2 dicembre – cronache di sciopero generale

Il 2 dicembre si è svolto il secondo sciopero generale contro la guerra e l’economia di guerra dopo quello dello scorso 20 maggio. Una particolarità nel panorama europeo, segno di una grossa attenzione alla questione antimilitarista dovuta anche al serrato lavoro svolto dalla componente libertaria presente nel sindacalismo di base e conflittuale e presente, soprattutto, nelle molte lotte sociali diffuse sul territorio. Importante, come già segnalato in altre occasioni, il processo unitario realizzato in Italia nell’ultimo anno, che ha portato alla costruzione di questi importanti scioperi. Ci auguriamo che il percorso unitario abbia efficaci prosecuzioni, individuando momenti di lotta significativi che sappiano aggregare il mondo del lavoro, di chi subisce sfruttamento, di chi pratica reale opposizione sociale.

Non abbiamo ancora a disposizione dati ufficiali sulle adesioni allo sciopero; sappiamo che saranno sicuramente dichiarati insoddisfacenti, nonostante il blocco del trasporto pubblico che si è verificato, nonostante la chiusura totale di molte scuole, nonostante i molti picchetti davanti alle fabbriche, nonostante il boicottaggio dei media e la disinformazione dilagante. Aldilà di qualsiasi numero, è il dato politico quello che conta, è la risposta importantissima praticata attraverso lo sciopero a fare il risultato. Nessuna percentuale potrà essere soppesata e minimizzata davanti al vergognoso silenzio dei sindacati concertativi, quelli che vantano grandi numeri, che costruiscono i loro successi silenziando le lotte dei lavoratori ed esortandoli all’obbedienza, alla passività e al crumiraggio. Certo, si potrà fare di più. Ma questa è una riflessione e un proposito che può fare solo chi ha già cominciato ad agire ed è nella posizione giusta per poter rilanciare. Fondamentale è che si comprenda il valore enorme rappresentato da quello che abbiamo messo in campo; fondamentale che il sindacalismo di base prosegua con correttezza e coerenza il proprio percorso, senza cedere ai richiami di settori politici che ritengono di intercettare e piegare ai propri interessi le grandi potenzialità che si danno in questa complicata fase. La situazione richiede tutto il nostro impegno, la nostra lucidità, la nostra determinazione.

Di seguito una sintesi di alcune delle iniziative che hanno caratterizzato le 26 piazze in cui lo sciopero ha trovato articolazione. Ringraziamo radio blackout che ha curato i servizi radiofonici in diretta, consentendo di avere in tempo reale le varie voci del 2 dicembre.

ROMA

Tre presidi si svolgono in contemporanea nella città: davanti al Ministero di Economia e Finanze, davanti al Ministero dello Sviluppo Economico, davanti al Ministero dell’Istruzione e del Merito. Quest’ultimo appuntamento ha visto presenti lavoratici e lavoratori della scuola con le loro istanze: i ridicoli aumenti contrattuali pattuiti dai sindacati concertativi, il taglio, annunciato in legge di bilancio, di oltre 700 istituti scolastici, la persistente carenza di organici docenti e ATA, l’imposizione di precarietà, di gerarchia, di divisione per merito, la crescente militarizzazione della scuola. Tutto questo in un sistema generalizzato di tagli e disinvestimenti che non rappresentano una novità ma che la crisi e l’economia di guerra sicuramente rendono assai più grave. Al presidio ha partecipato anche una delegazione sindacale della CGT spagnola e di Sud Solidaires Francia, a testimoniare il percorso aperto a livello europeo tra i sindacati di base per la costruzione di iniziative comuni contro la guerra e l’economia di guerra.

TORINO

Il corteo che attraversa la città vede numerose e varie presenze, tra cui quella significativa dello spezzone antimilitarista e sociale, a significare i punti determinanti di questo sciopero: la protesta contro carovita, crisi, crescente povertà e aumento spropositato delle spese militari. La questione antimilitarista è particolarmente presente qui a Torino anche in relazione alla costruzione della nuova città dell’Aerospazio contro cui sono state attivate campagne e iniziative. Il corteo si conclude in Piazza Castello e nel percorso vengono svolte azioni significative, una delle quali davanti all’agenzia energetica Iren, dove l’affissione di alcuni manifesti di protesta contro il caro bollette ha generato una reazione nervosa e muscolare della polizia, dando luogo a qualche tafferuglio. Contemporaneamente al corteo si sono svolte altre iniziative, con presidi dei lavoratori della mensa davanti a Palazzo Nuovo e presidi all’Iveco.

PALERMO

Il corteo parte dal Palazzo di Giustizia per terminare poi alla Prefettura. Oltre ai sindacati di base sono presenti spezzoni di “Palermo solidale con il popolo curdo”, Palermo no guerra”, Comitato no Muos. Oltre ai temi che caratterizzano lo sciopero, significativa la questione delle aggressioni turche al popolo curdo e la questione repressiva legata alla protesta contro il 41 bis. Ma la piazza palermitana si caratterizza anche per la protesta contro l’attacco al reddito di cittadinanza, problematica molto sentita in una città in cui le attività produttive sono pochissime, la precarietà il lavoro nero e marginale sono diffusi, e a dominare è l’economia mafiosa.

