L’Operazione Pandora e lo sciopero del 29 Marzo 2012

28 Ottobre 2015, ore 7.00. La polizia di Barcellona, su ordine dell’Audencia Nacional (una Procura contro i reati politici, erede diretta del franchismo) torna ad attaccare il movimento libertario. Otto sono i compagni anarchici in libertà provvisoria e uno in prigione preventiva (membro del collettivo Acció Llibertaria de Sants – ALLS) per l’Operazione Pandora. Nove sono state le case perquisite e messe a soqquadro dalla polizia catalana (i Mossos de Esquadra, agli ordini del Governo autonomo) insieme allo spazio libertario, conosciuto come Ateneu Llibertari de Sants.

28 Ottobre 2015, ore 14.00. La polizia abbandona il quartiere di Sants lasciando l’Ateneu devastato. Entrando si vede distrutta la porta di entrata, i libri e l’archivio storico dei giornali e delle riviste gettati per terra, gli scaffali della biblioteca spaccati, e compaiono graffiate e bucate parti di pareti. Infine hanno requisito materiale che evidentemente considerano pericoloso come libri, spray colorato, volantini, computer.

L’operazione Pandora accusa queste persone, che si riconoscono nelle idee e nelle pratiche anarchiche, di far parte di organizzazioni terroristiche come i GAC (Grupos Anarquistas Coordinados) il cui reato piú grave forse é stato quello di scrivere e pubblicare “Contro la democracia”, libro considerato pericolosissimo. Da molti anni si tenta di criminalizzare il movimento libertario, ma per capire meglio la seconda parte di questa operazione repressiva e, in particolare, il caso del compagno arrestato di ALLS, dobbiamo andare un passo indietro e vedere che, come sempre, stato e capitale agiscono insieme. Essi sono indispensabili l’uno all’altro.

Il 29 Marzo 2012 ebbe luogo uno Sciopero generale nazionale organizzato in risposta alla riforma del lavoro avviata, nello stesso anno, dal governo e dai dirigenti delel imprese.

A Barcellona vennero organizzati numerosi picchetti che vedevano assenti i sindacati patteggiatori (CCOO, un tempo filocomunista, e l’ UGT, tuttora filosocialista) bloccando interi quartieri. Nel pomeriggio della stessa giornata strutture, assemblee e sindacati di tipo libertario confluirono in una grande manifestazione. Ne risultò una giornata di lotta che ruppe con l’immobilismo dei sindacati ufficiali e che evidenziò la capacità di risposta della Barcellona anticapitalista e rivoluzionaria.

I politici del Governo autonomo della Catalogna e del Consiglio comunale di Barcellona, con l’aiuto dei media, si affannarono a criminalizzare le proteste. Etichettarono come “violenti” e “antisistema” i partecipanti che restarono fuori dalle fila concertative: CCOO, UGT e di altri sindacati simili, quei sindacati che cercarono di strumentalizzare quella giornata di mobilitazione per legittimare il loro status di privilegiati e sovvenzionati istituzionali all’interno del movimento operaio. La repressione fu immediata e successivamente ai detenuti dello sciopero del 29M stesso se ne sommarono molti altri arrestati attraverso il processo investigativo messo in atto dalla Brigata d’Informazione dei Mossos de Esquadra.

28 Ottobre 2015. Ai già detenuti si è sommato il compagno di Acció Llibertaria de Sants, membro della CNT-AIT di Barcellona, preso successivamente alla seconda fase dell’operazione Pandora. Accusato di “danni” e “disordine pubblico”, rischia 5 anni di galera più il pagamento di 8500 euro al Córte Inglés (catena multinazionale di grandi magazzini) per motivi di “Responsabilità Civile”.

1 Novembre 2015, ore 18. Un corteo inaspettato scende dal sesto piano del Corte Inglés richiedendo all’impresa di ritirare le denunce. I lavoratori applaudono i manifestanti, i poliziotti li seguono senza tuttavia fermare nessuno. ALLS e CNT-AIT Barcellona lanciano così una campagna partendo dal caso del loro compagno Quique appena detenuto.

La mobilitazione ha i seguenti obiettivi:

  1. Denunciare la politica oppressiva e repressiva e di sfruttamento del Corte Inglés, sia sui propri lavoratori che operano in condizioni di disagio fisico e psicologico, sia sugli scioperanti sui quali gravano misure cautelari di restrizione delle libertà personali come prigione, libertà vigilata e pene pecuniarie. Nel caso di Quique, la multinazionale esige 8500 Euro di riparazioni per un supposto danno subito dall’impresa.

  1. Generare un dibattito sul significato di sciopero.

Lo sciopero non vuole essere una semplice attività di propaganda, come purtroppo a volte sembra essere diventata, ma deve tornare a essere il simbolo di attacco e di difesa della classe operaia, dei disoccupati e degli sfruttati. Lo scopo dovrebbe essere non tanto migliorare le proprie condizioni lavorative, ma migliorare e/o cambiare quelle della propria intera vita.

Gli ultimi scioperi generali, convocati dai sindacati ufficiali, hanno cercato di assicurare le poltrone a chi ha fatto del sindacalismo una fonte di guadagno e di accordo con le imprese. Però non tutti i movimenti hanno accettato la trasformazione dello sciopero da “blocco della produzione” a “richiesta di una concessione da parte del padrone”.

Ecco che allora i movimenti e le organizzazioni sindacali non ufficiali cominciano a bloccare l’attività e il traffico dei quartieri della città e a dedicarsi a piccole azioni di sabotaggio. Si attirano inevitabilmente su di loro una repressione che oggi prende il pretesto del “terrorismo”, una repressione che sempre è esistita per soffocare la lotta al capitalismo e che sempre si è servita della “legalità” come strumento legittimante l’oppressione e il castigo da parte del potere costituito.

In Spagna ha attaccato il movimento libertario con Pandora e Piñata, in Italia ha attaccato il movimento NoTav.

  1. Il terzo obiettivo è quello di generare un dibattito sulla maniera di affrontare un processo penale.

La risposta alla repressione dovrebbe essere collettiva e guidata dal movimento e dalle organizzazioni in modo da poter tracciare una linea politica teorica e di azione mantenendo una certa coerenza di fronte a un tribunale al quale, come anarchici, non diamo alcun tipo di legittimità.

Oggi. L’Operazione Pandora torna ad accusare il movimento anarchico di “terrorismo” e ne cerca inutilmente le prove nei luoghi dove si riuniscono gli attivisti o nel materiale informatico, come il pericoloso utilizzo del portale internet “Rise Up” per comunicare attraverso il sistema delle mailing-list, pericoloso perché difficile da intercettare.

Il movimento libertario con l’apertura di determinati spazi al quartiere rende disponibili per le persone attività politiche, sociali e di educazione alternativa. Offre un posto a tutti quei gruppi che si vogliono autorganizzare. Dà supporto a coloro che sono in emergenza casa. Con l’Ateneu Llibertari de Sants organizza cineforum e biblioteca. Insegna ad aggiustare biciclette per chi non ha soldi per pagare le riparazioni. Offre un posto dove giocare a giochi di ruolo o da tavolo. Sostiene uno spazio femminista che pretende di spezzare le catene del dominio patriarcale.

Se questo è terrorismo, allora siamo tutte terroriste.

Sara P.

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