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Il fallimento della sanità siciliana

Il fallimento della sanità siciliana

Il 30 Marzo 2021, a seguito di un’operazione di polizia, sono stati arrestati la dirigente generale del Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) Maria Letizia Di Liberti e altre tre persone legate al suddetto Ufficio.

L’accusa è quella di aver alterato i dati dei positivi e dei deceduti da Covid-19, “spalmandoli” su periodi di tempo più lunghi per evitare eventuali restrizioni alla Sicilia.

In questa vicenda è stato coinvolto Ruggero Razza, ormai ex assessore regionale alla sanità e uomo di fiducia del presidente della Regione, nonché Commissario Straordinario per la gestione dell’Emergenza, Nello Musumeci.

Il terremoto politico-mediatico provocato dall’arresto dei funzionari siciliani e dall’avviso di garanzia inviato all’ex assessore regionale alla sanità, confermano come la gestione istituzionale (nazionale e regionale) della pandemia sia stata pessima in tutti i sensi.

Fin da quando è scoppiata la pandemia, il governo regionale di Musumeci e l’assessorato regionale alla sanità hanno gestito la questione pandemica in modo pessimo.

Da una parte abbiamo visto come l’intera giunta regionale ha fatto “comunella” nell’attaccare politicamente alcuni sindaci delle città siciliane (come De Luca a Messina e Orlando a Palermo); dall’altra, abbiamo visto come l’assessorato regionale alla sanità ha attuato un sistema di “scotolatura” delle terapie intensive (stando alle dichiarazioni di Ferdinando Croce, vice capo di gabinetto dell’assessorato alla sanità), e di alterazione dei dati riguardo i contagi del periodo Novembre 2020-Marzo 2021.

In questa situazione, a cui si sommano problemi quali il tracciamento insufficiente e l’inadeguatezza delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), cosa ci si poteva aspettare se non l’apertura dell’ennesimo Vaso di Pandora?

Quanto accaduto ricorda in parte la situazione della Sardegna all’indomani dell’estate 2020. A seguito di una serie di inchieste giudiziarie, venne dimostrato come gli interessi tra istituzioni locali sarde e imprese turistiche avessero mantenuto attivi i flussi di vacanzieri, anche a costo della vita degli abitanti dell’isola. Ma, anche, il più recente caso relativo all’ex premier Giuseppe Conte, in questi giorni ascoltato dalla Procura di Bergamo perché, nonostante fosse a conoscenza dei focolai a Nembro e Alzano già tra la fine di Febbraio e i primi di Marzo 2020, evitò di istituire la zona rossa.

L’arrivo della pandemia ha impaurito l’amministrazione regionale siciliana e tutti i suoi alleati, politici ed economici, presenti, direttamente o meno, sul territorio.

Il gioco fatto da Di Liberti e da Razza rientra in questa fattispecie: modificare, nascondere, modellare, spalmare e chi più ne ha più ne metta, per proteggere gli investimenti economici!

L’attuale amministrazione regionale siciliana, fin dal suo insediamento, ha puntato su diversi settori economici fondamentali: petrolio, distribuzione organizzata, turismo e agroalimentare.

Attraverso le Zone Economiche Speciali (ZES) e con il supporto delle compagini borghesi locali (Confindustria, Confcommercio, Compagnia delle Opere etc) e straniere (maltesi, arabe, russe, algerine e cinesi), il governo regionale ha voluto dimostrare a livello mediatico che la Sicilia potesse risollevarsi economicamente mentre al contempo vendeva al migliore offerente le persone, le infrastrutture e il territorio in generale.

Con la pandemia tutto questo è stato azzerato. E per poter risollevare un minimo il livello economico, come detto prima, si sono adottati tutta una serie di mezzi politici e mediatici.

A livello regionale e nazionale si è passati dai bollettini di guerra dei mesi di Marzo-Maggio dello scorso anno, all’attacco degli assembramenti come simboli del male, senza risparmiare la classica caccia ai migranti nel periodo Luglio-Settembre. Quest’ultima si è concretizzata in una serie di infamità di vario genere: dall’istituzione delle navi quarantena, passando per la costituzione di comitati anti-migranti (come successo a Porto Empedocle per salvare il turismo cittadino o, in tempi più recenti, a Cassibile contro i braccianti migranti), fino alla distorsione mediatica delle lotte dei reclusi nei CPR e negli hotspot della Sicilia Occidentale e Meridionale (come successo a Siculiana e a Pozzallo).

In ambito sanitario, il governo regionale, così come quello nazionale, ha cercato quanto più possibile di rattoppare un sistema aziendalizzato da un trentennio; allo stesso tempo ha cercato di mantenere buoni rapporti con la sanità privata.

La gestione caotica e fallimentare delle misure di lockdown, delle zone a colori e delle maggiori restrizioni in caso di superamento di una certa soglia di positivi, ha avuto due effetti collaterali:

da una parte, è aumentato il livello di paura all’interno di una parte della popolazione; dall’altra, l’insieme di indicazioni spesso inesatte e/o contraddittorie ha portato ad una gran confusione sulle indicazioni sanitarie da seguire provocando una noncuranza verso determinate misure preventive, raggiungendo in certi casi manifestazioni di negazionismo sulla pandemia in corso.

Per far fronte a questo, le istituzioni non hanno trovato di meglio che rispolverare un linguaggio bellico a cui si sono sommati il coprifuoco, nonché una sostanziale carta bianca data alle forze di polizia e forze armate di agire indisturbate e impunite.

I flebili risultati ottenuti da questi “contenimenti”, uniti alle misure e dichiarazioni contraddittorie, hanno portato le aziende a difendere ancor più i propri profitti.

Nonostante gli scioperi dei lavoratori e delle lavoratrici per la mancanza di misure di prevenzione e strumenti di protezione, le imprese hanno tirato dritto, gridando alla difesa dell’economia nazionale ed altre amenità.

E quando non ci sono stati casi del genere, abbiamo visto dei contenimenti solo nei centri abitativi, escludendo le zone commerciali perché economicamente vitali e strategici per il territorio e accantonando, quindi, la salvaguardia delle persone che ci lavorano.

L’azienda AIA di Vazzola nel trevigiano, la STM Electronics della Zona Industriale di Catania e il mercato ortofrutticolo di Vittoria sono esempi di queste scelte borghesi.

Cosa ci insegna questa ennesima fallacia istituzionale?

I governi, qualsiasi essi siano e di qualsiasi colore politico, lavorano solo per il benessere della borghesia e della burocrazia. Anche a costo di passare sopra migliaia di morti.

Occorre ripensare alla gestione sanitaria siciliana (da sempre organizzata secondo accordi tra gruppi di potere politico ed economico, ed in maniera completamente burocratizzata e verticistica) e puntare ad una sanità organizzata sui principi di mutuo aiuto e di autogestione.

Alcune individualità anarchiche

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