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Intervista a Cosimo Scarinzi (C.u.b. Scuola)

Intervista a Cosimo Scarinzi (C.u.b. Scuola)

Umanità Nova – d’ora in poi UN: In prima pagina di questo numero di Umanità Nova c’è un articolo che analizza la composizione ed il senso politico di ciò che sembra preannunciare il nuovo governo. In particolare analizza brevemente anche la figura dei cosiddetti “ministri del Presidente”, i “tecnici”, che dovrebbero esprimere in pieno la linea del nuovo governo. Uno di questi è Patrizio Bianchi, nominato come ministro della pubblica istruzione e, al momento in cui ti facciamo questa intervista venerdì 19 febbraio 2021, è anche il primo che si sia lasciato maggiormente andare a qualche esternazione. Che impressione ne hai ricavato?

Cosimo Scarinzi – d’ora in poi CS: Di là delle esternazioni, su cui magari dico qualcosa dopo, la cosa forse più importante è l’immagine che ne viene data: un accademico autore di vari testi tra cui uno sulla sua idea di scuola, un uomo che ha esperienza nelle amministrazioni, ecc. La propaganda è che si passa da una ministra “scappata di casa” che si improvvisava a fare il suo mestiere e che si era anche in qualche modo screditata da sola per qualche leggerezza ad un personaggio che si presenta come “autorevole”. Posta questa premessa, che non è irrilevante anche per valutare le sue prime esternazioni, vediamo un po’ le sue due principali esternazioni. Una che, detto per inciso, sminuisce di parecchio l’immagine del personaggio autorevole che sarà un grande riformatore, ecc. è il prolungamento dell’anno scolastico allo scopo di recuperare i ritardi derivanti dalla Didattica a Distanza e, in generale, dalla pandemia.

UN: In che senso la sminuisce?

CS: È evidente a chiunque abbia presente la realtà effettiva del mondo della scuola che quello che propone è difficile da gestire per ragioni ovvie: è il periodo in cui ci sono le maturità e moltissime altre attività diverse dall’insegnamento – un “esperto autorevole” queste cose dovrebbe pur saperle! – e, pertanto, o si costringono studenti e famiglie ad un esame di maturità (già con tutte le difficoltà tecniche dovute alla pandemia) nel pieno del periodo delle vacanze e rovinargliele per il piacere loro e degli operatori del turismo, oppure si riduce il tutto ad una barzelletta, contraddicendo le altre sue esternazioni per cui lui intende far fare un esame di maturità serio e non raffazzonato. Da questo punto di vista, inizialmente sta dando tutta l’impressione di rientrare in pieno nei processi della politica spettacolo: di fronte ad una situazione oggettivamente ed innegabilmente grave – la Didattica a Distanza, nonostante gli sforzi enormi dei docenti che hanno fatto il meglio che potevano, ha supplito solo in minima parte alla perdita delle ore di scuola in presenza – lui da una risposta che, da un lato, è troppo gravosa organizzativamente, dall’altro, è troppo misera quantitativamente, tre settimane di fronte a due anni in gran parte persi e vissuti pericolosamente… Molto fumo, insomma, e questo contrasta con l’immagine del “dotto, medico e sapiente” che ci stanno propagandando.

UN: Passiamo all’altra sua esternazione?

CS: Certo. Questa consiste nella ripresa di un vecchio somaro da battaglia di molti governi precedenti che poi vedremo se sarà condotto avanti con maggior determinazione del passato e con una prospettiva di medio lungo periodo, come nella retorica di questo nuovo governo: la “straordinaria novità” della Meritocrazia la cui mancanza sarebbe la radice di tutti i mali del mondo della scuola. Non poteva poi mancare la retorica del rafforzamento dell’autonomia scolastica – cosa che, tradotta nel mondo reale, significa rafforzamento dell’autoritarismo dei Dirigenti Scolastici e diminuzione dei fondi pubblici ad essa dedicati – e del condizionamento di enti locali ed imprese sulle istituzioni scolastiche. In pratica, Bianchi afferma di volersi muovere nel solco tracciato dai vari governi degli ultimi decenni e che si è scontrato, da un lato, con la resistenza della categoria, dall’altro, in maniera meno romantica con la mancanza di risorse.

