“La truffa in atto con i rinnovi dei contratti della sanità privata: un costo scaricato sulla Sanità Pubblica, mentre i dipendenti dell’Istituto della Sacra Famiglia sono rimasti in ‘mutande’”: questo è il titolo di denuncia del volantino distribuito da USI Sanità di Cesano Boscone (MI), dove ha sede l’Istituto della Sacra Famiglia, in cui si afferma: “Quello che sta avvenendo nel settore della sanità privata è semplicemente scandaloso. Il rinnovo dei contratti Aris [Associazione Religiosa degli Istituti Socio-Sanitari] e Aiop [Associazione Italiana Ospedalità Privata] sono tutt’ora bloccati da parte dell’Associazioni datoriali del settore della sanità privata. Il motivo è semplice: le Associazioni datoriali non firmeranno il rinnovo del contratto fino a quando tutte le Regioni non delibereranno che il costo del rinnovo per il 50% sarà a carico della Sanità Pubblica (Ssn). Tale rimborso alle aziende della sanità privata verrà effettuato attraverso l’aumento delle tariffe e dei budget a favore dei privati. Siamo ad un ricatto bello e buono, per cui si sottoscrive il rinnovo del contratto solo se il costo viene caricato sulla Sanità Pubblica, con l’accordo di tutte le parti sociali (Associazioni datoriali, Sindacati, Regioni e Governo) permettendo alle aziende private del settore di aumentare ancor più i loro profitti.”
Ora, il 5 agosto di quest’anno, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha incontrato la Presidente nazionale Aiop Barbara Cittadini e questo è stato il risultato dell’incontro: “La Presidente Cittadini, dopo aver ringraziato il Ministro per avere mantenuto tutti gli impegni politici ed istituzionali – in particolare intervenendo sul decreto fiscale di fine 2019, che ha ampliato i fondi per il finanziamento degli erogatori privati del SSN, congelati dal DL 95/2012 – ha dato atto, anche, dell’intensa attività del Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, che più volte, e sempre con maggiore insistenza, ha invitato i Presidenti delle Regioni ad adoperarsi per la concreta copertura del 50% dell’incremento contrattuale previsto, fino alla sua ultima lettera del 30 luglio, nella quale ribadisce ai suoi Colleghi Governatori ‘la preghiera di adottare ogni utile iniziativa per tradurre gli impegni assunti dalla Conferenza in atti concreti, concludendo a livello territoriale i necessari confronti con le Associazioni datoriali’. Nonostante questi autorevoli interventi – ha evidenziato la Presidente Cittadini – l’attività legislativa, ma anche relazionale, delle Regioni appare ancora ingessata e, a volte, poco sensibile rispetto a questa tematica.
Il Ministro Speranza, che ha ascoltato con grande partecipazione le parole della Presidente Cittadini, ha, quindi, manifestato il suo disagio nell’apprendere lo stallo della vertenza ma, anche, la necessità che il percorso al quale egli stesso ha dato impulso a settembre 2019, come primo atto del suo mandato governativo, non si fermi proprio ora.
La mancata firma del CCNL del comparto – afferma il Ministro Speranza – sarebbe molto grave, soprattutto, in un momento storico, invece, particolarmente favorevole per la sanità italiana, nella quale la componente di diritto privato del SSN riveste un ruolo importante sia nei numeri che nella qualità”.
Apprendiamo così che il Ministro Speranza aveva già deliberato questo percorso a sostegno delle aziende della sanità privata convenzionate con la Sanità Pubblica fin dal settembre 2019. Nel volantino di USI Sanità già menzionato si afferma perciò anche:
“I Presidenti dell’Aiop (Barbara Cittadini) e dell’Aris (Padre Virginio Bebber) stanno sollecitando i Sindacati Confederali (Cgil, Cisl, Uil) a far pressione presso il Presidente Bonaccini della Regione Emilia-Romagna, in qualità di Presidente della Conferenza delle Regioni, a sollecitare tutte le altre Regioni che non hanno ancora firmato tale accordo, come concordato con il Ministro della Sanità”.
