a cura di Enrico Moroni
Quello che segue è il contributo USI al seminario promosso dal CoNUP (Coordinamento nazionale unitario pensionati di oggi e domani) a Milano il 24 novembre 2015 sul tema: “Anziani, lavoratori, donne, giovani: per un futuro, una vita, un lavoro, una pensione dignitosa”.
Un Progetto per una battaglia comune dei pensionati presenti e futuri
Come USI pensiamo utile costituire una propria associazione per la tutela degli interessi degli anziani, legati alla propria specificità, ma che nel contempo si rapporti con le esigenze e gli interessi dell’intera società, a partire dai settori più deboli che necessitano di solidarietà.
Altresì riteniamo imprescindibile lanciare una grande ed importante battaglia che sappia riattivare le energie spesso non utilizzate e disperse nella vasta area del pensionariato che possono diventare un grande serbatoio di energia da mettere in gioco, vuoi per le esperienze accomulate, vuoi per maggiore disponibilità di tempo, purchè ci si riconosca in un progetto comune, il più allargato ed unitario possibile, legato ad obbiettivi che, oltre a difendere le condizioni della nostra specificità, continuamente sotto attacco, sappia agganciarsi alla progettualità di emancipazione dell’intera società, intrecciando rapporti con lavoratori e lavoratrici, coi disoccupati e soprattutto con le giovani generazioni. Ma per rendere ciò efficace e possibile occorre identificare dei passaggi in cui si confrontano e si fondano interessi comuni.
Tracciamo qui di seguito alcuni dei principali obbiettivi rivendicativi che a nostro avviso dovrebbero orientare la nostra azione sindacale e sociale:
Contro il blocco delle pensioni
· In questo momento siamo particolarmente impegnati alla rivendicazione del totale recupero di quanto è stato sottratto ai pensionati dal blocco imposto dal 2012 dalla legge Fornero, sulla cui illegittimità si è pronunciata la stessa Corte Costituzionale con sentenza n 70/2015, contrastando nel contempo, la manovra messa in campo dal governo Renzi, tramite decreto trasformato in legge, con l’intento di restituire solo una minima parte del “mal tolto”.
Questo deve essere un punto concreto ed irrinunciabile della nostra azione, perché se cediamo a questo attacco erosivo dei nostri redditi, frutto di contributi realmente versati, dobbiamo essere coscienti che il peggio deve ancora venire. Dobbiamo mobilitarci a 360 gradi su tutti i piani: dall’informazione capillare, alle mobilitazioni di protesta, all’utilizzo di cause legali nei tempi e nei modi in cui ci sarà possibile. Solo l’insieme di queste azioni, collegate fra loro, potrà dare dei buoni risultati.
Indicizzazione totale di pensioni e salari
· Le pensioni, in coerenza con i contributi effettivamente versati, debbono avere un regolare adeguamento al reale costo della vita. Su questo terreno dovremo lanciare una proposta semplice ed essenziale, fondata sull’ unità concreta tra lavoratori dipendenti e pensionati, per il ripristino integrale della indicizzazione dei redditi, la “scala mobile”, che ai dipendenti è stata tolta d’autorità e ai pensionati viene ridotta quando non addirittura bloccata come è accaduto.
Restituzione agli “esodati” dei diritti cancellati
· Agli “esodati” debbono essere corrisposti pensioni adeguate, secondo le regole vigenti al momento in cui hanno cessato la loro attività lavorativa. La sorte toccata agli “esodati” è un vero e proprio tradimento dalle conseguenze disastrosamente inumane. Rimanere improvvisamente senza reddito, a causa di un atto delinquenziale compiuto ai livelli alti istituzionali, dove le regole sono state stravolte da un giorno all’altro, non è minimamente accettabile. Assolutamente vanno riconosciuti a tutti questi ex lavoratori e lavoratrici i diritti cancellati con un colpo di spugna, da parte di una classe politica che i propri privilegi acquisiti li difende a denti stretti.
Il ripristino del sistema retributivo alle future pensioni
· Deve essere ripristinato nel ricalcolo delle pensioni il metodo retributivo, oggi sostituito da quello contributivo che non garantisce pensioni adeguate alle future generazioni. Dobbiamo nel contempo contrastare con efficacia e durezza i tentativi, già in elaborazione, di un ricalcolo dal retributivo al contributivo anche delle attuali pensioni; tentativo che, dietro le false parole di equità e solidarietà, sono solo una rapina ai nostri diritti acquisiti, un modo per utilizzare le nostre pensioni come un bancomat per sanare le loro malefatte e mantenere i loro privilegi.
La lotta per il ripristino delle future pensioni, riportandole nel ricalcolo col metodo retributivo, è un’azione che ci unisce alle giovani generazioni che altrimenti, con il sistema contributivo vigente avranno pensioni da fame o costretti a costose assicurazioni integrative.
Adeguamento delle pensioni minime e d’invalidità
· Le pensioni minime non possono essere al di sotto della soglia di povertà, questo vale anche e soprattutto per le pensioni di invalidità che attualmente sono a livelli bassissimi. Agli invalidi va comunque garantito un effettivo diritto al lavoro da parte delle aziende che, nella situazione attuale, riescono ad eludere le stesse norme di legge.
