Il programma del nuovo governo è galera e manganello. Con il suo primo provvedimento il Consiglio dei Ministri ha istituito il 31 ottobre un nuovo reato, già entrato in vigore. Dal 2 novembre chi occupa potrà essere condannato da minimo 3 a massimo 6 anni di carcere, se l’occupazione viene messa in atto da più di cinquanta persone per organizzare un raduno che si ritiene possa essere pericoloso per l’ordine pubblico, l’incolumità pubblica o la salute pubblica. Annunciata come norma “anti-rave”, questo decreto ha in realtà, come si vedrà, un impatto molto più ampio e non è altro che un nuovo strumento repressivo. Pochi giorni prima, il 25 ottobre, mentre la Camera votava la fiducia al governo, la polizia caricava una protesta studentesca antifascista all’università La Sapienza di Roma. Due studenti feriti e un fermato, vari contusi tra i manifestanti, questo è stato il risultato della violenta carica di polizia per impedire la semplice esposizione di uno striscione all’esterno della sede di Scienze Politiche, nelle cui aule si svolgeva una conferenza organizzata dal gruppo fascista Azione Universitaria, organizzazione legata al partito di Giorgia Meloni. Una chiara lezione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di concerto con la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni al mondo universitario e studentesco, che rappresenta da sempre un fertile ambiente per i movimenti di protesta e dunque una minaccia per i governi. In meno di una settimana il governo ha quindi chiarito il proprio programma: manganellate e galera per chi protesta e in generale per le classi sfruttate e oppresse.
Ma andiamo a vedere in cosa consiste questo primo provvedimento del governo che introduce pesantissime pene per le occupazioni. Il DECRETO-LEGGE 31 ottobre 2022, n. 162, approvato dalla seconda riunione del Consiglio dei Ministri, sancisce all’articolo 5 l’aggiunta di un nuovo articolo al Codice Penale: l’art. 434 bis, che definisce il reato di “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Chiaramente il provvedimento tratta anche altri temi non di secondaria importanza, come i cosiddetti benefici penitenziari e gli obblighi di vaccinazione anti-covid. Ma non ci occuperemo qui di tali aspetti, soffermandoci invece sul solo articolo 5 che è stato peraltro al centro del dibattito pubblico degli ultimi giorni.
Il provvedimento infatti è stato presentato dal governo e dai media come “decreto-rave”, cioè come una norma che permetterebbe la repressione e la regolamentazione dei rave o free party. Nei giorni precedenti una martellante, pervasiva e trasversale campagna mediatica aveva orientato l’attenzione del dibattito pubblico, secondo i modelli ben collaudati dell’emergenza, su una normale festa non autorizzata in alcuni capannoni abbandonati nel modenese. In questo clima è stato annunciato il provvedimento governativo, secondo schemi da propaganda di regime: un necessario intervento di polso, severo ma giusto, per porre fine alla confusione normativa e permettere alle forze dell’ordine di svolgere il proprio lavoro impedendo questi raduni che si tengono a causa dell’eccessiva libertà, provocata dall’inazione dei governi precedenti. In realtà questo genere di feste è già da molti anni soggetto a divieti e massicci interventi repressivi, che il più delle volte sono i principali motivi di pericolo in simili contesti. Ma oltre la propaganda proibizionista e autoritaria, che rimane comunque un importante argomento della destra e dell’estrema destra al governo, gli scenari repressivi che questo provvedimento prepara sono molto più vasti, basta leggere il testo.
« Art. 5 Norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali
1. Dopo l’articolo 434 del codice penale è inserito il seguente: «Art. 434-bis (Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica). – L’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica.
Chiunque organizza o promuove l’invasione di cui al primo comma è punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita.
È sempre ordinata la confisca ai sensi dell’articolo 240, secondo comma, del codice penale, delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato di cui al primo comma nonché di
quelle utilizzate nei medesimi casi per realizzare le finalità dell’occupazione.»
Gli ultimi due commi dell’articolo, che qui non sono citati, definiscono l’entrata in vigore del provvedimento il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e inseriscono questo nuovo reato tra quelli per cui si possono disporre particolari misure di prevenzione personale, assieme a reati di mafia, corruzione e peculato, ai reati associativi, a quelli di insurrezione armata, devastazione e saccheggio e guerra civile.