UN: Ci spieghi meglio quest’ultima cosa che hai detto?

CS: Certo. Di là delle ovvie critiche alla meritocrazia, almeno per i lettori di Umanità Nova, comunque una politica meritocratica autentica richiederebbe enormi investimenti economici, cioè esattamente quello che i governi, innamorati dei tagli alla spesa pubblica, non vogliono assolutamente fare. Per premiare le “aristocrazie” che il modello meritocratico prevede occorrerebbero insomma un bel po’ di soldi e loro sono occupati a toglierli, non certo a metterli per chicchessia. D’altronde la stessa “autonomia scolastica”, con fondi sempre più ridotti, è come si dice nel sud dell’Italia un po’ fare le nozze con i fichi secchi…

UN: Uno di noi che fa l’insegnante, all’inizio dell’autonomia disse a un ispettore scolastico il quale ne cantava le lodi che sarebbe stata l’“autonomia della miseria”, insomma una scusa ideologica per togliere fondi pubblici alle istituzioni scolastiche “lanciate sul mercato” dove, una volta atterrate, non avrebbe trovato alcun privato a supplire a tale mancanza, perché questi i soldi li volevano prendere, mica dare alle scuole…

CS: …e così è finita. Tornando al discorso sulla meritocrazia – di là del fatto che ovviamente non la condivido – se appunto non è supportata in modo serio dal punto di vista finanziario, resta solo un’accozzaglia di frasi fatte e luoghi comuni e, di fatto, porta solo a una guerra civile nelle scuole per spartirsi i miseri fondi rimasti…

UN: …e nel frattempo rinvigorisce l’idea che gli insegnanti siano nella loro maggioranza dei fancazzisti, dato che occorrerebbero premi per spingerli a fare qualcosa di buono. Un’impressione che abbiamo avuto noi, invece, è un forte rapporto con le idee della famigerata “Buona Scuola” renziana; questa, dopo l’enorme opposizione iniziale da parte del mondo della scuola, è stata gradatamente, poco a poco smantellata, almeno nei suoi aspetti più deteriori, ha avuto cioè una sorte simile a quella toccata alla legge sulla fecondazione assistita. Molte parole di questo ministro, invece, sembrano volerla rimettere in piedi.

CS: In effetti, in questi anni la “Buona Scuola” è stata smontata un po’ alla volta senza dirlo: l’impianto fondamentale della riforma renziana non c’è più e la resistenza passiva del mondo della scuola, dopo la mobilitazione, è servita a molto in questa direzione, per non parlare delle questioni finanziarie di cui si diceva prima. Persino i poteri concessi ai Dirigenti Scolastici non erano da loro particolarmente amati, salvo qualche eccezione, di fronte all’enorme carico di lavoro e di responsabilità che hanno poi visto comportava.

UN: Tornando all’aspetto ideologico, anche se come normative applicate effettivamente c’è meno di quello che si propaganda (per fortuna) resta però quello che dicevamo prima: tutte queste continue operazioni di piccole e grandi riforme sembrano essere un’enorme psy-op, volta a creare l’immagine degli insegnanti come privilegiati fancazzisti e rompere, così, la solidarietà tra essi e il resto del mondo del lavoro. Anche l’esternazione sul “recupero del tempo perso” ci pare vada in questa direzione, dal momento che ci pare giocare sul fatto che chi non insegna è convinto che la DaD sia meno faticosa dell’insegnamento in presenza mentre è l’esatto contrario…

CS: Questa è una costante: quella che la rende particolarmente pericolosa in questa fase è proprio la situazione pandemica. Insomma, se ti lamenti per le tre settimane di insegnamento in più allora, nonostante le tue buone ragioni, all’esterno confermi l’immagine stereotipata dell’insegnante fannullone. Una cosa ancora da dire è che quest’immaginario è entrato persino dentro la categoria stessa degli insegnanti: non mancano certo i moralisti un tanto al chilo convinti che in tutta Italia insegnano solo loro e pochi altri eletti e gli altri non fanno un cazzo…

