La “Sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza” è una misura di prevenzione regolata dalla Legge n. 1423 del 27 dicembre 1956 e successive modifiche e discende direttamente dal famigerato Codice Rocco dell’epoca fascista. In quanto tale, anche nell’Era della democrazia parlamentare, può essere applicata non a seguito di fatti specifici cui è seguita una condanna ma semplicemente sulla base di sospetti, quindi a totale discrezione delle autorità preposte alla repressione per conto dello stato.
Essa si applica ai soggetti che vengono ritenuti pericolosi per la sicurezza e per la pubblica moralità ed, in particolare, a quei soggetti che, sulla base di elementi di fatto:
– debbano ritenersi abitualmente dediti a traffici delittuosi;
– si sospetta vivano abitualmente, per la condotta ed il tenore di vita, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;
– siano sospettati di essere dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l’integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica.
La Sorveglianza speciale prevede vari divieti, tra i quali quello di non poter frequentare “… persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza, di non rincasare la sera più tardi di una certa ora e di non uscire la mattina più presto di un’altra data ora e senza comprovata necessità e, comunque, senza averne data tempestiva notizia all’autorità locale di pubblica sicurezza, (…) di non trattenersi abitualmente nelle osterie, nelle bettole o in luoghi ove si eserciti la prostituzione e di non partecipare a pubbliche riunioni di qualsiasi tipo, di non allontanarsi dal comune di dimora senza preventivo avviso all’autorità locale di pubblica sicurezza ecc.ecc.”.
In sostanza, si tratta di uno strumento che consente di isolare totalmente dal contesto sociale, dalle sue amicizie e dalla sua militanza politica una persona considerata “pericolosa” per l’ordine pubblico, e questo quando non si possa colpirla con altri mezzi perché – pare assurdo ma non lo è – non si è resa colpevole di alcun reato.
A quanto pare, in questi tempi grami di repressione sempre più strisciante, a “qualcuno” è tornato alla mente questo provvedimento, generalmente applicato a personaggi della delinquenza, mafiosi ecc. et voilà !
Questo “qualcuno” ha pensato bene di applicarlo ora anche nei confronti di chi osa mettere i bastoni tra le ruote, a chi non si piega, a chi – in breve – si dimostra poco incline ad adattarsi a quel quieto vivere che si vorrebbe stendere come un velo opprimente sulle nostre coscienze.
Martedì 27 gennaio il Tribunale di Varese deciderà se accogliere la richiesta avanzata dal Questore della città lombarda di applicare la misura di “Sorveglianza speciale” nei confronti di Marcello, un giovane compagno di Saronno, centro urbano del basso varesotto dove il TELOS, uno Squat anarchico, da alcuni anni ormai aveva costituito un valido luogo di aggregazione e di controcultura sia per i giovani di Saronno che per quelli di una vasta area circostante, rappresentando una costante spina nel fianco di quella borghesia cittadina che da sempre fa affari appoggiandosi oggi alla destra, domani alla sinistra.
Perquesto motivo, con una giunta comunale di centro sinistra dominata dal PD che dovrà misurarsi tra pochi mesi nelle prossime elezioni locali, con una operazione (pare) ordinata direttamente da Varese, il TELOS era stato sgomberato lo scorso 10 settembre quale vittima sacrificale nella lotta tra le due fazioni in lotta per salvaguardare i propri interessi.
Per questo motivo, ecco che la lunga mano dello stato continua a sferrare colpi per dimostrare che non si dimentica di chi lo ha sfidato, nel timore che il TELOS possa un giorno o l’altro risorgere dalle sue ceneri (e non è detto che questo non accada).