La tragedia che si svolge in Palestina conferma il ruolo degli stati nel causare le sofferenze dell’umanità. Se esaminiamo un periodo abbastanza lungo, ad esempio i più di cento anni che ci separano dall’istituzione del mandato britannico sulla regione, possiamo vedere che la soluzione statale non ha fatto altro che aggravare i problemi. A partire appunto dal mandato britannico, passando per la costituzione dello Stato d’Israele, per arrivare alla costituzione dell’Autorità Nazionale Palestinese e ai periodici massacri compiuti dalle truppe di occupazione israeliane e ai continui atti di violenza compiuti dai coloni; ad ogni svolta i problemi, anziché risolversi, si sono aggravati, fino ad arrivare oggi alla prospettiva di un intervento diretto delle potenze occidentali di cui, per quanto riguarda l’Italia, l’operazione “Levante” è una premessa.
Il genocidio in atto a Gaza è l’ultimo episodio di una catena ininterrotta di violenze, ed ha prodotto proteste in tutto il mondo. Anche in Italia il movimento di solidarietà con il popolo palestinese è andato crescendo ed ha rappresentato una componente fondamentale del nuovo protagonismo di piazza affermatosi tra la fine dell’anno scorso e i primi mesi di questo. Di questo nuovo protagonismo la politica ufficiale e gli organi d’informazione danno un’immagine sfocata e riduttiva.
Il sostegno ad Israele è uno dei perni della proiezione imperialista del governo italiano, alimentata da narrazioni ideologiche come il Mediterraneo allargato o il Grande Medio Oriente, che fa perno sulla base di Gibuti e vede uomini e mezzi delle forze armate italiane, destinati alla difesa dei confini nazionali, dispersi in un’area vastissima che va appunto dal Mediterraneo orientale al Mar Rosso e al Golfo Persico, operando all’interno dei confini altrui e puntellando regimi dittatoriali e sanguinari. Il movimento di solidarietà per la Palestina può essere un intralcio a questi piani.
Purtroppo la resistenza palestinese all’occupazione militare israeliana è guidata dalle componenti religiose e nazionaliste e questo fa sì che anche il movimento internazionale di solidarietà rifletta il ruolo di queste componenti, con un atteggiamento che non riesce a cogliere il ruolo decisivo che giocano i vari stati imperialistici.
Credo che questo movimento sia un campo per la nostra azione. Non dobbiamo scoraggiarci per l’orientamento che spesso sembra, soprattutto nei portavoce, lontano dalle nostre idee e dai nostri obiettivi. Ben sappiamo che sederci sulla riva del fiume e limitarci a criticare e a giudicare gli aspetti autoritari non aiuta la crescita della coscienza del movimento, è necessaria l’azione nostra che orienti verso obiettivi concreti.
Dobbiamo quindi mostrare come sia l’azione del governo, nella fattispecie l’attuale governo presieduto dalla signora Meloni, a rafforzare l’oppressione di Israele, dobbiamo mostrare i riflessi che questa azione ha sulla condizione delle masse in Italia e dobbiamo altresì mostrare come l’azione dal basso può ostacolare l’azione del governo. In altre parole, si tratta di mostrare che, poiché è il governo che ha il potere di fare la politica estera dobbiamo cercare di diminuirglielo e di obbligarlo a farne l’uso meno dannoso possibile. E questo lo dobbiamo fare premendo su di lui mediante l’agitazione della piazza minacciando di prendere per forza quello che si reclama.
Sono tre gli ambiti principali su cui è possibile operare e che chiamano in causa il ruolo del governo italiano: innanzi tutto il tema dell’esportazione in Israele di armi e sistemi ausiliari, poi il blocco dei fondi UNRWA, infine le missioni “Levante” e “Aspides.
Per quanto riguarda il primo tema, è urgente una mobilitazione contro le produzioni di morte, a partire da quelle destinate in Israele e destinate ad essere impiegate nei massacri in corso, come i sistemi di puntamento. Questo implica chiamare in causa Leonardo che è la principale esportatrice in Israele e che ha da tempo un legame molto stretto con quello stato.
Per quanto riguarda i fondi UNRWA, destinati a sostenere la popolazione civile con aiuti alimentari e sanitari, è bene ricordare che l’Italia è uno dei pochissimi governi che ancora mantiene il blocco dei fondi, tolto anche da governi che inizialmente lo avevano applicato come quello australiano.
Alla fine di marzo ci sono state iniziative di protesta in varie città italiane contro la missione “Aspides” che si presenta più chiaramente come missione militare a protezione del traffico nel Mar Rosso destinato ad Israele; in realtà anche la missione “Levante” usa la maschera della nave ospedale per coprire un ulteriore passo verso l’intervento nella crisi palestinese.
Il movimento di solidarietà con la Palestina può crescere e può esse più incisivo mettendo in piedi iniziative pratiche su questi temi. La guerra imperialista si ferma ostacolando la marcia del proprio governo verso al guerra.
Tiziano Antonelli