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Roma: una vittoria al Museo della Liberazione

Roma: una vittoria al Museo della Liberazione

C’è un governo fascista che rivendica di esserlo e che cerca di far dimenticare l’orrore che ha rappresentato il regime fascista in Italia e la vittoriosa lotta popolare di liberazione.

Il titolare del Minculpop, Gennaro Sangiuliano, aveva deciso di chiudere il Museo della Liberazione a Roma, con un artificio burocratico.

Il Comitato Direttivo del Museo era scaduto lo scorso 5 novembre. La prorogatio degli organi in carica non poteva superare i 45 giorni. Il 20 dicembre i titolari avrebbero dovuto riconsegnare le chiavi ed il museo sarebbe rimasto chiuso a tempo indeterminato.

Antonio Parisella, dal 2009 Presidente del Museo, ha denunciato la situazione ed ha deciso di disobbedire, non consegnando le chiavi e mantenendo aperto il Museo.

Come Gruppo Anarchico “Bakunin” – Fai Roma e Lazio abbiamo riscontrato il silenzio assordante di tutti, anche di quelli che “istituzionalmente” se ne sarebbero potuti e dovuti occupare, ed abbiamo deciso di mobilitarci.

Abbiamo deciso di denunciare la situazione e, in tempi strettissimi (la notizia è diventata pubblica il venerdì mattina, la nostra iniziativa è stata la domenica pomeriggio) abbiamo convocato un presidio sotto il Museo.

La nostra idea, non avendo alcuna fiducia in Sangiuliano, era di ribadire che la Liberazione è stata un momento di sollevazione popolare contro la dittatura nazifascista e che la sua memoria e la sua testimonianza non devono dipendere dalle volontà revisioniste di un governo fascista.

Come anarchic* riteniamo che sia fondamentale lottare per tenere viva e attuale la Resistenza, per continuare a essere consapevoli della drammaticità di ciò che è accaduto durante il ventennio fascista e onorare chi ha combattuto contro il potere costituito.

Mantenere viva la memoria e i valori della Resistenza Partigiana che portò alla liberazione del popolo da quella dittatura infame significa alimentare quell’orizzonte comune di solidarietà, di dignità e di orgoglio antiautoritario.

Registriamo continui attacchi frontali da parte di esponenti istituzionali che cercano la colpevolizzazione dei partigiani attraverso una retorica sempre più neofascista.

È questo, infatti, l’elemento più significativo che caratterizza il revisionismo reazionario istituzionale: la sottovalutazione del ruolo della dittatura fascista e dell’occupazione militare nazista e lo spostarsi dell’accusa sui combattenti della Resistenza cercando di definire “divisiva” una ribellione popolare.

Pensavamo che saremmo stati una decina di noi, ci siamo trovati, grazie a uno spontaneo tam tam sui social, circa 150 persone che hanno sfidato la pioggia e sono venute davanti al portone del Museo della Liberazione in via Tasso.

Proprio lì, proprio davanti al luogo di tortura delle SS naziste e dei loro ascari fascisti, trasformato nel Museo della Liberazione per ricordare, a imperitura memoria, un popolo che ha sfidato il governo fascista e lo ha sconfitto.

Riprendendoci via Tasso, abbiamo esposto uno striscione, intonato canti anarchici e ribadendo con il megafono l’invito a tutte e tutti a visitare il museo per rendere viva la nostra memoria collettiva.

La nostra mobilitazione ha avuto successo: dopo non aver fatto nulla per mesi con l’intento di chiudere il Museo, in 24 ore Sangiuliano ha provveduto a nominare un nuovo Comitato Direttivo. Si è vendicato su Parisella non nominandolo neanche nel Comitato Direttivo (è prassi che il Presidente uscente sia nominato per garantire la continuità tra le gestioni) e, soprattutto, ha nominato tutti membri di fuori Roma che non danno alcuna garanzia di presenza visto che l’incarico è a titolo gratuito. Rimane la possibilità che Parisella sia nominato come membro dal Comune di Roma, che ha diritto a un rappresentante nel Comitato e non ha ancora provveduto alla nomina.

Da parte nostra continueremo a vigilare e a mobilitarci, se necessario, per garantire l’apertura del museo.

La conclusione che traiamo da questa vicenda è che a questo governo fa più paura l’iniziativa domenicale di un Gruppo Anarchico che l’inesistente opposizione istituzionale, assente del tutto in questa vicenda (come su tutte le altre).

Gruppo Anarchico “Mikhail Bakunin” – FAI Roma e Lazio

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