Tra i temi caratterizzanti dello sciopero, particolarmente sentito quello della guerra. La Sicilia patisce una forte occupazione militare, ma anche una terribile devastazione ambientale e un attacco alla salute della popolazione che vede lievitare i profitti di giganti come Eni, di cui sono note le connessioni fra attività estrattive e interessi strategico militari. A questo proposito dalla piazza viene ricordato il convegno che l’assemblea antimilitarista promuove a Gela il 10 dicembre assieme al movimento No Muos proprio sul ruolo dell’ENI.

MILANO

il corteo parte da Assolombarda, significativa sede del padronato lombardo. In apertura i sindacati promotori ma soprattutto una folta presenza di lavoratori e lavoratrici di vari comparti, dalle poste alla logistica, alla scuola, al settore metalmeccanico e così via. Nel corso della manifestazione, accompagnata dalla musica della banda degli Ottoni, trovano spazio le tematiche legate alla protesta contro il carovita, il caro bollette, i salari insufficienti. E’ il prezzo delle politiche padronali e di un’economia di guerra che non si lega solo al conflitto in Ucraina ma alle più generali politiche imperialiste che diffondono guerre in molte parti del mondo facendone ricadere le conseguenze non solo sulle popolazioni direttamente colpite dai conflitti guerreggiati, ma su tutti i ceti popolari, in varie parti del mondo. Ed anche Milano, capitale finanziaria d’Italia, subisce pesantemente il carovita, la crisi abitativa, l’esclusione sociale di chi non ha alti redditi, ma salari inadeguati soprattutto ad una città che ha un costo della vita tra i più alti in Italia, per non parlare di chi un salario non ce lo ha proprio.

Il corteo si conclude a Piazza della Scala, dove si tengono i comizi conclusivi e dove la Federazione Anarchica Milanese ha allestito una mostra antimilitarista.

PISA

Il corteo vede la significativa presenza di molte categorie lavorative, ma anche di uno spezzone libertario caratterizzato sulla questione della guerra; presente anche il Movimento no base, da tempo mobilitato contro la costruzione della nuova base militare di Coltano. Anche la piazza pisana riesce quindi a saldare le rivendicazioni dei lavoratori con le rivendicazioni di chi si oppone alla guerra e al militarismo senza ambiguità.

Tra le questioni categoriali più scottanti quelle legate al comparto sanità. Un settore in grave sofferenza, non compensata dagli investimenti promessi in fase di pandemia e mai attuati, in cui abbiamo blocco delle assunzioni e drammatica carenza di personale. Situazioni lavorative pesantissime vengono imposte agli operatori, mentre il servizio penalizza pesantemente le esigenze dell’utenza orientando alla migrazione verso il privato coloro che se lo possono permettere. Una situazione non nuova, ma che il Covid da una parte e l’economia di guerra dall’altra hanno portato ad un livello non più sostenibile.

BOLOGNA

Anche a Bologna si svolge un corteo, mentre iniziative varie si stanno svolgendo in altre città emiliane come Parma, Ravenna, Modena e Reggio.

A Reggio un presidio si è svolto davanti all’ospedale,a sottolineare, anche qui, la pesante situazione nel settore sanitario. Altro scenario per il presidio modenese, che si svolge significativamente davanti all’accademia militare di Modena, dove l’esercito italiano è nato ed ha avuto tra i suoi primi impieghi proprio quello repressivo nei confronti di moti popolari come i Fasci Siciliani e i moti della Lunigiana.

Tornando a Bologna, il corteo ha visto sfilare anche gli studenti accanto ai sindacati di base, a lavoratrici, lavoratori e precari. Ben rappresentati i settori lavorativi di scuola e università e in particolare il settore cooperative sociali. Proprio davanti alla sede della Lega delle Cooperative sono state esposte buste paga che evidenziano l’esiguità di salari sempre più penosi, in una situazione caratterizzata da una gestione di appalti e subappalti che rafforza sempre di più lo sfruttamento e la miseria, a dimostrare l’esistenza, anche a casa nostra, della categoria dei così detti ” lavoratori poveri “. Ovviamente presente, anche nella piazza bolognese, la specifica caratterizzazione dell’opposizione alla guerra e all’economia di guerra che connota in modo significativo questo sciopero, oscurato dai media ma fortemente sentito dai lavoratori.

TRIESTE

A Trieste la mobilitazione ha visto tre momenti di presidio itinerante. Il primo momento si è svolto in Piazza della Borsa, per spostarsi successivamente verso la seconda postazione, presso l’agenzia municipalizzata di luce acqua gas, oggetto della protesta contro il caro bollette che a Trieste si sta strutturando in una vera e propria campagna. Il terzo momento di presidio si è svolto davanti all’ospedale principale di Trieste, a sottolineare l’emergenza determinata dal sottodimensionamento di personale e conseguente carenza di servizio. Lo sciopero ha avuto ampie adesioni soprattutto nel settore scuola e trasporti, quest’ultimo interessato anche da una indizione locale di tutte le sigle oltre quelle del sindacalismo di base, cosa che ha contribuito alla paralisi totale del trasporto pubblico locale. La piazza triestina ha dato voce anche ad istanze di opposizione alle guerre molto caratterizzanti, come ad esempio il sostegno ai disertori russi e ucraini e alla popolazione curda contro la quale si sono nuovamente intensificati gli attacchi. Insomma, una piazza animata da una dimensione specifica e vertenziale, da una dimensione sociale e anche da una significativa dimensione internazionale.

Pienne

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