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Qualcun altro non c’è

Qualcun altro non c’è

Sulla rivista Malamente è comparso un articolo a firma di Giuseppe Aiello[1] che, partendo dalla situazione napoletana, fa un discorso più generale tendente a criticare l’approccio, largamente maggioritario, di anarchiche ed anarchici nei confronti della questione pandemia, a suo dire elitario e ben poco malatestiano. Abbiamo trovato l’articolo molto interessante non certo per i suoi contenuti ma in quanto l’autore è stato capace di infilarci dentro errori di fatto e fallacie logiche con la pala nonché un discreto autogol, che porta l’autore ad una plateale contraddizione con se stesso.

Dopo aver iniziato con l’immagine di Lui che avanza fieramente per le strade di Napoli senza mascherina, sfidando coraggiosamente la repressione delle forze del disordine che gli intimano di mettersela, passa alla critica verso chi non compie tale scelta. Una volta, dice, “ai mezzi di informazione si attribuiva scarsissima affidabilità (…). Oggi – non ho ben capito perché – è fuori moda ipotizzare che ci riempiano di minchiate”. A dire il vero, a noi non pare che tale abitudine sia affatto scomparsa data la mole di controinformazione in giro ma, se Lui la pensa così, evidentemente crede che i compagni dovrebbero ritenere che qualunque cosa compaia sui media sia falsa. Questo, oggettivamente, non si dà: il sano scetticismo militante non consiste nel ritenere tutto falso ma nel controllare la veridicità effettiva delle notizie, lo stato reale delle cose. Altrimenti Errico Malatesta e compagni non sarebbero dovuti accorrere in soccorso alla Napoli colpita dal colera, dato che la notizia, in quanto data dai media dell’epoca, sarebbe stata automaticamente falsa.

A proposito di credere o meno aprioristicamente alle notizie di regime, ricordiamo che il governo italiano e non solo esso insieme ai grandi mezzi di comunicazione di massa hanno passato i mesi a cavallo tra novembre 2019 ed inizio marzo 2020 a minimizzare le notizie che giungevano dalla Cina, come il Covid 19 sia stato lungamente presentato come “poco più di un’influenza” e come per i primi mesi, per coprire la carenza di dispositivi di protezione, vari apparatchik affermavano che le mascherine fossero inutili contro una malattia trasmessa da goccioline di saliva. Il Nostro allora gli dava credito? Aggiungiamo che mentre il governo italiano criminosamente sottovalutava l’epidemia molti di noi iniziavano ad usare dispositivi di protezione all’interno degli spazi che attraversano, sia militanti che non. Avevamo torto noi ed avevano ragione governi e media?

Per amor di discussione, facciamo anche conto che l’Autore abbia un po’ esagerato per motivi retorici ed andiamo al cuore di ciò che Gli interessa: “i sedicenti anarchici (…) stanno lì a sproloquiare di negazionismo, complottismo, terrapiattismo e nomaskismo mentre (…) chiedono allo Stato più sanità statale (…). Nel frattempo restanoacasa perché andràtuttobene in attesa del vaccino obbligatorio. Perché, nonostante Malatesta abbia messo incessantemente in guardia dal fidarsi degli specialisti, seguono la corrente, e se la corrente ha stabilito che la Scienzia è indiscutibile loro credono agli scienziatoni.” Tralasciando la falsità materiale sull’obbligatorietà del vaccino, dietro questa argomentazione ritorna di fatto un qualcosa come “tutto ciò che la scienza dice è falso” – ed ancora una volta Malatesta e compagni non si sarebbero dovuti recare in soccorso delle popolazioni napoletane ed agire in un determinato modo perché era stata la famigerata “Scienzia” ad affermare l’esistenza del colera e la validità di una determinata profilassi.

Il problema perciò, tenendo presente la differenza tra Scienza come metodo e Scienza come comunità di esseri umani, è capire ogni volta se le conclusioni della Scienza sono valide o meno. Certo, molti di noi non hanno competenze specialistiche ed hanno difficoltà a farlo; la comunità degli scienziati, però, non è un corpo avulso dalla società; sono spesso anche nostri stimati conoscenti, amici, compagni di lotta e talvolta anche di affetti. Insomma, se, per motivi di interessi e/o di potere, dall’interno della comunità degli scienziati provenisse il falso, tutte (non solo qualche mosca bianca spesso dalla dubbia preparazione specialistica nel campo) ma proprio tutte queste persone ce lo direbbero; questo, però, non si dà.

Ci rendiamo indubbiamente conto che Lui però è un altro pianeta, un Genio dell’Umanità dalle competenze smisurate: ce ne siamo accorti molti anni fa quando voleva interloquire su di un terreno specialistico – l’esistenza o meno dell’HIV e le terapie conseguenti – con un compagno della F.A.I. che, Lo sapeva bene, era anche uno dei più noti immunologi a livello mondiale. Di conseguenza, quando afferma che “il megamicromorbo [sic] più ti bardi da mummia e più gli stai simpatico e viene da te” gli crediamo sulla parola: siamo sicuri che decine e decine di migliaia di sperimentazioni epidemiologiche e prassi mediche sul campo in atto da secoli siano tutte false e che di questo non si siano accorti le decine e decine di migliaia di compagne e compagni che, in tutto questo tempo, hanno lavorato sul campo. A meno che non sia la Sua universale competenza ma il suo Ego ad essere smisurato – lungi però da noi un simile sospetto sulla Sua Persona.

