Fino alla fine di ottobre i fortunati residenti in Lazio, Marche e Abruzzo potranno iscriversi gratuitamente ad un servizio sperimentale che ha lo scopo di “tutelare la propria immagine digitale”.
Il progetto è stato lanciato dai Co.re.com. [1] delle tre regioni e il patrocinio della AGCOM [2] e, cosa più importante, di una società privata che lavora nei servizi di “Web reputation”.
La “reputazione su web” è qualcosa che riguarda principalmente i grandi marchi e i loro prodotti, nulla di nuovo nell’area delle pubbliche relazioni, visto che di ricerche di mercato con carta e penna se ne fanno da più di mezzo secolo. La gestione della reputazione è stata poi allargata al settore delle organizzazioni e, infine, al tempo della Rete, è arrivata alle singole persone.
Nei paesi dove questo genere di attività è già diffuso esistono da tempo delle società di “reputation management” che, dietro compenso, si occupano al posto del committente di cercare su Internet le informazioni che lo riguardano per controllare se queste siano più o meno positive. Ma molte di queste società, vengono ingaggiate anche e soprattutto dai proprietari dei diritti di copyright per scovare i siti web sui quali vengono messi a disposizione materiali protetti dal diritto di autore. Sono una sorta di versione incruenta dei cacciatori di taglie dell’epopea western, alla perenne ricerca del file copiato di turno. Una volta scovato, il proprio bersaglio viene (di solito benevolmente) invitato a far sparire dal web i contenuti proibiti e, solo in casi particolarmente importanti, vengono sguinzagliati gli avvocati e le relative ingiunzioni legali. In alcuni paesi questo lavoro viene direttamente svolto dagli organismi coinvolti nella protezione del diritto di autore, per esempio in Spagna il CEDRO [3] invia in tutto il mondo i suoi e-mail minacciando multe da 150 a 600 mila euro per chi mette a disposizione on-line materiali sotto copyright.
Il progetto citato all’inizio non ha nulla a che vedere con tutto questo, in quanto come è facilmente verificabile accedendo alla pagina di registrazione del servizio, si tratta semplicemente di un modo per raccogliere dalle singole persone segnalazioni riguardanti “eventuali contenuti lesivi pubblici presenti online.” Una cosa che era possibile fare anche senza uno sponsor privato che - quando si dice il caso - vende servizi di “gestione della reputazione”, che magari potrebbero interessare i cittadini che non trovano una celere e soddisfacente risposta dall’Ente pubblico, soprattutto dopo che il periodo di prova gratuito è finito.
Per non dire che, almeno nelle pagine visibili a tutti del progetto [4] non ci sono molte informazioni su come verranno trattati i dati raccolti, anzi, la pagina della “privacy policy” (si, sempre in inglese) contiene solo un laconico: “TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI. Per i dettagli sull’informativa per il trattamento dei dati personali la invitiamo a contattare la sede Co.re.com di riferimento”.
Più interessante una visita allo sponsor commerciale dell’iniziativa [5], una società che - a giudicare dalla clientela - è bene inserita in un settore di lavoro completamente immateriale dove non si producono merci ma si offrono servizi di alquanto dubbia utilità. Promettere di tenere sotto controllo quello che si dice sulla Rete di una società o di una singola persona è davvero un lavoro impegnativo, che per certi versi assomiglia al lavoro di sorveglianza degli apparati statali. Oltretutto vengono continuamente alla luce casi di società che offrono, a pagamento, la pubblicazione di quello che si vuole, dalla recensione favorevole o sfavorevole di un ristorante o di un albergo a quella di un prodotto commerciale. Vale a dire proprio dei dati che sono gli obiettivi delle ricerche sulla reputazione. Spesso sono gli stessi servizi di gestione della reputazione che poi provvedono alla sua creazione o manipolazione e in questo modo il circolo è virtualmente chiuso.
In mezzo le singole persone che verranno allevate a curare i loro dati visibili su Internet, per evitare che una pessima reputazione web sia di ostacolo alla loro carriera.
Pepsy
Riferimenti
[1] Si tratta dei “Comitati regionali per le comunicazioni”, in parte propaggini territoriali dell’AGCOM e in parte autonomi.
[2] La “Autorità per le garanzie delle comunicazioni” è stata istituita nel 1997 e svolge attività di controllo nel settore delle comunicazioni. http://www.agcom.it/
[3] “Centro Español de Derechos Reprográficos” http://www.cedro.org
[4] http://www.sportelloreputazioneweb.it/
[5] http://www.reputazioneonline.it/