Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre servono a giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Stiamo assistendo ad un riarmo a livello mondiale dagli esiti imprevedibili.
L’aumento delle spese militari ed i conseguenti tagli a sanità, scuole, trasporti di prossimità rendono sempre più precarie le nostre vite.
In Italia ci sono caserme, basi, porti ed aeroporti militari, poligoni di tiro, utilizzati quotidianamente per alimentare diversi fronti di guerra.
Nel nostro paese si producono e si testano le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Lungo i confini del Bel Paese, in mare ed in montagna, le polizie e le forze armate fanno la guerra ai migranti, che da decenni sono uccisi lungo i confini.
I militari sono sempre più presenti per le strade delle nostre città, nelle periferie dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari. Servono a prevenire e reprimere ogni insorgenza sociale, a mettere a tacere chiunque si ribelli.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per estendere il proprio dominio, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
Da ogni lato di un confine tracciato sulle mappe con la forza delle armi i padroni sfruttano e rubano le vite dei lavoratori e delle lavoratrici. La solidarietà di classe buca e cancella le frontiere degli Stati.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Assemblea Antimilitarista