Veniamo però alle sue considerazioni sulle rivolte ottobrine nel napoletano, davvero interessanti. Non sarebbero stati i compagni a mettere in discussione lo status quo ma la “plebe”, che avrebbe agito con la prassi dell’azione diretta, cosciente che la vera camorra è lo Stato, ecc. mentre i primi, supini all’ideologia dominante, erano “intenti ad elaborare astuti manifesti con le rivendicazioni da sinistra, che sarebbero ‘tu mi chiudi – tu mi paghi’. Dunque siamo passati con bradipesca piroetta da ‘senza frontiere – senza galere’ a ‘teneteci tutti blindati, però pagateci un pochino, altrimenti piangiamo’”. Di qui un inno alle capacità rivoluzionarie della plebe, di contro ai compagni che “tremano terrorizzati (…). Insorgere sì, ma solo se autorizzati dalle autorità sanitarie (…). Ci vorrebbe un Malatesta per spiegar loro che qualcosa nel ragionamento non funziona (…). Poi un fascista parla di ‘dittatura sanitaria’ e loro (…) strillano: ‘Vedete! Vedete! Soli fascisti sono contro queste sante direttive dell’imparziale autorità medica!’ Non sorge loro il sospetto che a forza di farsi pecora mannara ci si può ritrovare a belare più sonoramente di un nipotino di Mussolini. Niente da fare, solo la plebe ci può salvare.”

Iniziamo con l’aspetto della citazione almeno parzialmente positiva dei fascisti che su questo tema, andando in direzione della Sua smisurata competenza, persino loro ci scavalcherebbero a sinistra: non ci piace sparare sulla Croce Rossa ma, se proprio non fosse ad essere smisurata la Sua competenza ma solo il Suo Ego, sarebbe lui ad essere scivolato su posizioni destrorse. La cosa più importante, però, non è questa.

L’Autore, infatti, afferma all’inizio dell’articolo, che Lui ha “chiuso i contatti con i media, niente televisione (…) zero radio, niente giornali e ho praticamente eliminato quel po’ di feisbuc che mi teneva aggiornato” – giustamente perché ogni media dice il falso e lui si informa dalla strada e dagli amici che, invece, non mentono e sono perfettamente informati di ogni cosa. Peccato però che strada ed amici devono essersi a loro volta informati da televisioni, radio e giornali visto che il Nostro si regola proprio su autentiche bufale propagate dalla maggioranza dei media. Lui, infatti, dà per scontato che il popolo delle rivolte ottobrine e la realtà della sinistra antagonista fossero due cose distinte: il primo animato da sentimenti paracamorristici, anche se cosciente che la vera Camorra è lo Stato, la seconda del tutto distaccata ed operante su altre strade, sostanzialmente filogovernative.

Chiunque però fosse stato presente in piazza ad ottobre, però, avrebbe visto cose ben diverse: di là della critica del ruolo sociale dei commercianti, nessun camorrista, nessun fascista e l’intero movimento antagonista napoletano che ne faceva parte: lo slogan “Tu ci Chiudi, Ti ci Paghi” era stato elaborato in quelle piazze e non separatamente da esse. Però Lui, evidentemente, non c’era, sopraffatto dallo sforzo militante delle sue passeggiate senza mascherina, per cui ci tocca ora comunicargli che “la Plebe” di cui tesse gli elogi eravamo anche noi anarchiche ed anarchici supini all’ideologia dominante. Meglio però che lo facciamo a voce, se ci capiterà, perché magari anche Umanità Nova Lui la mette nella categoria dei media che dicono il falso.

Inoltre, mentre critica la richiesta di una sanità pubblica migliore, plaude di fatto le richieste che le piazze ottobrine facevano – non meno “riformiste”. In realtà, la società gerarchica si misura anche e soprattutto sulle differenze di reddito, sia in termini monetario, sia in termini di salario reale e di accesso ai servizi: ora non era proprio il Malatesta che invoca (a sproposito) in continuazione a dire che ogni lotta volta a diminuire la distanza gerarchica tra gli individui è in sé un fatto positivo?

A proposito, gli stessi anarchici ed anarchiche che avrebbero abbandonato il terreno della critica radicale al carcerario, guarda un po’, sono presenti in varie strutture di movimento che operano in questa direzione. Il Nostro però non s’è mai visto nemmeno lì, sicuramente anche qui impegnato com’è nelle sue rivoluzionarie passeggiate a volto scoperto che non gli lasciano tempo per cose più futili.

La Plebe

NOTE

[1] AIELLO, Giuseppe, “Malatesta non c’è più, Maradona è morto e a me mi fa un po’ male la schiena”, in Malamente, n. 19, pp. 35-38.

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