Varie le iniziative antimilitariste che si sono svolte attorno alla data del 4 novembre: oltre alle varie iniziative locali, è stato anche prodotto e diffuso il volantone “Pandemia di guerra” nonché un numero di Umanità Nova dedicato in particolar modo agli approfondimenti sul tema delle spese militari e del militarismo tricolore.
Di seguito i resoconti delle iniziative a Torino, Trieste, Livorno e Roma. Vi è stato anche un presidio a Reggio Emilia.
La redazione web
TORINO
I militari che ogni anno invadono piazza Castello per celebrare la “giornata delle forze armate”, hanno disertato il centro cittadino per la caserma Montegrappa. Nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, 600.000 morti per spostare un confine, in piazza Castello c’erano gli antimilitaristi, che hanno ricordato i disertori, i renitenti, i ribelli.
La giornata è stata segnata da numerosi interventi sulle spese di guerra, orizzonte strategico del governo, che in piena pandemia ha aumentato gli stanziamenti per missioni all’estero, armamenti, basi militari, potenziamento della struttura militare.
Qui il testo diffuso in piazza.
Nei giorni precedenti – il 31 ottobre al Balon – e il 2 novembre in via Po c’erano stati punti informativi in città. Il 2 novembre, il focus si è concentrato sulla stretta connessione tra ENI e missioni militari nel Sahel, in Libia e nel golfo di Guinea.
Diversi interventi volanti sono stati fatti di fronte ad alcuni ENI Store in città.
Qui trovi un breve video.
Di seguito il volantino:
ENI: sangue, petrolio e guerre
Le truppe del Belpaese fanno la guerra in Niger, Libia, Golfo di Guinea, Iraq, Afganistan… e altri 40 luoghi del pianeta.
Guerre neocoloniali per il controllo delle risorse dal Mediterraneo all’Africa al Medio Oriente. Le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI. Una lunga scia di sangue, petrolio e gas.
Guerre contro la gente in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali.
Guerre contro i poveri del nostro paese, che muoiono per mancanza di letti, di medici, infermieri e medicine, perché le spese militari crescono, mentre quelle sanitarie vengono tagliate.
Le missioni all’estero costano più di un miliardo di euro: 8.613 i militari impiegati.
Le cinque nuove missioni costeranno di 47.417.373 euro. C’è la missione navale dell’UE, Irini, nel Mediterraneo al largo delle coste della Libia: 21 milioni di euro per ricacciare all’inferno uomini, donne e bambini.
Il ministro della guerra Guerini ha detto che i militari “proteggono i nostri interessi”. La diplomazia in armi del governo per difendere gli enormi profitti dell’ENI non si limita alla Libia ma investe anche il Sahel e il Golfo di Guinea.
Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI. La missione navale nel Golfo di Guinea è stata estesa alle acque internazionali tra Nigeria, Ghana e Costa d’Avorio. In quest’area si trovano due dei maggiori produttori africani di petrolio, ossia Nigeria e Angola, paesi nei quali ENI è presente, come in Ghana e Costa d’Avorio.
L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione.
L’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.
Sotto all’ampio cappello della “sicurezza” e della “lotta al terrorismo” si articola una narrazione che mescola interessi economici con la retorica della missione di protezione delle popolazioni locali. Popolazioni che sono quotidianamente sfruttate, depredate ed oppresse da governi complici delle multinazionali europee, asiatiche e statunitensi.
Le prove generali dei conflitti di questi anni vengono fatte nelle basi militari sparse per l’Italia.
Le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra. Le guerre che paiono lontane sono invece vicinissime: le armi che uccidono civili in ogni dove, sono prodotte non lontano dai giardini dove giocano i nostri bambini.
I militari italiani fanno sei mesi in Libia, Niger, Golfo di Guinea e sei mesi per le strade delle nostre città.
I militari, promossi a poliziotti durante la pandemia, affiancano le altre forze dell’ordine nella repressione di ogni insorgenza sociale.
Sono per le strade di Aurora e Barriera, quartieri dove arrivare a fine mese è sempre più difficile.
Si allungano le file di poveri, senza casa, senza reddito, precari.
I soldi dell’UE non sono serviti a tutelare la nostra salute, ma a sostenere le industrie, la lobby del cemento e del tondino, la spesa di guerra.
Mentre la spesa militare cresce, sanità, scuola, trasporti sono stati costantemente tagliati.
Ad otto mesi dall’inizio della pandemia nulla è stato fatto per porre rimedio alle scelte criminali dei governi degli ultimi 30 anni.
Nel 2020 sono stati stanziati 26,3 miliardi in spese militari, un miliardo e mezzo in più rispetto al 2019. Ogni ora due milioni e mezzo di euro finiscono in armi e guerre. Calcolate quanti posti letto, quanti ospedali, quanti tamponi, quanta ricerca si potrebbe finanziare con questi 26 miliardi e rotti di euro. Avrete la misura della criminalità di questo e di tutti i governi di questi anni.
Per fermare la guerra non basta un no.
Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.
Blocchiamo le missioni all’estero, boicottiamo l’ENI!
Foto delle iniziative torinesi qui:
https://www.anarresinfo.org/torino-cronache-antimilitariste/
TRIESTE
Anche quest’anno abbiamo voluto festeggiare a modo nostro l’infausta festa nazionale delle forze armate. Abbiamo affisso vari cartelli in varie zone della città di forte passaggio o di carattere simbolico come il parco della rimembranza (luogo dove più sono concentrati monumenti di esaltazione delle guerre). Come sempre pensiamo che ogni occasione sia utile per portare in piazza le nostre posizioni radicalmente antimilitariste e antistatali ma è in date come questa che assumono un significato ancora più dirompente e infatti varie sono state le iniziative anche altre città portate avanti dagli anarchici e dalle anarchiche. In questa situazione di emergenza sanitaria la critica e l’azione antimilitarista divengono ancora più urgenti di fronte alla sempre più pervasiva e capillare militarizzazione delle città e alla sempre più forte spesa militare di fronte ad un disastro sanitario di fronte agli occhi di tutt*. Smantelliamo le basi militari e le fabbriche di morte! Spezziamo le ali al militarismo!
Gruppo Anarchico Germinal
Qui altre foto
LIVORNO
Contro le spese militari e la guerra, per la salute, il reddito e la casa per tutt*!
Di seguito il testo del volantino distribuito in piazza
Basta spese militari Basta guerre!
Salute reddito e casa per tutt*!
Quest’anno le spese militari sono aumentate del 6%. Sono 26,3 miliardi, 72 milioni al giorno. A questi si aggiungono circa 30 miliardi del Recovery Fund che saranno impiegati nel settore militare.
Ricordiamolo quando chi è al governo dice che “non ci sono i soldi”.
Nel bel mezzo della pandemia, nel disastro del servizio sanitario, della scuola, del trasporto pubblico, il governo aumenta le spese militari. Intanto vengono messe in atto nuove restrizioni che garantiscono i grandi profitti e attaccano i bisogni delle classi popolari, aumentano la disoccupazione, la povertà e lo sfruttamento. Le proteste dei giorni scorsi in tante città italiane hanno mostrato l’importanza di far sentire la propria voce, per affermare che non vogliamo moriré né di fame né di coronavirus.
A luglio il parlamento ha approvato nuove missioni militari. Mentre i morti per coronavirus in Italia raggiungono i 40000, il governo pensa a fare nuove guerre. Tra queste due nuove missioni in Africa con un grande dispiegamento di uomini e mezzi, una nel Sahel e l’altra nel Golfo di Guinea a largo della Nigeria per “proteggere gli asset estrattivi di ENI”, come si legge nella delibera del governo del 2 maggio scorso. Con buona pace del “ripudio della guerra” scritto nella Costituzione. Solo le spese per finanziare le missioni all’estero ammontano a 1 miliardo e 300 milioni nel 2020, con questi soldi si sarebbero potuti pagare gli stipendi annui per circa 43600 insegnanti o per 53170 infermieri, si srebbero potuti acquistare 9000 autobus urbani. Sono circa 14 milioni i lavoratori che attendono il rinnovo del contratto, dai metalmeccanici alla sanità privata, passando per il settore alimentare, e non “a costo zero” come dichiara Bonomi. Il governo e confindustria stanno facendo di tutto per difendere i propri privilegi e profitti, e approfittando dell’emergenza, e della paura per sfruttare e opprimere sempre di più.
Gli scorsi mesi hanno mostrato la necessità di organizzarsi, ripartire da pratiche di lotta, per garantire la salute di tutte, per rifiutare il ricatto della disoccupazione, perché tutte possano vivere degnamente. Solo gli scioperi, le proteste, l’autorganizzazione e l’azione diretta hanno portato a dei risultati.
Saremo in piazza vicino alla data simbolica del 4 novembre, celebrazione ufficiale dell’esercito e del militarismo. Contro la guerra e le spese militari, per servizi pubblici sicuri e gratuiti, per costruire reti alternative di solidarietà
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
al link di seguito alcune foto
ROMA
Abolire gli eserciti. Abolish the army
Nel 2020 le spese militari italiane annue sono aumentate di 1,5 miliardi vale a dire 436 euro per ogni cittadino. Invece di investire sulla prevenzione per la salute pubblica lo stato e l’industria bellica stanno continuando a produrre, acquistare e vendere armi traendone profitto. Questa scelta scellerata ricadrà di certo, ancora una volta, sulla nostra salute poiché, nonostante l’emergenza sanitaria in atto, continuano a mancare i necessari presidi sanitari territoriali e il personale addetto.
In prossimità della celebrazione del 4 novembre, la giornata delle forze armate, abbiamo organizzato dei banchetti di informazione antimilitarista e diffusione di stampa anarchica per dire basta alle spese militari e per l’abolizione degli eserciti in una prospettiva libertaria.
Gruppo Anarchico C.Cafiero FAI Roma