Intervista redazionale
Umanità Nova – UN: Ci descrivi un po’ la storia del Gruppo, che è uno dei più longevi d’Italia?
Un compagno del Germinal – CG: Infatti, il Gruppo Anarchico Germinal di Trieste nasce nel 1945, formato da compagn* reduci dalla Rivoluzione Spagnola, dal Confino e dalla Resistenza Antifascista, un po’ tutt* attiv* da prima della seconda guerra mondiale. Il Gruppo aderisce alla Federazione Anarchica Italiana già all’atto della sua nascita e ne è a tutt’oggi ancora parte. L’attività del Gruppo è stata ininterrotta da allora su vari fronti, le generazioni militanti si sono susseguite senza soluzione di continuità. Dal punto di vista della comunicazione ha dato vita alla rivista omonima, inizialmente annuale – legata al primo maggio – che poi da inizio anni novanta è diventata quadrimestrale per quasi quindici anni allargandosi dalla città alla regione, al Veneto e alla Slovenia, attualmente esce una o due volte l’anno. Per quarant’anni la nostra sede è stata in via Mazzini, poi abbiamo dovuto spostarci nel 2012 nella nuova sede, che abbiamo acquistato in via del Bosco in un quartiere popolare.
UN: Sappiamo che l’attività del Gruppo si svolge su più fronti ma ci vogliamo soffermare stavolta su di un aspetto specifico. Da sempre siete a ridosso di un confine che, soprattutto negli anni passati, aveva un significato particolare. Come vi siete rapportati in questi anni a questa situazione?
CG: Ovviamente, negli anni precedenti il 1989, i rapporti con le popolazioni ed i compagni della Jugoslavia erano molto limitati, anche se non inesistenti erano comunque molto difficili e sporadici. In particolare c’era stato un gruppo di dissidenti a Belgrado, per lo più intellettuali, che aveva iniziato ad esprimere una critica “da sinistra” al regime di Tito ma, anche in quel caso, era difficile tessere rapporti e comprendere la situazione reale: in ogni caso qualche contatto vi fu ed all’epoca producemmo dei materiali di controinformazione in loro appoggio.
UN: Dopo il 1989 come è evoluta la situazione?
CG: Dopo quella data i rapporti sono diventati inizialmente più facili, poi ovviamente è scoppiata la guerra civile tra le ex regioni jugoslave e tutto è cambiato. Nel periodo intermedio, però, avevamo avuto occasione di entrare in contatto con gruppi anarchici presenti un po’ in tutte queste regioni: in Slovenia, Croazia e Serbia soprattutto. Eravamo soprattutto in contatto con i gruppi croati, che venivano fuori da un’esperienza anarco-punk, e quelli serbi. Estremamente interessante fu una loro iniziativa contro la guerra incombente, in cui i gruppi serbi e croati si mossero unitariamente per cercare, purtroppo inutilmente, di fermare il massacro che si profilava. In quest’occasione fecero un volantone comune intitolato “Contro i Muri del Nazionalismo e della Guerra” in molte migliaia di copie: questo volantone, date le condizioni di inizio guerra, lo stampammo noi a Trieste e poi glielo facemmo arrivare clandestinamente.
UN: Durante gli anni della guerra immaginiamo che i rapporti furono difficili da mantenere. Dopo?
CG: Dovemmo ricostruire un po’ tutti i rapporti: la guerra con i suoi disastri aveva di fatto sfasciato i gruppi ed anche alcuni singoli prima attivi avevano cambiato posizioni, allontanandosi dall’anarchismo; poi, verso la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, nelle stesse regioni ex Jugoslave, si sono gradatamente ricostituiti nuovi gruppi. In particolare in Slovenia si sono formati gruppi più forti e numerosi di quelli dell’anteguerra, che ad un certo punto, agli inizi degli anni duemila, hanno persino costituito un’organizzazione “nazionale”, la SAF [Organizzazione dell’Anarchismo Sociale]. Fecero varie iniziative, alcune anche di carattere che andava oltre i confini dello Stato sloveno, cui invitavano continuamente la FAI e noi, geograficamente vicinissimi, presenziavamo spesso e volentieri. L’organizzazione però era nata, a dire degli stessi ex aderenti, con un difetto originario: si era prima andati ad un’organizzazione “nazionale” e poi si cercò di costituire i gruppi locali. L’esperienza però non è andata persa: successivamente hanno fatto un lavoro di costituzione di vari gruppi locali, a Lubiana ed in altre città, che poi si sono federati nella FAO [Federazione per l’Organizzazione Anarchica] che ancora oggi esiste ed ha anche aderito nel 2012 all’IFA, l’Internazionale delle Federazioni Anarchiche cui aderisce anche la FAI. Di conseguenza i rapporti oggi con i compagni sloveni sono molto stretti. Tra l’altro la Slovenia è un piccolo paese di pochi milioni di abitanti, di cui gran parte concentrati nella capitale Lubiana dove quindi c’è anche il gruppo più numeroso e la sede più grande della FAO che comunque è presente anche nel resto del paese: in pratica sono una componente numerosa ed assai attiva dell’opposizione politica e sociale di sinistra in Slovenia. La FAO inoltre comprende anche compagn* della Croazia, non riconoscendo i confini statali.
