In queste ultime settimane siamo statə sommersə da notizie riguardanti vari progetti molto impattanti per il nostro territorio.
Si è partiti con il demenziale progetto dell’ovovia: 45 milioni di euro del Pnrr buttati al vento, per un’infrastruttura che non farà altro che deturpare il paesaggio del litorale carsico, senza risolvere nulla in termini di viabilità.
Si è passati poi alla notizia del previsto disboscamento della pineta di Cattinara per far posto al nuovo ospedale Burlo Garofalo. Anche questo un danno ambientale provocato da una decisione insensata e che nulla porterà in termini di benefici alla popolazione. È allucinante che, in un momento in cui siamo ancora immersi in una pandemia mondiale che ha dimostrato quanto criminali siano stati i tagli alla sanità degli ultimi decenni, si decida di spendere 108 milioni di euro per spostare un ospedale invece di investirli nel migliorare e ampliare l’esistente.
Infine, la ciliegina (rancida) sulla torta è il nuovo progetto di traforo in Carso, della lunghezza di 20 chilometri, da parte di Rete Ferroviaria Italiana per guadagnare dieci – ridiciamolo- dieci minuti di percorrenza!
Quest’ultima proposta è quella che appare più surreale: nel corso degli ultimi vent’anni già varie volte erano stati proposti progetti simili e tutti sono stati sempre sonoramente bocciati in fase di valutazione di impatto ambientale, nonché sconfessati dalle mobilitazioni territoriali. Del resto non si vede come potrebbe essere altrimenti, vista la delicata composizione idrogeologica del Carso, un unicum da preservare e non da devastare con progetti utili solo a gruppi di interesse, economici e politici, che promuovono la cementificazione.
Queste tre diverse vicende hanno come tratto unificante una visione dell’ambiente come risorsa da spremere a ogni costo per realizzare profitti. Una mentalità che non guarda ai veri bisogni delle persone ma che mira solo a far “girare l’economia”, dicendoci che questo porterà benefici per tutte e tutti quando sappiamo bene che sono solo menzogne.
Ci sono soldi da spendere per queste opere? Bene! E allora usiamoli per investire nella sanità territoriale e di prossimità, per aumentare posti letto e assumere personale, per mettere in sicurezza le scuole, per rimodernare la rete ferroviaria e il trasporto pubblico locale – a partire dalla rimessa in funzione del tram di Opicina, ormai fermo da anni – e abbassarne i costi.
Lottare contro questi scempi è doveroso: associazioni e gruppi di cittadini stanno iniziando a mobilitarsi e far sentire la propria voce e questo è senz’altro un segnale positivo. È fondamentale che chi vive un territorio possa decidere del suo destino. Ma vincere è possibile se nascono movimenti popolari che sappiano trasformare l’indignazione in rabbia concreta, fuori da ogni mediazione istituzionale e partitica, mettendo concretamente i bastoni fra le ruote agli speculatori e ai governanti.
Esempi ve ne sono, anche vicini a noi: pensiamo ad esempio ai progetti di TAV sul Carso o di rigassificatore nel Golfo.
È ora di reiniziare a mettersi di traverso.
Fermarli è possibile!
Gruppo Anarchico Germinal-Trieste