È evidente alla lettura del testo che questo reato potrebbe comprendere una grande varietà di casi, dalle assemblee in luoghi non regolarmente concessi, a varie iniziative e forme di protesta che si svolgano all’interno di terreni o edifici occupati, ma anche grandi fenomeni di occupazione abitativa, e ovviamente ogni tipo di iniziativa culturale o festa che si tiene senza concessione degli spazi utilizzati. Basta che l’occupazione sia messa in atto da più di cinquanta persone e che avvenga per svolgere un generico raduno e che tale raduno possa costituire un pericolo. Ovviamente sono le autorità a definire in cosa consista il pericolo e in ogni caso prima si sgombera, si denuncia, si avviano processi, confische ed eventuali misure preventive. Poi in caso si vedrà in tribunale se il raduno era effettivamente pericoloso.
Lasciando a chi ne ha le competenze specifiche un’analisi giuridica di questo provvedimento, si segnalano alcuni aspetti che risultano evidenti. Innanzitutto questo nuovo reato si affianca a quello già previsto di “Invasione di terreni o edifici”, il consueto reato di occupazione previsto dall’articolo 633 del Codice Penale. Gli stessi esponenti del governo in effetti hanno dichiarato che inizialmente c’era l’intenzione di intervenire aggiungendo un’aggravante proprio al 633 CP, ma che il Consiglio dei Ministri ha poi scelto di introdurre direttamente un nuovo articolo. Già il primo governo Conte nel 2018 era intervenuto con un decreto promosso dall’allora ministro Salvini, inasprendo le pene per il 633 CP innalzando da 2 a 4 gli anni di reclusone previsti. Che conseguenze avrà l’introduzione di un nuovo reato di occupazione? Se anche il nuovo 434 bis dovesse intervenire solo in casi specifici, dal momento che costituisce una fattispecie che prevede pene più gravi da utilizzare a scopo repressivo, sarà un ulteriore tassello di quello che chiamiamo “diritto penale del nemico”? L’eventuale concorrenza tra i due reati di occupazione porterà ad una maggiore applicazione del vecchio 633 e quindi ad un ulteriore accanimento verso le occupazioni abitative, o le occupazioni di luoghi di lavoro, di scuole o università, che comunque già oggi vengono represse?
Queste sono solo alcune riflessioni, e può darsi che vi siano altri interrogativi anche più importanti da porsi. La cosa sicura è che il governo vuole la galera per chi occupa. Perché il minimo di reclusione a 3 anni stabilito dal 434 bis esclude la sospensione condizionale della pena. Certo in molti casi si possono richiedere forme alternative e ogni situazione poi avrà la sua specificità. Ma è chiaro che il governo ha voluto dare un segnale inequivocabile. È un forte segnale di tutela della proprietà per i grandi proprietari e per gli interessi di rendita. Tutti i governi negli ultimi anni hanno fatto provvedimenti a tutela della proprietà, in particolare dichiarando guerra alle occupazioni. Non solo con il già citato decreto Salvini, ma anche il famoso piano casa Lupi-Renzi, che nel 2014 attaccava le condizioni di vita e i diritti di chi abita in occupazione, negando residenza e allaccio alle utenze.
Di fronte a una prospettiva di profonda crisi sociale, alimentata dalle politiche di guerra che questo governo si propone di implementare, con il rischio di una crisi abitativa come quella che ha segnato la prima metà dello scorso decennio e che fu accompagnata da un grande slancio del movimento delle occupazioni per il diritto all’abitare, il nuovo governo si dota di nuovi strumenti repressivi.
Sono state annunciate modifiche, mentre esponenti del governo giurano che questo nuovo reato non sarà utilizzato contro le occupazioni. Chi manifesta nella legalità non avrà niente da temere, dicono secondo una retorica stantia. Comunque si concluda la questione, il governo con il suo primo provvedimento ha mostrato chiaramente quale direzione intende seguire.
Una parte dell’opposizione parlamentare ha definito la norma liberticida e contesta al governo di non occuparsi della crisi sociale, del carovita e dell’aumento delle bollette. Non è corretto. Il governo si sta occupando proprio di questi temi sociali, mostrando quale sarà la risposta delle classi dominanti a eventuali proteste, sfodera il manganello e promette la galera a chi occupa, erigendo nuovi bastioni a difesa del privilegio. Dopotutto è stato anche chi oggi siede all’opposizione a normalizzare e legittimare il fascismo, sono stati gli stessi media progressisti a parlare di destra presentabile, sono stati anche loro a invocare la buona vecchia Madonna del Manganello a tutelare l’interesse nazionale in tempi di guerra.
Dario Antonelli