In quest’articolo proseguiamo la riflessione iniziata due settimane fa nel numero 34 di questo settimanale.[1] Avevamo fatto notare allora l’impressionante convergenza di tutti i governi del mondo – nessuno escluso – nella sostanziale inazione nei confronti di quella che sarebbe stata la prevedibilissima “seconda ondata” della pandemia che oggi sta colpendo il mondo intero: per cui, o ci trovavamo di fronte ad una notevole improbabilità statistica oppure, molto ma molto più probabilmente, dovevamo mettere in luce una variabile nascosta che aveva agito su tutti i governi mondiali. Avevano allora ricordato uno dei motivi contro cui aveva lottato circa vent’anni fa quello che allora era l’enorme movimento contro la globalizzazione capitalista:
“Come ben sa chiunque di noi si sia interessato della faccenda in quanto coinvolto dal movimento contro la globalizzazione capitalistica di quegli anni, quegli accordi prevedevano una specifica politica di indirizzo anche sullo ‘stato sociale’ e, di conseguenza, sui servizi pubblici e sulle condizioni di lavoro. (…) si sono susseguiti un enorme numero di “accordi di libero scambio” che, alla fine, hanno coinvolto la pressoché totalità degli stati mondiali. Accordi diversi che hanno però, fin dalla costituzione del WTO nel 1994, un punto in comune, che costituisce la loro vera essenza: la ‘salvaguardia dei legittimi interessi degli investitori’ o formule analoghe. (…) Io ho deciso di investire, date le condizioni presenti in un determinato paese, nei settori che citavamo all’inizio: sanità, trasporti, aziende di vario tipo. Cosa accade se il governo di quel paese decide di migliorare qualitativamente e quantitativamente il servizio sanitario, quello dei trasporti e di inserire obbligatorie e costose misure di prevenzione sanitaria nelle aziende? I miei investimenti verranno condizionati negativamente, in altre parole quel determinato governo ha agito contro i miei “legittimi interessi” ed io potrò far riferimento alle prassi sanzionatorie degli accordi internazionali che quello stesso governo ha sottoscritto. (…) questa cosa ha condizionato l’unanime operato dei governi mondiali di cui parlavamo all’inizio? È questo il fattore unificante non considerato che ha sostanzialmente uniformato le loro politiche? Ovviamente non siamo stati presenti alle riunioni in merito dei 208 governi mondiali per cui la certezza assoluta non ce l’abbiamo però, onestamente, non ci viene in mente altro salvo il verificarsi casuale di una notevole improbabilità statistica.”[1]
L’influenza di questi accordi e delle loro clausole sanzionatorie però potrebbe continuare e condizionare in modo negativo – dal punto di vista di noi appartenenti al 99% dell’umanità – la reazione ulteriore ai complessivi danni causati dalla pandemia. I grandi media italiani sono pieni da mesi di discussioni sui fondi che l’Unione Europea ha destinato ai paesi membri per ricostruire le economie disastrate, chi più chi meno, dalla pandemia: come usarli? Accettare solo il Recovery Fund od anche il MES? Quest’ultimo verrebbe effettivamente concesso privo di “condizionalità” o continua a nascondere il veleno nella coda? In tutto ciò, però, una volta che tali fondi arrivino effettivamente il problema prima evidenziato per la clamorosa inazione estiva di tutti i governi mondiali, potrebbe facilmente ripresentarsi.
Prendiamo ad esempio, tanto per non cambiare, la questione sanità. Si dice che una larga fetta del Recovery Fund sarà dedicata al rafforzamento della sanità e, chi chiede di ricorrere anche al MES, lo fa affermando di volerlo usare in parte ancora più larga per questo scopo. Il problema allora è chiaro: sanità si ma quale? A giudicare dal (non) comportamento tenuto dai governi mondiali quest’estate la risposta, purtroppo, sembra ovvia: quella privata. In altri termini, ciò che è assai probabilmente nella mente dei governi mondiali è un ulteriore foraggiamento della sanità privata a scapito di quella pubblica, una “lombardizzazione” ancora più massiccia del servizio sanitario che lascerà scoperta ancora più l’umanità di fronte a future pandemie.
