Tra il 21 novembre e il 18 dicembre 2022 si disputerà in Qatar la FIFA World Cup 2022. La squadra italiana non parteciperà a questi mondiali perché non si è qualificata, ma al posto dei calciatori sarà comunque presente una task force italiana che comprende circa 600 militari e carabinieri, con mezzi e armamenti terrestri, navali ed aerei. Il Consiglio dei Ministri infatti ha deliberato nel corso dell’estate, in piena crisi di governo, tre ulteriori missioni militari tra cui quella in Qatar. I militari italiani insieme ai contingenti di Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Pakistan e Turchia supporteranno il sistema di difesa e sicurezza del campionato mondiale di calcio. All’Esercito spetterà la difesa per tutto ciò che potrebbe comportare rischio chimico, biologico e nucleare, mentre la Marina vigilerà lo spazio delle acque internazionali con un pattugliatore e lo spazio subacqueo con un sommergibile; dello spazio aereo si occuperà ovviamente l’Aeronautica militare.
Un’operazione che richiede da parte dell’Italia la copertura economica di 10.811.025 euro. Proprio quello di cui si sentiva il bisogno in momenti come questi! La direzione della missione Orice, così è denominata, è affidata al comandante della Brigata Sassari. Ricordiamo ancora una volta che, sempre in estate, in formale assenza di governo, sono state approvate altre 3 nuove missioni militari, una in Mozambico, le altre in Bulgaria e Ungheria, settori particolarmente caldi alla luce dell’ attuale situazione sul fronte orientale europeo. Contemporaneamente sono state prorogate le oltre 40 missioni già attive in Europa, Asia, Africa, con un aumento della spesa complessiva che vede sia una parte con copertura economica immediata, sia una parte affidata a obbligazioni esigibili nel 2023, elemento di ulteriore indebitamento dello Stato.
Ma torniamo alla missione in Qatar, vista l’imminente apertura dei campionati. Tra le varie cose fa riflettere, ad esempio, il fatto che la missione Orice non abbia un termine di scadenza predeterminato, nonostante i mondiali terminino il 18 dicembre. In effetti i confini di questa operazione vanno ben oltre quelli del mesetto legato ai mondiali di calcio, così come le finalità generali superano di gran lunga quelle ufficialmente dichiarate e legate alla sicurezza di un evento sportivo. Le motivazioni di questa ulteriore missione militare rispondono a un’esigenza ben evidenziata nella delibera del Consiglio dei ministri del 15 giugno scorso, laddove si fa riferimento al “rafforzamento della sicurezza del Golfo Persico e alla valorizzazione degli interessi nazionali in un’area di importanza strategica”.
Da tempo Italia e Qatar hanno intensificato le loro relazioni. Gli accordi commerciali per le forniture militari tra Italia e l’emirato qatarino risalgono al novembre del 2020. In quel periodo si sono svolti importanti incontri tra l’allora ministro della Difesa Lorenzo Guerini e insigni rappresentanti del Qatar. Lo scopo esplicito di quegli incontri era il rafforzamento della cooperazione militare e industriale, la messa a punto di importanti commesse militari per Leonardo Finmeccanica, una generale collaborazione per l’esportazione di nuovi sistemi di guerra, ma anche, cosa assai notevole, programmi di formazione congiunta. Veniva infatti assunto un preciso impegno per una accordo tecnico sulle attività addestrative di corpi qatarini in Italia nei settori di fanteria, artiglieria e cavalleria, nonché una specifica formazione del personale militare nei settori legale, finanziario, logistico, amministrativo e di sicurezza, allo scopo di accrescere le competenze tecnico-tattiche dei giovani ufficiali dell’emirato.
È bene ricordare che anche a questo servono le basi militari, non solo luoghi di concentrazione di armamenti, ma anche centri di addestramento di reparti speciali, italiani e non, e punto di partenza per le tante missioni.
La scelta dell’Italia come centro di addestramento non è casuale, né riferibile a particolari capacità didattiche dei militari italiani. La spiegazione semplicissima sta nel fatto che l’Italia è la principale fornitrice di armi al Qatar, cliente tra i più affezionati, ad esempio, di Leonardo e Fincantieri, che almeno dal 2016 forniscono armamenti, soprattutto navali ed aerei e provvedono, ufficialmente dal 2019, anche alla formazione di personale dell’aeronautica militare del Qatar, formazione che viene svolta in Italia sotto la guida dell’aviazione nostrana e la supervisione di tecnici Leonardo. In sostanza: dove andare ad imparare come usare le armi se non da chi ce le fabbrica e ce le vende?
Del resto le dichiarazioni del Ministero della Difesa rilasciate qualche mese fa per giustificare lo stanziamento della missione per i mondiali facevano riferimento alle collaborazioni industriali avviate da anni, agli interessi strategici e ai vari programmi già avviati con il partner Qatar, programmi che ovviamente coinvolgono anche il rafforzamento della presenza nel Golfo Persico e la protezione degli interessi dei colossi dello sfruttamento energetico.
Non è un caso che Eni sia dentro ad un mega progetto di GNL in Qatar, detenendo una quota del 25 per cento di quel progetto NFE – North Field East- che, oltre a rappresentare una enorme speculazione e predazione di risorse, si configura come una vera e propria bomba climatica.
In questa fittissima rete di relazioni militari strategico commerciali fra Italia e Qatar emerge curiosamente anche un accordo di cooperazione per la lotta al Covid-19 stretto nel 2020 fra la Qatar Foundation e il Policlinico Gemelli di Roma, l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e il Mater Olbia Hospital, ospedale privato sardo di cui la Qatar Foundation è azionista di maggioranza.
Insomma, una quantità di attività a corollario di quella fondamentale, rappresentata dalla fornitura di armi e dagli interessi energetici, in cui anche la missione militare a difesa dei mondiali senza azzurri, ennesimo pretesto di presenza militare in Qatar, alla fine non appare poi così bizzarra.
Patrizia Nesti