La Federazione Anarchica Italiana, a marzo dell’anno prossimo, terrà il proprio Congresso Nazionale ordinario. Il tema che è stato posto al centro del dibattito politico è il progetto di trasformazione sociale; siamo arrivati al punto in cui non è possibile per il capitalismo uscire dalla crisi se non con una guerra, con politiche autoritarie di violenza e di miseria a livello di massa. Gli anarchici non sono disponibili ad accettare questa soluzione, quindi l’unica alternativa è il superamento del modo di produzione capitalistico.
Il superamento del capitalismo dev’essere posto in concreto: gli anarchici in ogni località devono farsi promotori di un’attività di inchiesta che individui le misure necessarie per eliminare la miseria e la disoccupazione che affliggono le masse popolari. Ad esempio, per quanto riguarda Livorno, uno dei settori economici trainanti e che oggi è maggiormente in crisi è quello del porto. Il porto di Livorno dovrebbe essere beneficiato da un finanziamento, di circa 600/700 milioni di euro, per ampliare le banchine, i piazzali, aumentare la profondità dei fondali, per renderlo accessibili alle navi giganti che trasportano i contenitori. Naturalmente si tratta solo dell’investimento iniziale, ed è probabile che come sempre saranno necessari dei nuovi investimenti in corso d’opera, ma rimaniamo all’investimento iniziale. Quest’investimento porterà nuova occupazione, c’è chi fantastica di migliaia di posti di lavoro, ma, al netto degli occupati nei lavori collegati all’opera, il beneficio stabile per gli occupati nel porto di Livorno viene calcolato in 200 persone. Si tratta di un calcolo ottimistico, senza contare quelli che andranno in pensione, e senza contare quelli che già lavorano sulle banchine che saranno abbandonate, e che saranno spostati nella nuova struttura. Comunque, prendendo per buoni i dati che ci vengono offerti, e cioè la misura dell’investimento e il numero delle persone occupate vediamo che ogni posto di lavoro costa tre milioni cadauno. In realtà i soldi investiti andranno agli speculatori, alle clientele dei politici, ai partiti: il beneficio per i portuali, per i lavoratori e per tutta la città sarà minimo.
In ogni città si può fare questo tipo di indagine, andando a vedere concretamente come risolvere il problema del reddito per i disoccupati. Questa analisi può essere fatta anche per la legge di stabilità approvata dal Senato: essa prevede che lo Stato italiano, alla fine dei prossimi tre anni, accrescerà l’indebitamento di circa 70 miliardi. Il beneficio previsto di questo indebitamento, tradotto in aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL), dovrebbe essere di circa 14/15 miliardi. Non si tratta di fare una differenza immediata fra le due cifre, però il raffronto fra le due cifre dimostra che l’idea che l’aumento dell’indebitamento serva a migliorare la situazione economica, e in ultima analisi ad aumentare il reddito degli sfruttati è priva di fondamento. Quello che spende lo Stato viene assorbito dalle spese improduttive, dai vari rivoli delle speculazioni, della corruzione ecc..
Se gli stessi 70 miliardi venissero distribuiti fra gli italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà, 4milioni e 102mila persone in stato di povertà assoluta e 7 milioni e 815 mila in stato di povertà relativa, si potrebbero dare seimila euro a testa in tre anni. Esiste quindi un margine per migliorare le tragiche condizioni di gran parte dei ceti popolari.
Ma che cos’è il reddito? E’ una somma di denaro, che rappresenta quei beni e servizi necessari per la vita di tutti i giorni. All’interno del modo di produzione basato sul profitto, i beni e servizi destinati ad essere consumati dal proletariato non sono sufficienti, perché i capitalisti non hanno interesse a produrli, perché i capitalisti producono i beni destinati alla clientela solvibile, che è in grado di pagare. Questo spiega l’importanza data alle produzioni di lusso, l’Expo è stata una passerella per le produzioni alimentari destinate alla clientela di lusso; ecco perché viene data la preferenza alle spese militari, perché sono spese garantite dallo Stato. Il ciclo produttivo è determinato dai finanziamenti delle banche, che sovvenzionano le imprese capitaliste sulla base della prospettiva di profitto che hanno. Se la massa popolare riuscisse, con la lotta, ad ottenere un reddito monetario dignitoso, non riuscirebbe comunque ad entrare in possesso dei beni e servizi dei quali ha bisogno perché chi detiene la proprietà dei mezzi di produzione non ha interesse a produrli. I capitalisti, le banche, il governo hanno interesse a che esista una massa di poveri laboriosi, di disoccupati, che vengono spinti a lavorare alle peggiori condizioni possibili. Non è possibile eliminare la povertà, dare a tutti i mezzi di sussistenza necessari senza abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione, senza strappare questi mezzi dalle mani dei capitalisti, senza che il popolo sia convinto del proprio diritto all’uso della terra dei mezzi di produzione e di distribuzione.
Per sviluppare questa coscienza nel popolo, nei lavoratori, sono necessari degli obiettivi intermedi, che non sono la rivoluzione, ma che consentono un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. L’importante è che questi obiettivi vengano conquistati con la lotta, con l’autorganizzazione, e rappresentino un beneficio per tutti, non si traducano in un danno per altre categorie di lavoratori. Non possiamo misurare questi obiettivi intermedi solo col metro della dottrina: l’anarchismo non è un movimento dottrinario, ma un movimento d’azione, che nell’azione trova la strada per superare gli obiettivi da cui era partito il movimento di massa.
Se vogliamo uscire dal capitalismo, dobbiamo fare un lavoro di inchiesta nelle varie località sui mezzi che è possibile utilizzare per risolvere la situazione di disoccupazione e di miseria delle masse, occorre collegare queste inchieste locali in un unico censimento nazionale, mettere in piedi quei momenti di lotta che permettano di esercitare il controllo sulle scelte economiche, che permettano di imporre quelle che vanno a beneficio delle masse, non a vantaggio degli speculatori, dei capitalisti, e del governo che li protegge.
Se saremo capaci di fare questo lavoro, se saremo capaci di coinvolgere in questo lavoro gli organismi di base dei lavoratori, i comitati ambientalisti, le esperienze produttive autogestite e solidali, sposteremo l’abolizione del capitalismo dalle nuvole dell’utopia ad un percorso, lungo e difficile sì, ma concreto. Ecco il compito dei rivoluzionari, ecco il compito del congresso della Federazione Anarchica Italiana.
Tiziano Antonelli