Una guerra permanente

Attualmente l’Italia risulta impegnata in ben trenta operazioni militari internazionali e due nazionali (l’operazione Strade Sicure avviata nel 2008 e l’operazione Mare Sicuro avviata nel 2015). Tutte queste missioni vedono il dispiegamento di militari dall’Asia all’Africa, passando per il Medio Oriente e il Mediterraneo. Attraverso l’utilizzo di personale, mezzi terrestri, navali ed aerei da parte di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri, ad oggi, stando a quanto emerso dal Documento Programmatico Pluriennale della Difesa per il triennio 2015-2017, lo Stato italiano ha stanziato 19.371,2 milioni di euro per il 2015, 18.861,3 milioni per il 2016 e 18.874,4 per il 2017, per una spesa complessiva di 57.106,9 milioni di euro.

Per quel che riguarda gli interventi ONU, l’Italia è impegnata in Libano con l’operazione Leonte, partita nel 2006, a seguito della Risoluzione n.1701/2006 del Consiglio di Sicurezza: i circa 1.100 militari italiani servono a rinforzare la meglio conosciuta missione UNIFIL iniziata nel 1978; inoltre, sempre in ambito ONU, lo Stato italiano partecipa in Mali alla missione MINUSMA, decisa con la Risoluzione n.2100/2013. Va sottolineato che l’Italia ha partecipato, fino al primo trimestre del 2015, ad altre quattro missioni militari a guida ONU: UNFICYP, UNMOGIP, UNTSO e MINURSO.

In ambito di Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC) dell’Unione Europea, il contributo militare italiano viene impiegato in quattordici missioni. La più conosciuta tra queste è Joint Operation Triton, lanciata il 1 novembre 2014 e condotta dall’agenzia militare europea FRONTEX. L’operazione Triton, volta al controllo delle frontiere marittime per il contrasto dell’immigrazione cosiddetta illegale, ha visto il triplicarsi dei fondi di finanziamento e l’aumento dei mezzi militari di sostegno a seguito del Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015. Sempre in quest’ambito, l’Italia partecipa dal 27 giugno scorso all’operazione EUNAVFORMED, la quale opera nel Mediterraneo centrale al fine di contrastare le migrazioni irregolari prevalentemente provenienti dalla Libia. A quest’ultima missione partecipano, oltre all’Italia, altri tredici Stati membri (Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria).

In Asia e Medioriente, l’Italia è operativa dal 2007 in Afghanistan, con la missione EUPOL, insieme a UE, Canada, Nuova Zelanda e Norvegia; si occupa della formazione della polizia nazionale afgana. Nella Striscia di Gaza, l’Esercito italiano, attraverso la missione EU BAM Rafah avviata nel 2005, opera nell’attività di controllo e gestione dei flussi di attraversamento del valico di frontiera di Rafah, al confine tra Palestina e Egitto.

Nei Balcani, dal 2004 lo Stato italiano partecipa alla missione EUFOR Althea in Bosnia-Erzegovina, per la formazione e l’addestramento delle forze armate bosniache; per la formazione delle autorità giudiziarie e di polizia, dal 2008 l’Italia è attiva nella missione EULEX Kosovo, con la presenza di Carabinieri e Guardia di Finanza, oltre ad alcuni rappresentanti del Ministero di Giustizia.

Sul fronte africano, le missioni UE cui anche l’Italia prende parte sono principalmente finalizzate al controllo delle frontiere e all’addestramento delle forze militari e di polizia locali. A tal fine i militari italiani sono presenti in due distinte operazioni in Mali, EUTM Mali (dal gennaio 2013) e EUCAP Sahel Mali (dall’aprile 2014) e in Niger con la missione EUCAP Sahel Niger (dal febbraio 2012); dal febbraio 2010 è attiva la missione EUTM Somalia, della quale l’Italia è al comando fino al 2016; in Libia i soldati italiani intervengono attraverso la missione EUBAM dal maggio del 2013 e, infine, dal dicembre del 2011 l’UE, insieme all’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) ed il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUS), ha avviato la missione EUCAP Nestor nel Corno d’Africa, condotta in Somalia, Gibuti, Kenya, Seichelles e Tanzania.

Inoltre, l’UE in partenariato con la NATO, è attiva in due operazioni antipirateria al largo delle coste somale, in una zona compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano: si tratta delle missioni EUNAVFOR ATALANTA e OCEAN SHIELD, avviate rispettivamente nel 2008 e nel 2009 (quelle che hanno coinvolto i due marò italiani che nel 2012 uccisero Pinku e Jalastin, due pescatori indiani di 25 e 45 anni).

Con la NATO, i militari italiani sono impegnati anche in azioni aeree. Così l’Italia è attiva in Afghanistan nella missione Resolute Support, avviata nel gennaio del 2015 appena dopo la conclusione della missione ISAF il 31 dicembre 2014; nei Balcani, dal 2004 la NATO ha riunito in un’unica operazione, denominata Joint Enterprise, le attività militari iniziate nel 1999 in Kosovo, Macedonia e Bosnia Erzegovina (rispettivamente KFOR, NATO HQ Skopje e NATO HQ Sarajevo) in cui è presente un consistente gruppo di militari italiani; lungo il confine turco-siriano nel 2012 è partita l’operazione Active Fence, con la quale, su richiesta della Turchia, la NATO ha schierato batterie antimissili “Patriot” a protezione del territorio: lo Stato italiano partecipa attraverso il Communication Information System GROUP.

L’Italia, con l’utilizzo di quattro velivoli dislocati presso la base aerea lituana di Siauliai, è coinvolta nella Baltic Air Policing, una Task Force aerea condotta dalla NATO a partire da quest’anno sui cieli dei Paesi Baltici.

Dal 2001, nel Mediterraneo, è attiva l’operazione Active Endeavour sotto il controllo NATO, a cui la Marina Militare italiana partecipa con azioni di monitoraggio e controllo in chiave anti-terroristica.

Oltre alle operazioni sotto il controllo ONU, UE e NATO, l’Italia è coinvolta in altre azioni militari bilaterali e multilaterali: in Iraq, dal 2014, con la missione Prima Parthica al fianco degli USA; in Somalia con la missione MIADIT avviata nel 2013; in Palestina dal 2015 con un’operazione anch’essa denominata MIADIT; dal 2002 negli Emirati Arabi Uniti con la Task Force Air – Al Bateen; in Palestina con la missione TIPH 2 avviata nel 2006; in Egitto il contingente italiano svolge il ruolo di pattugliamento e controllo dello Stretto di Tiran nella missione MFO; infine, in Libano, al fine di rinforzare l’International Support Group for Lebanon (ISG), i militari italiani sono operativi nella missione MIBIL.

Nicholas

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