tradizionalmente legato allo storico Partito repubblicano, questo Cato Institute non è evidentemente sospettabile di simpatie sinistrorse.

Ebbene, ecco cosa ci dicono questi dati. Innanzitutto essi si riferiscono agli atti di violenza politica compiuti negli USA negli ultimi 50 anni e ci raccontano di un numero di omicidi (non considerando le vittime degli attentati dell’undici settembre 2001) pari a 620.

Di questi 620, 391 sono da attribuire alla destra estrema, 143 ai militanti islamisti e 63 all’estremismo di sinistra. Basterebbe questo tragico rendiconto contabile a farci capire cosa si nasconde dietro le fantasmagoriche balle di Trump e dei suoi seguaci ed epigoni, negli USA e all’estero (in primis in Italia). Quando due terzi delle vittime sono opera di suprematisti, razzisti, fascio islamisti, fanatici religiosi, tutta la retorica contro la violenza della sinistra dimostra la sua inconsistenza e la sua strumentalità. Amplificare a dismisura l’omicidio di Kirk e utilizzarlo per gridare al pericolo incombente dell’eversione di sinistra, significa per Trump e compagnia preparare il terreno a misure eccezionali, ben più pesanti di quelle relative alla criminalizzazione dell’immigrazione, in atto con la militarizzazione di Stati dell’Unione e delle città governate dai democratici.

È tipico dei regimi autoritari (o in via di trasformazione autoritaria) creare il nemico, sia esterno che interno, per giustificare l’incremento delle misure di polizia. L’occupazione del potere (negli USA con il partito MAGA, in Italia con FdI e soci) deve diventare permanente (stile DC dal 1945 in poi) e per essere tale deve potersi basare su una costante denuncia di un supposto e propagandato pericolo eversivo proveniente dalle file dell’opposizione. Ricordiamoci di Berlusconi e del suo continuo attacco ai ‘comunisti’ che avevano le “mani grondanti di sangue” e parlava di Occhetto, D’Alema e Veltroni e non dico altro.

In Italia, in questi giorni, Meloni & company non si sono risparmiati nel cavalcare l’omicidio di Kirk e nel ripetere sostanzialmente il mantra di Elon Musk il quale, in un post, aveva affermato, nell’imminenza dell’attentato, che “la sinistra è il partito dell’assassinio”. Senza paura del ridicolo Luca Ciriani, ministro del governo in carica, evoca addirittura le Brigate Rosse nell’accusare quanti non si prostrano al ricordo dell’illustre influencer trumpiano. Odifreddi – che ha osato far notare che paragonare Martin Luther King a Charlie Kirk è fuori dal mondo per concludere con la massima popolare “chi semina vento raccoglie tempesta” – si è visto additare al pubblico ludibrio dalla stessa Meloni che dal palco degli eredi del boia Franco ha collegato la sua ‘battaglia’ contro l’odio politico con i presunti festeggiamenti della sinistra per l’omicidio di Kirk. Il commissario Luigi Calabresi, Sergio Ramelli, ecc. ecc. sono tornati alla ribalta dello show governativo per contrapporre alla narrazione resistenziale quella di una destra vittima della violenza sinistrorsa. A sostegno il giornale Libero titola “La firma del killer: Bella ciao” e il Giornale “L’assassino partigiano”. Dopo ottanta anni la voglia di rivincita della destra fascista reazionaria e conservatrice appare in tutta la sua dimensione. E più si rinnova il ricordo delle stragi (Piazza Fontana a Milano, piazza della Loggia a Brescia, quelle sui treni, la stazione di Bologna) più aumenta l’accanimento degli eredi del Movimento Sociale Italiano nel tentativo di rovesciare il tavolo. Ma ovviamente non c’è solo questo. Mentre Meloni & company denunciano un inesistente clima da anni di piombo, stanno pensando in realtà al montante clima di guerra che sta attraversando il continente. Con il decreto sicurezza hanno posto le basi per la criminalizzazione del dissenso, con l’occupazione della RAI e dei principali vettori di comunicazione si stanno assicurando il monopolio dell’informazione, con la riforma della magistratura intendono ad avocare a sé la gestione della giustizia e quindi l’indirizzo politico da dare ai PM.

Le ingenti spese per il riarmo richiederanno tagli significativi alla spesa sociale mentre i salari rimangono al palo, con l’evidente effetto di un progressivo impoverimento della popolazione e di un rischio concreto che si innesti una contestazione sociale rafforzata da una gioventù sempre più sensibile e partecipe alla lotta alle diseguaglianze, ai conflitti e ai genocidi in corso.

L’omicidio di Kirk è, per il governo, l’ultima – in ordine di tempo – opportunità mediatica per impedire che la sinistra, politica e sindacale, riesca a fare da collante all’insoddisfazione sociale montante. Ma anche in questa occasione si manifesta un’incapacità di leggere i grandi cambiamenti avvenuti in tempi recenti. La realtà è che né destra né sinistra sono in grado di essere espressione reale di chi abita questo paese. La guerra (soprattutto mediatica) che si sta conducendo tra i due schieramenti è un confronto serrato tra apparati burocratici, interessi di bottega, per il controllo delle banche. La sovversione è altrove, tra i residui di una democrazia fallita, fatta di delega in bianco e corruzione, nei meandri di un contropotere che sta maturando, nonostante tutto.

 

Massimo Varengo

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