Le reazioni dello stato francese ai fatti di venerdì scorso a Parigi e ci mettono di fronte una volta per tutte al fallimento della cosiddetta democrazia. Il presidente Hollande non ha perso tempo a proclamare lo “stato d’urgenza” che sospende i diritti dei cittadini e conferisce poteri eccezionali alle forze di polizia. Un’operazione possibile solo in situazioni come quella attuale, con la paura che dilaga e i semi del fascismo razzista che trovano terreno fertile su cui attecchire. Questa situazione dovrebbe avere una durata limitata a dodici giorni, ma già monsieur le President ha messo le mani avanti, dicendo che non basteranno e chiedendo una legge che lo proroghi a tre mesi. Inoltre parla di modificare la costituzione come se questa fosse un decreto qualsiasi invece della legge fondamentale di uno stato democratico, la garanzia per i cittadini che tutta la produzione normativa dello stato sia compresa entro certi limiti. Non essendo un giurista non posso commentare professionalmente i paragrafi delle leggi francesi sullo stato d’urgenza e sulle modifiche costituzionali che Hollande ritiene indispensabili per combattere il terrorismo. Posso però affermare che non saranno certo determinanti nel fermare il terrorismo ISIS perché questo, per sua stessa natura, non è individuabile se non quando colpisce. Proverò a spiegare meglio: se un attentato epocale come quello dell’11 settembre aveva bisogno di un’organizzazione meticolosa e coinvolgeva una grandissima quantità di mezzi e di persone, questi attentati di marca ISIS sono opera di piccoli gruppi che possono benissimo agire trasportando un’arma d’assalto in un comune zainetto, portarsi in una piazza o in un locale qualsiasi e cominciare ad ammazzare gente. Non occorre che sia in una grande città o in una data particolare. Non servono un’organizzazione e un piano elaborato, non servono ingenti fondi che lasciano tracce identificabili dagli investigatori nei flussi finanziari internazionali. Non serve nemmeno che l’aspirante terrorista abbia in casa materiale, armi e quant’altro. Gli strumenti per compiere l’attentato possono passare di mano anche poco prima dell’attacco perché non sono missili antiaerei ma armi leggere, che possono essere acquistate anche nel mercato della malavita locale. Non serve che il terrorista abbia ricevuto un addestramento militare in qualche campo mediorientale. Non deve combattere contro un esercito o contro task force speciali, deve ammazzare persone inermi. Deve solo saper tirare un grilletto e urlare frasi deliranti mentre le persone cadono. In sostanza, questo tipo di terrorismo non è prevenibile con mezzi di polizia o di intelligence. Cinque dei terroristi che hanno colpito a Parigi sono stati identificati, e quattro avevano la cittadinanza francese. Erano cittadini come tutti gli altri, non infiltrati stranieri clandestini. Non è pensabile che il presidente Hollande ignori tutto questo. Le misure che sta prendendo, che ricordano molto da vicino il famigerato Patriot Act non serviranno a rintracciare e a fermare terroristi, ma serviranno a trasformare la Francia in uno stato di polizia, cancellando i diritti collettivi e individuali, le cosiddette libertà civili che a quanto si dice in Francia sono nate. E che in Francia ora moriranno, dopo essere già morte negli USA e dopo essere state troppe volte sospese o semplicemente ignorate in altri Paesi europei, sempre però in territori circoscritti come Amburgo, durante lo sgombero del Rote Flora, o la Val Susa o nei riguardi di alcune categorie di persone come migranti, Rom e altre minoranze. Da ora in poi la Francia sarà il campo di prova di uno stato d’eccezione esteso a tutto il territorio e a tutta la popolazione, a tempo indeterminato. Qualcosa che non si vedeva in Europa occidentale dalla fine della seconda guerra mondiale.
I governi occidentali si riempiono la bocca della parola democrazia, soprattutto quando devono eseguire favorevoli comparazioni tra “noi” e “loro”. Tra i Paesi democratici, liberi, civili e le spietate dittature oscurantiste e liberticide del resto del mondo non-occidentale. Ebbene, stiamo assistendo in questi giorni a un altro esempio di quanto le garanzie democratiche siano gusci vuoti, barriere di carta velina che possono esser stracciate con una facilità sconcertante. Ma se le libertà civili e democratiche vengono messe da parte, cosa resterà? Gli anarchici lo dicono da sempre: tolta quella leggera verniciatura che si chiama democrazia rimarrà la vera essenza degli stati, di ogni tipo di stato. Rimarrà l’autoritarismo, rimarrà il potere, rimarrà l’arbitrio poliziesco di qualcuno che non sarà più premier o presidente o cancelliere. Sarà qualcuno che non agisce in nome di una legge sovrana ma che si pone al di sopra della legge e la può cambiare a suo piacimento, anche se si tratta della più fondamentale delle leggi di uno stato democratico. La democrazia cade sotto la sua stessa debolezza intrinseca, il suo essere pura formalità elettorale priva di contenuti reali, il suo essere asservita a interessi ben diversi da quelli dei cittadini di cui pretende di essere espressione. Libertà e democrazia non sono termini consustanziali ma antitetici. Come libertà e capitalismo, come libertà e religione. Per combattere il terrorismo non servono leggi speciali, serve giustizia sociale. E di sicuro i soggetti più adatti a farlo non sono gli stessi stati occidentali che con le loro guerre ne hanno incubato i germi fin dall’inizio degli anni ’90. Stati, guerra e terrorismo sono una cosa sola.
J. Scaltriti