Infatti Bonaccini si attiva assiduamente informando il 28 luglio Barbara Cittadini Presidente AIOP e Padre Virginio Bebber Presidente ARIS che “La Conferenza delle Regioni, nel prendere atto di quanto chiarito e confermato dal Ministro della Salute con riferimento al tema delle tariffe, ha ribadito l’impegno delle Regioni e delle Provincie autonome a farsi carico del 50% dei costi del rinnovo contrattuale con un mix di interventi individuati a livello territoriale relativi ai budget e alle tariffe, affinché non si registrino ulteriori ritardi e si proceda con sollecitudine alla firma del contratto per scongiurare un nuovo stato di tensione che, in una situazione come quella che stiamo vivendo, non possiamo assolutamente permetterci”.
La prima Regione a firmare la delibera che impegna a rimborsare del 50% il costo del rinnovo del contratto è guarda caso la Lombardia il 5 agosto, dove è molto presente e soprattutto sostenuta la sanità privata. A seguire nel sottoscrivere la medesima delibera saranno l’Emilia Romagna e la Sicilia. La Regione Lombardia però va oltre: in attesa che venga sottoscritto il contratto dalle associazioni datoriali ha già dato la propria disponibilità a praticare da subito il sostegno alle aziende della sanità privata.
Sia AIOP che ARIS hanno già una pre-intesa per il rinnovo del contratto sottoscritta il 10 giugno 2020 dalle associazioni datoriali, dopo 14 anni di blocco, in attesa che tutte le Regioni sottoscrivano la delibera di rimborsi per la firma finale. Di fronte però alla disponibilità ai rimborsi da subito approvati dalla Lombardia ed al proseguo delle Regioni a sottoscrivere le delibere dei rimborsi, soprattutto alla grande fiducia dichiarata attraverso ringraziamenti da parte di Barbara Cittadini Presidente dell’AIOP e di Padre Bebber Presidente dell’ARIS verso il Ministro Speranza ed al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, nella convinzione che tutti gli impegni promessi saranno mantenuti, è stato decisa la ratifica dei rispettivi contratti nella giornata del 25 settembre.
Tornando alla situazione che si è venuta a creare all’Istituto della Sacra Famiglia, dove i dipendenti erano stati assunti con due contratti diversi, con evidente scopo di dividerli, ARIS e Uneba [Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale], pur facendo le stesse mansioni, la Direzione Aziendale, approfittando della scadenza degli accordi interni (CIA) e dell’ambiguità legislativa che favorisce sempre il padronato, dall’inizio del nuovo anno hanno imposto a tutti i dipendenti il contratto Uneba, notoriamente meno costoso (riduzione di paga oraria, aumento dell’orario di lavoro da 36 a 38 ore settimanali, riduzione delle indennità per i turnisti, meno copertura per malattia ed infortunio, ecc.).
Malgrado l’Assemblea Generale delle lavoratrici e dei lavoratori avesse respinto all’unanimità quanto imposto dall’azienda, iniziando un percorso di lotta, i sindacati confederali (Cgil,Cisl, Uil) approfittando del periodo della pandemia, in cui lo sciopero ed ogni forma di mobilitazione era stata sospesa, hanno sottoscritto un’intesa dove, pur riducendo le perdite, la riduzione dei diritti rimane sostanziale, come quella dell’aumento dell’orario di lavoro. Un referendum farlocco, che è stato contestato con un esposto per le irregolarità documentate dalla stessa commissione elettorale, si sarebbe espresso a favore dell’accordo per pochi voti.
Riprendendo le conclusioni del volantino di denuncia distribuito da USI Sanità: “Pensate cosa hanno combinato i sindacati firmatari dell’accordo nell’Istituto della Sacra Famiglia, sottoscritto successivamente anche dalla RSU.La Direzione Aziendale in Sacra Famiglia si è così sbarazzata dall’ingombrante contratto Aris, sottraendosi dai costi per il suo rinnovo dopo 14 anni di blocco, mentre molto facilmente l’ Azienda incasserà tutti i benefici derivanti dalla delibera sottoscritta dalla Regione Lombardia. Un accordo ancor più vergognoso alla luce di quando sta emergendo!” Sono miracoli che riescono bene al Presidente dell’Istituto don Marco Bove, nella moltiplicazione dei… profitti aziendali”.
Enrico Moroni