Sono passati tre mesi dall’omicidio di Vakhtang all’interno del CPR, e sulla sua fine è calato il silenzio.
La procura di Gorizia ha aperto un’indagine per omicidio, i termini per il deposito dell’esito dell’autopsia sono scaduti da settimane. Eppure, nulla si sa sul risultato degli accertamenti e nel frattempo il corpo è stato rimpatriato.
Come abbiamo già detto, a pochi giorni dalla morte, la maggior parte dei detenuti testimoni del pestaggio mortale furono deportati nei loro Paesi d’origine e con una violenta operazione, definita “bonifica”, i telefoni dei reclusi furono sequestrati impedendo i contatti con l’esterno per
molti giorni.
In seguito e con fretta, sono state rese pubbliche delle dichiarazioni rilasciate dai medici legali il giorno stesso dell’autopsia, che imputavano la morte a un edema polmonare, escludendo implicitamente il decesso a seguito del pestaggio. I risultati dell’autopsia, invece, non sono mai stati resi noti.
Evidente è il tentativo di “mettere sotto il tappeto” quanto avvenuto e far dimenticare Vakhtang e la morte in seguito a un pestaggio.
Altrettanto chiara è l’operazione politica condotta per cercare di mettere a tacere chi lotta per lo smantellamento di questo lager.
Ad ora, nulla si sa sulla prosecuzione delle indagini e su eventuali indagati. Nulla si sa del risultato dell’autopsia. Nulla si sa dei testimoni, se non quello che ci hanno raccontato loro in prima persona,
dopo essere stati rimpatriati frettolosamente.
La totale mancanza di trasparenza da parte della Procura dimostra quello che era prevedibile: che non c’è nessun impegno da parte delle istituzioni per giungere alla verità e che anzi si vogliano insabbiare le responsabilità di qualcuno, come già troppe volte è successo in Italia.
“Non lo uccise la morte ma una decina di guardie bigotte che gli cercarono l’anima a forza di botte”
Assemblea Nocpr-Nofrontiere
https://nofrontierefvg.noblogs.org/post/2020/04/18/18-aprile-tre-mesi-dalla-morte-di-vakhtang-nel-cpr-di-gradisca/