UN: …senza rendersi conto che altri che considerano fancazzisti pensano invece che loro sono sono gli unici che insegnano ed attribuiscono ai primi la parte dei fancazzisti…

CS: …esatto, il classico divide et impera che opera fuori e dentro la categoria. Troviamo spesso ad esempio un uso improprio della DaD, fuori dei casi emergenza pandemica, approvato da Collegi dei Docenti i cui membri temono, in caso di opposizione, essere bollati come insegnanti fannulloni. Certo, oltre essere accusati di essere una setta satanista e pedofila, non vedo altre accuse nuove da poter rivolgere agli insegnanti: ma l’accusa di essere fannulloni, in questa situazione pandemica in cui tutti dobbiamo dedicarci al bene comune, risulta particolarmente insidiosa.

UN: Torniamo al nostro ministro. Ha parlato anche di formazione del personale…

CS: Ancora una volta il tema sono le risorse. Ovvio che sia giusto formare continuamente ed efficacemente il personale in questa come in qualunque altra attività ma, se si volesse formare continuamente ed efficacemente il personale insegnante la strada è una sola: l’anno sabbatico, in altre parole un anno ogni, mettiamo, sette in cui il lavoratore è tolto dall’insegnamento e il suo tempo di lavoro viene impegnato in seminari formativi ed esami. Il che però richiede risorse imponenti e, al suo posto, una serie di corsi e corsetti che non servono assolutamente a niente, salvo ovviamente a pagare i relatori e le loro organizzazioni private.

UN: A questo punto entriamo anche in un altro campo, quello dell’insegnamento universitario. Il fatto stesso che non dico l’anno sabbatico ma persino corsi di minore entità, salvo i corsi abilitanti, non vengano quasi mai affidati alle Università ma solitamente ad “agenzie formative” private mostra in atto l’inizio di un processo di svalutazione anche del lavoratore dell’Università che, di fatto, sembra essere ritenuto incapace di effettuare tali corsi. Il tutto nonostante i lavoratori dell’università siano a loro volta degli insegnanti e, di conseguenza, siano in linea di principio più qualificati nel progettare ed eseguire una formazione volta al miglioramento delle capacità didattiche, a differenze della gran parte dei relatori delle “agenzie formative”…

CS: Sì, hai ragione: già adesso è in atto un sottobosco di attività “formative” inutili e possiamo immaginare cosa succederebbe se il nostro ministro insistesse in questa direzione.

UN: Sempre in questa logica, gli ultimi due precedenti ministri provenivano in qualche modo dal mondo della scuola, il che di per sé certo non li ha fatti fare gran cose, ma lo stesso fatto di sostituirli con un “tecnico” economista, il cui curriculum consiste sostanzialmente nell’essere stato in vari consigli amministrativi aziendali o paraaziendali e di presentare questo come una cosa positiva è tutto interno a questo discorso di svalutazione dei lavoratori della scuola…

CS: …è un po’ quello che dicevo nella premessa: deve essere una figura “autorevole” – perciò non può provenire dallo screditato mondo della scuola, cosa in genere funzionale all’idea del “governo dei migliori”, lasciando stare le facili ironie su certi personaggi che lo compongono.

UN: Per chiudere una previsione sul suo futuro operato: resterà di basso profilo o ci piazzerà un’ennesima riforma?

CS: Per ora, come dicevamo, si sta presentando come uno molto fumoso ma, ovviamente, è presto per dirlo… comunque sia, qualsiasi cosa metterà in atto, allungare l’obbligo scolastico, aumentare il numero dei licei quadriennali, ecc. molto probabilmente sarà senza risorse per il mondo della scuola, che si dovrà subire tutte le negatività. In generale, comunque, l’asse delle sue esternazioni è la ripresa della “Buona Scuola” renziana che, forse, tenderà a riproporre in un qualche modo.

UN: Grazie, alla prossima…

CS: Alla prossima.

Intervista Redazionale

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