Il compagno empolese Giacomo Dara ci ha lasciato giovedì 21 ottobre alle ore 9.30, dopo un immediato e breve ricovero nell’ospedale di Firenze. Con immenso dolore annunciamo questa notizia, porgendo le nostre condoglianze a tutti i suoi familiari e a tutti coloro che lo conoscevano e stimavano.
“Venerdì ho fatto un sogno, Giacomo era lì. Gli ho detto: Giacomo sei morto sai. No – mi ha detto: sono qui con voi.”
Abbiamo conosciuto Giacomo quando era poco più che adolescente. Abitava in via Dei Neri nel centro storico di Empoli e già all’epoca la sua patologia lo costringeva a passare molti periodi a letto. Ciò nonostante non si è mai arreso. Ha sempre cercato di trarre il meglio dalla vita, in modo paziente e attivo.
Si dice che non possiamo stabilire il modo e il giorno dalla nostra morte: ma possiamo decidere come vivere. Giacomo sin da giovane decise da che parte stare. La parte libertaria, contro tutti gli autoritarismi e le ingiustizie sociali, percorrendo la via più faticosa ma piacevole, in direzione ostinata e contraria.
Come non ricordarlo durante le lunghe riunioni nella sede degli anarchici, della FAI, quando diede vita al collettivo studenti libertari negli anni ’70 e nelle intense lotte di quel periodo. Nella gestione del banco dei libri per le feste di Umanità Nova, emozionato e attivo durante l’occupazione dell’ex pretura nel 1977 e nel presentare i suoi numerosi libri e le sue poesie.
In uno dei suoi ultimi libri dal titolo Essere Fumo, un fumo che penetra in ogni fessura, ha voluto citare tutti noi, compagni, amici e conoscenti, con benevola malizia in situazioni paradossali, in liriche toccanti, struggenti, con profondi messaggi di vita e di amore.
Lo ricorderemo così, fedele ai suoi ideali nonostante le sue sofferenze, sempre scherzoso e sorridente con le sue ricorrenti frasi argute. Con i capelli arruffati e quella sua camminata originale, irripetibile, lenta scomparire tra la folla nel recarsi verso casa dalla sua vecchia madre che lo viziava con le sue squisite pietanze, di cui si lamentava, ma alle quali cedeva piacevolmente.
Non si è mai arreso a questo mondo arido e tenebroso, a questo sistema individualista, ipocrita, dedito solo al profitto e allo sfruttamento. Lui che come poeta libertario voleva gustare tutto l’amore, tutti i colori, la luce di un umanità libera, fraterna e solidale.
Caro Giacomo, ci possiamo dimenticare con chi abbiamo riso ma non possiamo dimenticare mai, mai, con chi abbiamo pianto e lottato. Quando muore un anarchico, Giacomo: muore una parte di noi.
Giacomo, siamo stati e saremo la rivolta degli ultimi, il cuore in anarchia, i refrattari, gli indomabili, la poesia. L’ideale del sentimento. Rimarremo eternamente nelle rosse aurore.
Ciao, e grazie per essere stato accanto a noi, lo sarai incessantemente. Ci rincontreremo nel vento delle barricate. Per sempre.
Paolo Becherini, per i compagni della Federazione Anarchica Empolese e della Valdelsa