I contributi persi dagli immigrati
· Gli immigrati che lavorano regolarmente in Italia e decidono di tornare al loro Paese d’origine, non avendo maturato i requisiti alla pensione (raggiungimento del 66° anno d’età e almeno 20 anni di contributi) per la stragrande maggioranza (circa 200 mila all’anno dati Inps) perdono i contributi versati. Solo in quei Paesi che hanno accordi bilaterali con l’Italia, possono recuperare quanto versato se fanno le dovute richieste (molti non lo sanno e vanno informati). Questa situazione produce attualmente un “tesoretto” annuo di
3 miliardi di euro che rimangono nelle casse dell’Inps. Ci sembra un’ ingiustizia ai danni degli immigrati sulla quale occorre mobilitarsi per sanare.
Il necessario scorporo delle pensioni sociali
· Le pensioni sociali sono un atto di opportuna e necessaria solidarietà verso chi non ha potuto versare i relativi contributi, ma non è giusto che tale costo sia addossato alle casse dell’Inps, perché tutto ciò viene usato per ridurre i diritti di chi ha regolarmente versato. Di questa opera di sostegno e solidarietà sociale è necessario che se ne faccia carico la fiscalità generale alla quale già contribuiamo abbondantemente.
Cancellazione della legge Fornero
· E’ necessario provvedere all’abbattimento della legge Fornero che ha allungato a dismisura gli anni di lavoro per il diritto alla pensione, penalizzando particolarmente le donne. Dobbiamo rivendicare una ulteriore riduzione di anni di lavoro necessari per il diritto alla pensione per quei lavoratori e quelle lavoratrici che svolgono mansioni particolarmente usuranti. Ridurre gli anni per il diritto alla pensione, assieme alla sempre più necessaria riduzione dell’orario di lavoro, è una battaglia che ci collega alla azione unitaria e solidale con le giovani generazioni che sempre maggiormente trovano difficoltà a trovare un posto di lavoro.
· Abolizione di tiket sanitari per tutti, a partire dai pensionati che, per la loro età,
hanno particolari necessità di curarsi.
· Trasporti gratuiti per pensionati e disoccupati.
Per raggiungere tali obbiettivi è necessario un percorso unitario con tutti coloro che li condividono, attuando forme di lotta forti ed incisive a tutti i livelli.
E’ per questo che nella fase attuale stiamo sperimentando un percorso comune con associazioni quali il “coordinamento nazionale di pensionati di oggi e domani” (CoNUP) che raggruppa pensionati e quanti oggi lottano per il diritto alla pensione adeguata per tutti, presente e future.
Soprattutto indichiamo nelle pratiche assembleari lo strumento principale per indicare obbiettivi comuni e forme di lotta da attuale.
Per L’Unione Sindacale Italiana (USI – AIT)
Pensionati USI della Sede via Torricelli 19 – Milano
I lavoratori non sono carne da macello !!
La scrivente Organizzazione Sindacale si trova costretta a denunciare ancora una volta episodi che vanno a ledere la dignità dei lavoratori e dei cittadini stessi. Riteniamo inaccettabile e inqualificabile quanto avvenuto ad Empoli da “professionisti” dell’INAIL che dovrebbero invece lavorare con onestà e tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. L’INAIL, l’ente che dovrebbe sincerarsi dello stato di salute e dell’efficienza dei lavoratori, reintegra in maniera impietosa, fredda e brutale i lavoratori pur non essendo nelle loro piene facoltà fisiche dopo l’infortunio sul lavoro. Questo E’ quanto avvenuto ad Empoli in questi giorni e che abbiamo denunciato pubblicamente. Siamo tuttavia a conoscenza di numerosissimi casi accertati rispetto episodi di questo tipo in ogni territorio. Casi talvolta molto pesanti e di una gravità inaudita. Oltre al danno la beffa !! L’INAIL che fa parte di quelle stesse istituzioni che hanno la funzione di tutela dei lavoratori si rivelano oggi nemiche degli stessi lavoratori, i quali vengono rispediti con sistemi arroganti a lavorare dopo essere stati ritenuti “parzialmente abili”e senza considerare neppure la tipologia di lavoro che viene svolto mettendo a rischio la salute degli operatori e la sicurezza dei pazienti. Potete spiegarci cosa significa essere parzialmente abili al lavoro? Potete spiegarci se secondo voi è’ lecito reintegrare il lavoratore pur sapendo di mettere a rischio lui stesso e le persone con cui lavora ritenendolo parzialmente abile ? Potete spiegarci quale etica professionale può avere un medico che nonostante certifichi una diagnosi e sappia dell’esistenza di pareri medici discordanti documentati si arroga il diritto di decidere sulla salute altrui ?
Il contenzioso tra una lavoratrice da noi tutelata e la vostra sede territoriale di Empoli è un caso emblematico. Ci sono voluti due presidi informativi, volantinaggi e denunce alla stampa locale per ottenere seppur in maniera parziale le prime ammissioni di colpe e responsabilità dell’INAIL stessa.
Come USI sanità continueremo ad agire con ogni mezzo a nostra disposizione per tutelare ogni lavoratore minato del suo diritto alla cura e della sua dignità.
Firenze 28 novembre 2015
Per la segreteria nazionale USI – AIT sanità
Lusi Corrado