Salvador Seguì a cento anni dal suo assassinio

Tratto dalla biografia pubblicata sul sito della Fundacion Salvador Seguì

Salvador Seguí Rubinat (Lérida, 1887 – Barcellona, 1923), noto come “El noi del sucre” (“Il ragazzo dello zucchero”), fu uno dei leader più importanti dell’anarcosindacalismo in Catalogna all’inizio del XX secolo.
Cercò di dare nuovo impulso alla lotta proletaria senza dimenticare l’essenza della sua ideologia anarchica. Si formò come pittore, professione che esercitò sempre e dalla quale trasse il proprio sostentamento. Fin da giovane mostra interesse per la politica e le idee libertarie; seguace della Scuola Moderna di Francisco Ferrer Guardia e di vari autori come Sorel, Kropotkin, Reclus e Cornelissen, nella sua formazione da autodidatta entra in contatto anche con personalità della cultura e della politica dell’epoca e con membri e partecipanti dell’Ateneu Enciclopèdic Popular, come Francesc Layret. Promosse la formazione e l’istruzione delle classi lavoratrici nei sindacati attraverso la preparazione intellettuale, culturale e tecnica dei lavoratori come armi rivoluzionarie.

Fu presidente dell’Ateneu Sindicalista in Carrer de Ponent a Barcellona, dove fondò e organizzò la biblioteca nel 1915, luogo che assunse le funzioni di centro superiore di studi sindacalisti e anarchici. Fu la forza trainante della creazione di Solidaridad Obrera, di cui fu per un certo periodo membro del consiglio di amministrazione.

Nel 1916 avviò le trattative per un patto di unità d’azione tra la CNT e l’UGT come fronte unito del movimento operaio spagnolo, che inizialmente sfociò in uno sciopero generale di 24 ore per protestare contro l’aumento del prezzo dei generi alimentari e proseguì con uno sciopero generale a tempo indeterminato nel 1917, chiedendo al governo spagnolo di creare un sistema che garantisse alla popolazione lo sviluppo di attività emancipatrici e condizioni minime di qualità della vita.

Eletto segretario generale della CNT della Catalogna al Congresso regionale tenutosi a Sants nel 1918, propose che gli insegnanti razionalisti potessero intervenire sugli aspetti dei sindacati “a condizione che fossero organizzati in modo sindacale”; questa proposta, sostenuta da tutti i delegati, fu adottata come risoluzione.

Nei congressi successivi, insieme ad Ángel Pestaña e Juan Peiró, si oppose ad azioni più esaltate portate avanti da altri membri della CNT. Si ricordano quello tenutosi al Teatro de la Comedia (Madrid) o il plenum regionale di Saragozza in cui presentarono la proposta di ritirare la CNT dalla Terza Internazionale.

Fu arrestato in diverse occasioni a causa della sua attività anarcosindacalista. Durante lo sciopero de La Canadiense fu imprigionato, ma fu rilasciato il giorno stesso della conclusione dello sciopero e poté dare prova delle sue grandi capacità oratorie nell’assemblea organizzata dal comitato di sciopero nell’arena di Barcellona per riferire sugli accordi raggiunti con il governo. Gli accordi segnarono una grande vittoria per il movimento anarcosindacalista e più in generale per il movimento operaio iberico. I sindacati ottennero forti aumenti salariali, la riammissione dei licenziati e il pagamento di parte dello sciopero. Inoltre il governo fu costretto a rilasciare gli attivisti arrestati e a promulgare la legge sulle otto ore di lavoro.

Nel novembre 1920, insieme a Lluis Companys, al sindacalista Martí Barrera e ad altre trentasei persone, fu deportato nel castello di La Mola (Mahón).

Il 10 marzo 1923, nel pieno dei suoi sforzi per promuovere tra i lavoratori l’idea dell’emancipazione come forza motrice di una nuova società, fu ucciso a colpi di pistola all’angolo tra Calle Cadena e Sant Rafael, nel quartiere Raval di Barcellona, dai pistoleri del Sindicato Libre (sindacato giallo catalano), protetti dal governatore civile di Barcellona Martínez Anido, raggruppati intorno alla Lliga Regionalista. Nello stesso episodio ferirono gravemente un altro anarcosindacalista, Francisco Comes, detto “Perones”, che morì pochi giorni dopo.

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