Ovviamente non abbiamo la sfera di cristallo e non siamo in grado di prevedere con certezza il fatto che i governi mondiali, pur di proseguire nella logica della privatizzazione e della distruzione delle conquiste sociali dei “trent’anni gloriosi”, invece di darsi da fare per proteggere l’umanità ed in qualche modo anche se stessi dal rischio di future pandemie rinforzando il sistema pubblico dei servizi sociali faranno l’esatto contrario. Altrettanto ovviamente molto dipenderà dai rapporti sociali, dalle lotte che si riusciranno a mettere in atto allo scopo di invertire un processo in atto da troppi anni. Al momento però è esattamente quello che hanno fatto quest’estate e questo indica un atteggiamento mentale forte e persistente, come, per il caso italiano, ben documentano alcuni passaggi dell’intervista a quattro infermieri dell’USI – Settore Sanità sulla situazione lombarda.[2]
Apparentemente questo, da parte dei potenti della Terra, sembrerebbe un atteggiamento folle, quanto meno irrazionale e questo per due ordini di motivi. Il primo, evidente, è che questa come tante altre malattie potrà anche aver aspetti “sindemici”[3] per cui – come quasi tutte le malattie d’altronde – colpisce con maggior forza le classi socialmente svantaggiate, comunque però ci lasciano le penne anche un bel po’ di appartenenti alle classi dominanti (cui certo non è una gran consolazione l’essere una minoranza statistica) ma, soprattutto, non dobbiamo mai dimenticare che il COVID-19, relativamente a molte altre malattie infettive ha una letalità tutto sommato bassa: i numeri alti sono dovuti soprattutto alla sua alta diffusione pandemica. Facendo i debiti scongiuri, se di qui a qualche anno ci ritroviamo, ad esempio, ad avere a che fare con una bestiola con la letalità della MERS-COV (34,4%) per non dire della SARS-COVID-1 (9,6)[4] ma con i lunghi tempi di latenza dell’attuale SARS-COVID-2, allora i morti sarebbero in numero enorme anche tra le classi privilegiate e, ad affrontare tutto ciò, avrebbero nel frattempo messo in atto una “lombardizzazione” generale ancora più avanzata dell’attuale…
L’altro aspetto da tenere in considerazione è che, aspetti sanitari a parte, una pandemia di notevoli dimensioni crea enormi difficoltà alla stessa classe imprenditoriale: pochi, infatti, dei suoi appartenenti si fondano su quel genere di investimenti che si avvantaggia da un lockdown prolungato: la maggior parte di essi sono colpiti fortemente dalla contrazione dei consumi popolari e si innesca per molti di loro un processo di discesa nella scala sociale Alla fine converrebbe certamente da un punto di vista razionale, anche in una logica capitalistica e più in generale, mettere in piedi una struttura sociale il più possibile in grado di proteggere la società da questo genere di eventi.
L’atteggiamento dei potenti appare allora del tutto irrazionale e probabilmente lo è: in casi come questi non va mai dimenticata la lezione di Marx (nel senso di Groucho).[5] In altre parole, il potere, costitutivamente, assume aspetti che sono ben lontani dalla razionalità e sono prossimi a quelli di una follia sociale.[6] In ogni caso anche la follia ha delle ragioni per poterne spiegare il senso ed è questo che proveremo a fare ora.
Innanzitutto, a differenza di Marx (Karl), Keynes ha ben presente le emozioni istintive che guidano il comportamento umano, in generale, niente affatto esclusi gli imprenditori: nelle decisioni economiche, gli aspetti “umorali” – gli “spiriti animali” per usare la sua nota espressione – della mente umana possono essere preponderanti. Keynes parla di un “ottimismo ingenuo” che porta un imprenditore a mettere in secondo piano l’idea di una perdita e ad insistere nell’impresa, come “un uomo sano allontana il pensiero della morte”.[7]
Questa citazione dell’economista inglese assume oggi, in base alle prospettive che abbiamo prima delineato, un aspetto sinistro. È assai probabile, in altri termini, che le classi dominanti tendano a nascondere a se stessi i rischi che loro stessi corrono, pensando, se pure ogni tanto ci pensano, che sarà un problema di altri, di noi 99% e di conseguenza, come nella canzone di Francesco De Gregori dedicata alla tragedia del Titanic, il capitano pur avvisato dal mozzo del pericolo incombente comanda “andiamo avanti tranquillamente”.
Ad allontanare le classi dominanti da un atteggiamento razionale, poi, conta molto un aspetto ideologico: per allontanare il pericolo incombente occorrerebbe un processo di redistribuzione della ricchezza abbastanza consistente. Questo, per una classe sociale i cui appartenenti sono stati allevati in un clima ideologico di odio verso le classi inferiori, è psicologicamente molto duro da affrontare, per quanto possa essere, razionalmente parlando, persino nei loro interessi. L’odio di classe delle classi dominanti, però, è difficile da superare.
A questa cosa si collega un ultimo punto. Anche in queste stesse pagine abbiamo ripetutamente affrontato un tema: quello che normative e rapporti di forza sfavorevoli venutisi a creare in una situazione di emergenza restino anche quando questa situazione verrà a cessare. Ora, la cosa non è diversa per le classi dominanti: esse temono fortemente, in altri termini, che processi di redistribuzione della ricchezza a favore delle classi popolari possano restare anche ad emergenza finita, ridefinendo leggermente a loro sfavore la loro superiorità sul resto della popolazione. Leggermente certo ma, per chi è dominato da un odio di classe feroce verso le classi inferiori, anche questo sarebbe davvero troppo.
Enrico Voccia
NOTE
[1] VOCCIA, Enrico, “Dittatura Sanitaria? No, Dittatura del Capitale”, in Umanità Nova, anno 100, n° 34, 15 novembre 2020, p. 4.
[2] INTERVISTA REDAZIONALE, “Lotte, Analisi e Cronaca della Situazione Attuale”, in Umanità Nova, anno 100, n° 35, 22 novembre 2020, p. 4.
[5] “Guardate quest’uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non lasciatevi ingannare: è veramente deficiente!”: MCLAREY, Leo, La Guerra Lampo dei Fratelli Marx, 1933.
[6] In merito si veda l’analisi del potere politico, economico e sociale da parte di Max Stirner, tutta incentrata sul concetto di “idea fissa”, la quale deriva a sua volta da determinati aspetti della riflessione hegeliana – vedi a breve la mia lettura del pensiero hegeliano, della dialettica servo padrone in particolare, in un Quaderno di Umanità Nova.
[7] https://www.treccani.it/enciclopedia/spiriti-animali_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/