UN: Nel resto dell’ex-Jugoslavia, invece?
CG: Ci sono stati vari incontri itineranti di raccordo tra le realtà balcaniche, sottoforma di “fiere del libro anarchico” talvolta anche con la presenza dei compagni greci, che hanno coinvolto, oltre che gli sloveni, anche nuovi gruppi che sono formati in Croazia, Bosnia e Serbia: ovviamente a queste iniziative abbiamo cercato di presenziare il più possibile anche noi. Si sono creati anche gruppi anarcosindacalisti, ad esempio a Zagabria, Belgrado e, ultimamente, anche a Pristina in Kossovo. Ovviamente il fatto che il serbo e il croato, siano lingue molto simili gli permette di entrare facilmente in contatto tra loro e viaggiano anche molto da una nazione all’altra.
UN: Supponiamo, invece, per questioni geografiche, che comunque i rapporti più stretti il Gruppo Germinal li mantenga con la Federazione Slovena…
CG: Infatti, Trieste è a circa un’ora d’auto da Lubiana ed ancor meno da altre città dove sono presenti gruppi anche loro molto attivi della FAO; di conseguenza i rapporti vanno oltre la comunicazione digitale, sono molto stretti e presenziamo regolarmente gli uni con gli altri alle rispettive iniziative di un certo peso. Ad esempio, in occasione della contromanifestazione regionale antifascista contro una manifestazione di CasaPound a Gorizia del 2016 i compagni sloveni organizzarono un pullman e varie auto, formando uno spezzone ben visibile della contromanifestazione; il 3 novembre 2018, poi, in occasione della manifestazione antimilitarista anarchica sempre a Gorizia si è ripetuta la stessa cosa. Il tutto per non parlare di altre circostanze “minori”, dove comunque i compagni sloveni organizzano sempre una/due auto per partecipare, ad esempio ad inizio anno li abbiamo nuovamente incontrati alla manifestazione contro il CPR di Gradisca; ovviamente anche noi presenziamo il più possibile alle loro iniziative.
UN: Negli ultimi tempi l’opposizione al governo di destra sloveno è stata forte e la FAO ha avuto un discreto ruolo, che abbiamo anche grazie a voi documentato su queste pagine…
CG: Infatti, subito dopo il lockdown che anche lì ha creato difficoltà ai movimenti di opposizione, da Aprile in poi la Slovenia è percorsa da iniziative di opposizione al governo – guidato da personaggi tra il populismo e la tecnoburocrazia neoliberista – ed i compagni e le compagne della FAO vi hanno un ruolo importante. Da mesi ed ininterrottamente fino ad oggi, ogni venerdì nella capitale ci sono iniziative e cortei antigovernativi che coinvolgono anche oltre diecimila persone: sono mesi e mesi che va avanti la cosa e si tratta, per la storia slovena, di un livello di conflitto antigovernativo molto alto ed i nostri compagni hanno svolto, specie i primi mesi, come dicevamo, un ruolo importante. Negli ultimissimi tempi, poi, si è aperto un altro fronte di lotta di stampo ecologista e territoriale in una cittadina vicina tra l’altro al confine italiano Anhovo: questa cittadina aveva ospitato nel passato una fabbrica d’amianto con tutti i problemi ed i livelli di mortalità che si possono immaginare e, nel presente, vede la presenza di un cementificio che però soprattutto brucia rifiuti tossici, anche qui con le conseguenze che si possono immaginare. Se ciò non bastasse, è in atto un progetto di ampliamento di questo cementificio e quest’estate una vicina fabbrica chimica ha effettuato uno sversamento nel fiume della zona che reso imbevibile l’acqua che da lì viene captata: di qui la rivolta della popolazione locale, che si è organizzata in un comitato che ha anche organizzato una manifestazione. I compagni della FAO, hanno partecipato da subito al comitato ed alla manifestazione a cui anche noi siamo andati. La lotta sicuramente continuerà.
UN: Grazie, alla prossima in cui vi chiederemo altri aspetti della vostra attività come gruppo locale.
CG: Ok, alla prossima!